Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
La morte di Maria Teresa Cinti in Nediani: alcuni ricordi

Paolo Pietrosanti

Non lo sapevo, e l’ho appreso con tristezza da Notizie Radicali.

Maria Teresa Cinti Nediani è morta, e poco fa era morto pure Tonino, suo marito.

Non lo sapevo.

Giran poco le notizie, tra noi, certe volte. Anche quelle importanti, e brutte assai, come questa.

Maria Teresa era letteralmente imprevedibile, ma aveva un tasso di riuscita superiore al 90 per cento. Ed era un tasso consolidato, quindi affidabile…

Voglio ricordare una cosa sola, che per chi non abbia conosciuto Maria Teresa mi rendo conto non è storia credibile.

Anche perché … anche perché mi si palesò per la prima volta come una compagna non solo capace dell’impossibile, ma pure di questa capacità consapevole.

Era il tempo della campagna europea per Paula Cooper, la minorenne condannata a morte nello stato Usa dell’Indiana, attorno alla quale prima con il Messaggero e la Rai in Italia, e poi letteralmente in tutta Europa, creammo una campagna che ci portò a consegnare all’ONU tre milioni di firme europee. All’ONU, e non a chi avrebbe avuto il potere di grazia per la condannata a morte…

L’ONU che già avevamo individuato alla fine degli anni 80 quale interlocutore e soggetto necessario.

Stavamo preparando una grossa fiaccolata al centro di Roma, e prevedevamo alcune migliaia di partecipanti, che si sarebbero snodati nella Roma bella, al buio serale, con le fiaccole, dalla Rotonda a Piazza di Spagna.

Maria Teresa – lo ricordo perfettamente – viene nella mia stanza e mi dice: “c’è Joan Baez a Roma… che dici?

“Non ce la farai mai: quella è impegnata in tre concerti al Palasport… impossibile…… lascia proprio perdere”

Avevamo impostato la manifestazione come corteo fiaccolata con conclusione in Piazza di Spagna, dove avremmo concluso con un piccolo palco per noi oratori e per un cantante di Gospel e un piano a mezza coda.

Maria Teresa in quei pochissimi giorni parlò non so con chi, ma veniva da me a dirmi, in successione:

“Vediamo… ti dico solo che non è escluso…

“devo avere qualche risposta domani…”

Finché… il giorno stesso della manifestazione Maria Teresa ci comunica che Joan Baez sarebbe venuta, avrebbe marciato con noi, ma poneva una condizione: avendo saputo del palco, non avrebbe cantato per nessun motivo.

Quella sera bellissima ci vide in tanti, in una stupenda serata romana, sfilare nelle strade più belle del mondo con fiaccole accese e cartelli.

Giungemmo tutti in Piazza di Spagna, e Joan Baez cantò con passione, su un piccolo palco, a cappella.

Maria Teresa era forte: era una potenza della natura.

Ciao

Paolino

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Simone De Lorenzis

Ho appena appreso dall'Agenzia Radicale sia della scomparsa di Maria
Teresa Cinti, militante radicale, che quella
del marito, Antonio Nediani, autore teatrale ed autentico fanatico del
teatro, scomparso solo poche settimane fa. Ma amanti dell'arte, lo
erano entrambi.

Per me, è stato difficile avvicinarmi ancora a Maria Teresa: l'aver
vissuto recentemente altre volte quel senso di "allontanamento" dalla
vita di cui, in un modo o nell'altro - e con maledettissimo imbarazzo
- porta il declino fisico (in chi dall'esterno lo vede), mi ha
impedito di fare quel passo molte volte pensato, e mai realizzato, di
andarla a trovare nella casa di riposo di S. Giovanni XXIII, dopo il
trasferimento dalla casa Lyda Borrelli, dove è stata per alcuni anni
con il marito. Sopporto sempre meno la vista di un "rituale" che ho
vissuto già diverse volte in famiglia, per amici e parenti, e che
sempre trovo disperante: quello della morte che si avvicina, esserne
testimone, e non averne il coraggio.

Forse anche lei avrebbe fatto dell'ironia sulla "necessità" di andare
a trovarla, e sulla "stupida" vecchiaia, inutile portatrice di mali.
Non lo saprò mai. Avrei voluto essere meno debole, o forse solo più
autenticamente vicino.

Neanche un mese fa avevo acquistato l'ultima "creazione" di Antonio,
pubblicata per i tipi della CLUEB, "Irnerio", della cui ideazione mi
aveva detto anni fa, cosa che lo rendeva, come mille altri accadimenti
nel mondo dell'arte, felice come un bambino. Parlare di storie mai
raccontate (dell'Irnerio storico, mi diceva, si sapeva ben poco),
l'albergo della fantasia.

Speravo così di mantenere un "legame", per quanto sottile, con quel
mondo a cui Antonio mi aveva iniziato.

In molti abbiamo beneficiato del prodigale "bigliettosità" teatrale di
Tonino: per me, quasi una manna. Quasi, perchè il teatro in fondo non
lo cercavo, una manna, perchè quando lo cerco lo ritrovo nella
memoria. Il vantaggio della conoscenza sull'ignoranza, per la quale
vale assolutissimamente il detto "prendi l'arte e mettila da parte".
Herlitska, Piera Degli Esposti, e altri decine di grandi attori. Li
conosceva tutti, di persona. Per Herlitzka - il "più grande attore
italiano" vivente, nel dizionario Cinti-Nediani del Teatro Italiano -
Antonio aveva scritto un monologo che Maria Teresa apprezzava
particolarmente: LOCH NESS. Avendo visto e ammirato Herlitzka, supremo
anche come autore teatrale, non credo potesse sbagliarsi. Inutilmente
ho chiesto ad Antonio una copia del testo: se ne dimenticava - come
invece ricordava tutto il resto... - gli era quasi indifferente
il passato, in questo avrebbe surclassato Marinetti, in un'altra epoca.

Maria Teresa e Antonio si assomigliavano in molte cose. Istrionici,
cangianti, era un po' come catturare farfalle.
Poi, vabbè, erano pure radicali. Mi correggo: Maria Teresa diceva che
Pannella era un artista.
Quello era il loro modo di osservare la realtà: dal punto di vista del
teatro, forse l'unico possibile! Infantile?
Come seconda spiegazione, mi dico che la vita è una. Finchè hanno
potuto, Antonio e Maria Teresa hanno volato.

Per chi, curioso, non avesse conosciuto Nediani, c'è un suo piccolo
cameo in "Riso amaro" di De Sanctis, capolavoro del neorealismo
italiano. Giovane attore, prese poi la via del teatro, per lo più
dietro le quinte: il cinema (e il denaro!... diceva Maria Teresa) lo
attirava meno che la più antica tra le arti.
E' quello che si avvicina guardingo, nella scena del fienile, tra i
"congiurati".

Credo che Antonio e Maria Teresa non abbiano mai varcato realmente -
intendo, nel comune "panorama umano" che ci è dato di osservare - la
soglia della vecchiaia. Con accenti diversi, la vecchiaia era loro
estranea, distante. Comunicavano questa distanza, nel bene e nel male.

Se c'era "saggezza", saggezza dell'aver molto visto e vissuto, era più
nella follia, o nel disprezzo del comune, nel superamento del già
vissuto. Dove tutti ostentano oggetti o raggiungimenti, loro più
spesso donavano e "cercavano" altro: pensieri, azioni, creazioni.

Nel dizionario Cinti-Nediani del Teatro Italiano manca appunto questa
voce,
quella della vecchiaia, o della saggezza: si tratta di una svista,
forse di una colpevole dimenticanza. Ma c'è ancora tempo perchè si
copra questa lacuna. I vecchi siamo noi, che non vi abbiamo salutati,
noi saggi.

(E tu, non ti preoccupare Maria Teresa! Non ci saranno simpatici
pretacci a infastidirti ora, nè li tormenterai con tuo bisogno di
amore, per essere riconosciuta e riconoscerli, in quell'inverosimile
"altrove" che ai terrestri è data come impresa più che ardua il
coltivare, men che mai con l'amorevole invettiva! Socrate che sei
stata, più che l'oculata Santippe...)


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Roberto Mancuso

Caro Sergio,
hai conosciuto MT (come spesso si firmava lei), molto prima di me,
hai amato e ami come me la sua "pazzia", i suoi occhi, il suo
sorriso, la sua semplicità, il suo gradevolmente rompere i cogliona
(come diceva lei), sempre e comunque; a me ha insegnato tanto nelle
molte ore passate assieme; mi ha insegnato cosa significa amare ed
essere amati; entrambi eravamo tra i suoi "amori", tra i "suoi"
ragazzi. I suoi racconti, la sua storia, la sua biografia io li
conservo nel cuore e nella mente (insieme ai suoi scritti e ai suoi
piccoli bigliettini che spesso mi faceva trovare nella busta di
alimenti della casa di riposo che spesso mi regalava perchè lei non
li mangiava o perchè, come diceva lei ridendo, li dava agli uccellini
che si posavano sul suo balcone e quindi li poteva dare anche a me
che ero un uccellino un po' più grosso); forse ho già detto troppo,
lei mi avrebbe già interrotto per dolcemente mandarmi a quel paese in
quel contagioso romanesco che chi stava accanto a lei non poteva fare
a meno di trovarsi appiccicato nella parlata (per me è stato così),
ma sto scrivendo di getto ciò che mi viene in mente per ricordarla.
L'ultima volta che l'ho vista a Bologna è stato 2 anni e 10 mesi fa e
io stavo molto male e lei, come al solito e come spesso faceva nelle
lunghe conversazioni, telefoniche e non, che insieme avevamo, era lì
ad aiutarmi a pensare a riflettere a conoscere me stesso. Lei non si
è mai detta radicale perchè ci teneva ad essere persona vera e
libera, lei diffidava anche della c.d. "chiesa" radicale, lei diceva
solo di essere vicina alle idee di Marco Pannella, non altro.
L'ultima cosa che voglio dire è questa: son riuscito, ancora una
volta grazie a lei, a chiamarla anche io "amore", alla fine della
nostra frequentazione, prima di ammalarmi; non dimenticherò mai
quella telefonata. Amava la vita MT ed amava le persone "vere", come
diceva lei. Anche io l'ho amata e posso dire di amarla sempre, perchè
è viva, dentro di me, è incancellabile il ricordo delle sue imprese,
i primi tavoli fatti assieme, la rinascita di un'associazione a
bologna avvenuta nella sua casa di riposo, come spesso lei
rivendicava (non son state le "signore" diceva spesso la
rompicogliona!). Per me è stata una madre, per ciò che mi ha
insegnato, per tutte le volte che mi ha spinto a rinascere e a
crescere. Rimpiango solo di non averla più frequentata negli ultimi
tempi, ma stavo male e lei lo sapeva... e poi... l'amicizia con MT,
quando c'è, è sempre VERA e sopravvive anche alle malattie e alla
lontananza, al distacco, alla morte, alla vita, ai sentieri che si
dividono. MT è una stella.
con "amore",

Roberto