Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Il rigassificatore a Capodistria

di Walter Mendizza

Esattamente un anno fa, scrivevo su “Notizie Radicali” che i rigassificatori rappresentano per Trieste la prosecuzione di una guerra storica con altri mezzi. Quella guerra che ha radici lontane, che ha visto gli slavi spingere per avere la nostra città fino a celebrare la propria esaltazione nell’invasione di Trieste da parte della seconda armata con a capo il maresciallo Josip Broz detto Tito nella primavera del ’45. Dicevo allora che il rigassificatore era la forma moderna del proseguimento della stessa guerra che non ha concesso mai nessuna tregua come lo dimostrano le innumerevoli e vergognose scritte che sono apparse negli anni del dopoguerra e qualche volta anche sui campi di calcio: Trst je nas, cioè Trieste è nostra.


Ebbene è notizia di questi giorni l’ipotesi di un terminal rigassificatore nell’area del Porto di Capodistria. Se ne parla poco ma sarà il tema centrale dei prossimi mesi. Alla fine di luglio la società tedesca Tge Gas Engineering ha presentato al ministero dell’Economia della Repubblica di Slovenia l’istanza per ottenere le autorizzazioni generiche tese a qualificarla come legittima proponente dell’impianto congiunto di rigassificazione e di produzione di energia elettrica nella zona portuale. Tra non molto Lubiana darà la sua risposta. L’impianto fornirà 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, costerà 900 milioni di euro e avrà un’incidenza pronosticata del valore delle opere da affidare a esecutori e fornitori di servizi sloveni, stimata in una quota del 40%.

Che dire allora dei nostri sodali vicini che venivano prontamente a manifestare contro il presunto rigassificatore che si voleva fare a Trieste? Che dire della complicità delle nostre associazioni ambientaliste? Niente, non si può dire niente tranne che si sono manifestati per quello che sono: banditori del nichilismo da salotto capaci soltanto di cavalcare l’onda emotiva. Ecologisti della domenica, sciampisti dell’ambientalismo militante. E noi? Noi siamo il popolino arrendevole e qualunquista: italiani, brava gente diceva Indro Montanelli, perché abbiamo un comportamento buonista e accettiamo tutto con distratta giovialità e smemorata indulgenza. Così, lasciamo entrare nelle nostre case il falso ambientalismo che distrugge posti di lavoro invece di crearli, svendendo la nostra città davanti i nostri occhi.

Qualche paladino ambientalista fa balenare possibili esplosioni ed il nostro riflesso condizionato è la paura. Di conseguenza è meglio non fare niente, opporci a qualsiasi cosa puzzi di progresso. Perciò gli ambientalisti banditori del nulla hanno la vita facile: ricevono contributi regionali e nazionali per opporsi poi con tutte le loro forze contro gli stessi che elargiscono i contributi, la regione o lo Stato. Sputano nel piatto in cui mangiano e fanno la vita comoda perché non devono rispondere a nessuno, non devono far niente tranne opporsi al progresso. Non hanno nessuna responsabilità e nessuna capacità costruttiva, perciò sguazzano nella nostra ignoranza e predicano una messa in liquidazione che abbraccia tutto il Paese. Il terminal di Capodistria potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso, si rischia di far sprofondare il nostro Paese “ad imbuto” in un futuro di schiavitù energetica aumentando la nostra dipendenza da paesi poco democratici come i comunisti russi o i musulmani algerini. Se la Slovenia deciderà per il rigassificatore e noi no, sarà un altro paese ancora che potrà ricattarci. Questo spiega perché dalla Slovenia vengono a manifestare in casa nostra contro i nostri rigassificatori: perché li vogliono loro. Altro che solidarietà ecoambientale!


Chi si attarda nel comprendere la natura della posta in gioco dei rigassificatori, difficilmente potrà capire quanto questi assumano la connotazione di dispositivo politico freddamente pensato a tavolino da potenze straniere con la complicità dei nostri ambientalisti della domenica e utilizzato come arma impropria contro la nostra città. La veemenza gasfobica è una trovata di coloro che hanno saputo creare sapientemente la preconcetta ostilità verso i rigassificatori e così facendo, hanno ancora una volta sottratto una porzione di sviluppo per Trieste. L’ideologia ambientalista rende più onore alla menzogna che alla verità.