Notizie Radicali
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  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
L’insegnamento dei fatti

di Fausto Cadelli

Tra Benedetto XVI e i dissenzienti della Sapienza, mi piacerebbe vincesse l’insegnamento di Galileo, ovvero la verità ricavabile dai fatti.

 

La mia tesi è che mi sembra errato dire che a Benedetto XVI sia stata tolta la libertà di parola. A me pare sia accaduto che Benedetto XVI si sia rifiutato di utilizzare tale libertà che gli era dovuta e garantita.

 

A supporto di tale tesi riepilogo alcuni fatti i quali dovrebbero imporre con evidenza alcune interpretazioni.

 

Il Rettore di una gloriosa Università invita il prof. Ratzinger a tenere una lectio magistralis nell’inaugurazione dell’anno accademico.

 

E’ un fatto che il prof. Ratzinger sia anche Papa e che la seconda cosa non possa mai essere disgiunta dalla prima quando Benedetto XVI porta fisicamente la Sua persona in un luogo, ancorché per tenere una lezione univeristaria.    

 

Un gruppo di docenti scrive al Rettore contestando l’opportunità della scelta di un tale Simbolo per questa occasione, invitando il Rettore a recedere da questa decisione.

 

Per qualche motivo, la lettera  diviene pubblica e ne nasce una polemica. Un gruppuscolo di studenti “promette” battaglia sonora per “oscurare” Ratzinger.

Aumenta la polemica. Si dice che si vuole impedire a Ratzinger di parlare.

 

Il Rettore ribadisce l’invito, fa notare che i professori dissenzienti sono poco più dell’un per cento del totale (se ho capito bene i numeri, 67 su 4500); si concorda con gli studenti che sarà consentita una civile e controllata manifestazione carnevalesca di dissenso.

 

Il Papa comunica di rinunciare a parlare. Si grida allo scandalo ed addirittura alla violazione dell’articolo 21 della Costituzione. Vergogna nazionale, sconfitta del laicismo ottocentesco, sconfitta dell’Università che non è riuscita a “confrontarsi”.

 

A proposito, chi dice che l’Università non è riuscita a “confrontarsi “ implicitamente ammette che Benedetto XVI è “altro” dall’Università, forse è persino “opposto” dall’Università, ancorché sia stato Egli stesso un docente: forse l’opposizione dei docenti non è allora fondata sul nulla o sul preconcetto?

 

Ma con questo siamo alle illazioni, ed invece vorrei restare il più possibile ancorato all’insegnamento dei fatti i quali, a me pare, dicano questo:

 

a) l’Università è aperta al confronto, tanto che dirama un invito ufficiale a Chi ha criticato molto spesso e con veemenza ciò che nelle università di produce: e questo fatto è notorio;

 

b) alcuni docenti protestano: non è anche questa libertà di pensiero? (è la democrazia, bellezza!)

 

c) perché i docenti protestano? Semplicemente perché Benedetto XVI non è Aung San Suu Kyi, birmana premio Nobel per la Pace, da anni sepolta viva nel silenzio della sua casa. Benedetto XVI parla più che liberamente e profusamente su tutti i mezzi di comunicazione, come si conviene a chi detiene una carica così importante, e parla – almeno in Italia - privo di contraddittorio, come si merita chi distrugge le condizioni per una Stato libero e laico (con il conformismo, in primo luogo);

 

d) pertanto, è stolto dire che la protesta dei docenti fosse diretta a togliere la parola. La protesta invece è stata una forma di dialogo, per quanto estrema ed a distanza, fondata su un “pre-valutato” costituito dall’analisi e dall’ascolto del fiume di parole già pronunciate da Benedetto XVI.

 

e) certamente, nessuno può dire quello che Benedetto XVI avrebbe “magistralmente” letto. Ma è possibile almeno affermare che, in coscienza, tutti si immaginano che cosa avrebbe detto? E’ possibile almeno dire che Benedetto XVI ha smesso da tempo di sorprendere? Almeno tanto quanto, se non di più, hanno cessato di sorprendere da mo’ i vari Prodi, Berlusconi, Veltroni, Montezemolo, Pecoraro Scanio, Bertinotti, Buttiglione?

Pannella, invece, sorprende: disse che bisognava mettere in primo piano le riforme economiche e sociali piuttosto che le questioni etiche. Fu sorprendente, certo, ma ciò era corretto o sbagliato?

 

f) Benedetto XVI allora non è oggetto di un pre-giudizio. Sarebbe folle dirlo, dato che non c’è figura pubblica più inflazionata ed immanente. Benedetto XVI (è la scienza, bellezza!) è un “valutato” sulla base della Sua storia che Egli, vichianamente, od homo faber fortunae suae se volete, ha costruito producendo molti e molti fatti. Guai se non fosse così: sarebbe un grave segno di disattenzione e di superficialità se il Papa non fosse ascoltato, almeno un numero di volte pari a comprenderLo;

 

f) tra i quali fatti vi è quello, assolutamente eccezionale data la scarsa frequenza con cui tale fatto ricorre nella Storia, di essere Papa e perciò stesso un Capo di Stato oltre che il “Teologo”, il “Professore”. Spettava a Benedetto XVI muoversi, da Capo di Stato e da professore, dopo aver preso atto che il Simbolo che Egli rappresenta, per la Sua storia, almeno in parte e da molti è considerato negativamente;

 

g) ed allora i casi sono due.

Se sei un Capo di Stato non rinunci ad una occasione di visita offendendo lo Stato estero che ti ospita (pagando…) ed ha l’obbligo di difenderti, a meno che non sia quello stesso  Stato (Stato? L’Italia?) che te lo chiede per manifesta incapacità di proteggerti. Timidamente, il ministro Amato ha cercato di far notare la circostanza.

Se invece Benedetto XVI lo si considera in quanto “Teologo”, “Professore”, allora è veramente deludente che si sia autocensurato, adducendo polemiche future che non avrebbero potuto essere comunque maggiori di quelle già in atto, polemiche e fraintendimenti che soltanto le Sue parole effettive avrebbero potuto confermare o smentire;

 

h) insomma, Benedetto XVI – rinunciando a parlare - ha lanciato il segno di debolezza tipico dell’arroganza, tipico di Chi, da troppi anni e troppi “Signorsì, Santità” non è capace di accettare un contraddittorio. Un contraddittorio debole, di chi è rimasto eliocentrico alla Sharm El Sheikh. Viva Giordano Bruno.