Caro Marco,
come tu sai benissimo, per Trieste, il 25 aprile è una non festa. Sono pochi a sapere che la ricorrenza nazionale della liberazione non ha nulla a che vedere con la storia di questa parte dell’Italia. Qui, rimanemmo occupati dai tedeschi sino al 1° maggio del 1945, poi dagli jugoslavi (con uccisioni, sparizioni, infoibamenti) sino al 12 giugno del 1945 e infine dagli inglesi fino al 25 ottobre del 1954. Da alcuni calcoli storici ci furono 120.000 morti in queste zone di cui molti civili che avevano il solo torto di essere sgraditi ai comunisti. Una strage tremenda, di cui praticamente non si è mai parlato fino a qualche anno fa. Il responsabile, Tito, visse, e morì, senza alcuna riprovazione ufficiale e spesso, la Yugoslavia fu indicata come modello di un paese civile, libero, ecc., in contrapposizione all’Italia, paese dello sfruttamento capitalista. Eppure gli omicidi che avvennero qui non hanno paragoni in Europa. Lo storico Joze Dezman, afferma che nei due mesi dopo la fine della guerra sono state uccise più persone che nei quattro precedenti anni di guerra, tanto che alcune persone anziane temono ancora rappresaglie se ne parlano.
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Tuttavia, proprio per queste considerazioni vogliamo che da queste zone, da questa regione, parta l’idea di un nuovo movimento che solo tu Mahatma Marco puoi raccogliere e far arrivare a Chianciano. Un movimento di liberazione, una sorta di nuovo CLN: Comitato per la Liberazione della nazione e dalla nazione. Vogliamo che il 25 aprile non sia più quella festa rossa di sangue, cioè la festa di quella gente che si è macchiata dei più efferati crimini dell’umanità , di quelle stragi titoiste che dalle nostre parti si conoscono con il triste nome di “foibe”. No. Non vogliamo più un 25 aprile fatto di pura inerzia vile con le bandiere rosse dell’ideologia comunista. Vogliamo invece emanare una corrente ricettiva e farla rimbalzare come un sonar sulle superfici di quei cervelli annacquati che per 60 anni si sono bevuti una resistenza monocolore. Basta con questa pratica rugginosa e mal tarata di festeggiare il 25 aprile dei rimbambiti, che non produce segnali di risposta ma solo sguardi da impermeabilità anfibia.
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Vogliamo invece bandiere blu. Bandiere europee. Vogliamo portare i vessilli dell’Europa Unita come progetto spinelliano che tu, “Mahatma” Marco, hai saputo sollevare in tempi non sospetti e che solo ora ci rendiamo conto della grandezza dell’idea. Un comitato di liberazione anche dai media che fanno finta di non accorgersene e che hanno costruito in tutti questi anni un contenitore per tutti i gusti che va bene sia a destra, sia a sinistra che ci “protegge” dai dubbi con un accanimento sordo, da cane da guardia che non vuole leggere le sfumature radicali che non vuole capire che siamo in sintonia col Paese sui temi etici, economici e della riforma liberale e democratica delle e dalle nostre istituzioni. Un comitato di liberazione da quel potere che non ci fa parlare, che vuole i Radicali cancellati e il popolo italiano messo in condizione di non conoscere e di non poter scegliere. Un Comitato di liberazione che dopo 60 anni, chiuda con questo regime partitocratico.
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E’ vero, come dici tu Marco, che è iniziata la nostra lotta consapevole per voltare pagina dopo 60 anni di regime partitocratico. Allora approfittiamo del 25 aprile per invitare le associazioni partigiane a rivedere con spirito critico i loro cliché culturali, a ripensare i propri luoghi comuni allo scopo di sposare un progetto di ampio respiro nello spirito di Chianciano per rimodellare la situazione politica del e nel nostro Paese.
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Desideriamo giocare al di là dei perimetri e delle forme sedimentate, liberando una sorta di energia pura di densità elastica che solo i Radicali possono fare. Con lo slogan di Emma Bonino “dalla resistenza radicale alla riscossa democratica” anche quest’anno andremo al cimitero del Commonwealth di Tavagnacco a rendere omaggio ai morti alleati che ci hanno aiutato, loro sì, a liberare l’Italia. Andremo anche alla festa dell’Anci, proprio a significare che per noi non è una festa ma un impegno. E ci andremo non con le bandiere delle nazioni e neppure con quelle di partito. Andremo solo con le bandiere dell’Europa ad esprimere il nostro impegno di “liberazione della nazione e liberazione dalla nazione”; ad indicare il nostro dovere per una patria europea e non per un’Europa delle patrie, e a sostenere la lotta per liberarci dal sistema partitocratico che tiene in ostaggio il nostro Paese.