Anzi, bisognerebbe dire “quella mezza sporca dozzina”. Mi riferisco alla manifestazione di Udine organizzata dall’Anpi, la manifestazione dei partigiani che partiva da piazza 1° Maggio Quest’anno si era deciso di partecipare a tale manifestazione con le bandiere europee e con i cartelloni e frasi europeiste di Altiero Spinelli o semplici No ai nazionalismi. Eravamo solo in 7. Nonostante il costo di 1.300 euro per una manchette sul Messaggero Veneto.
Il problema è che non c’erano neppure i radicali della regione. A giustificazione si può dire che i radicali si erano riuniti il giorno prima, sempre a Udine, alla presenza di Marco Pannella. Si trattava di un Convegno sulla storia dei radicali e qualche spunto per il futuro. A Palazzo Kechler pochissime facce nuove nonostante l’annuncio sui giornali, ci siamo alla fine riuniti praticamente tra di noi radicali del FVG. Una cinquantina. Pochi spunti per il futuro. Di immediato bisogna battersi per raggiungere un 4 percento là dove i sondaggi ci danno attualmente uno scarso 1,2%. Rimonta disperata. Rimonta che solo i Radicali possono osare pensare.
Ma lo scoramento da “mission impossible” regna anche tra di noi. La manifestazione vera, quella più simbolica si faceva il giorno dopo, il 25 aprile e come ho detto eravamo in pochissimi. Se fossimo stati la cinquantina di persone del giorno prima, sparsi in mezzo al corteo partigiano avrebbe avuto un peso anche mediatico. Così invece siamo passati per una nota colorata solo agli occhi di qualche osservatore attento. Ma la manifestazione dell’Anpi era un luogo comune nel senso metaforico e letterale. Poco più di un migliaio di persone che si comportavano come una mandria di buoi. All’inizio avevamo deciso di seguire il Corteo che chiudeva con una Banda di ottoni fatti da una decina di ragazzi “dark” con oboe, tromboni e tuba che sonavano una musica da banda in versione blues. Noi eravamo dietro questi. Con le bandiere europee blu che staccavano tra tutte quelle rosse e i nostri cartelloni gialli. Ad un certo momento abbiamo avuto la sensazione di stare ad inseguire un funerale. Poco più di un migliaio di nostalgici rossi, con bandiere rosse e fazzoletti rossi che celebravano sé stessi. Età media, 80 anni. Gente alla quale hanno raccontato mille volte presunte imprese eroiche portate avanti con forza e determinazione di pochi partigiani che si ribellarono al giogo nazi-fascista, insomma la storia dei vincitori scritta dai vincitori. Solo atti buoni e senza episodi biechi, violenti e vili, come invece è stato.
Era la prima volta che avevamo deciso di partecipare al corteo dei partigiani. Solo che è stato, come dicevo, girare in mezzo a un funerale di un vecchio con molti amici, tutti anziani. C’erano solo anziani e gli unici giovani erano giovanissimi, cioè i loro nipotini; molti dei quali, avevano un fazzolettino rosso legato al collo. Nonni con telecamere che li filmavano senza neppure sentire quello che si dice in piazza dagli altoparlanti. Uno spaccato dell’Italia che fu. Discorsi vuoti sulla resistenza partigiana che nessuno ascolta. Ai lati della strada pochissime persone sui balconi, anche queste anziane. L’Italia di oggi.
Abbiamo allora deciso di fare un coraggioso tour e camminare nel corteo e in mezzo alla piazza. La gente che ci vedeva passare non capiva nulla di quanto accadeva, ma nessuno ci chiedeva alcunché: Chi eravamo? Che volevamo? Eravamo con loro o contro loro? Cos’erano quei cartelloni sulla “Patria Europea”? Sull’ “Europa delle patrie”? Ma chi sono ‘sti qua? Non c’era nulla nei loro sguardi che lasciasse trapelare una qualche scintilla di curiosità . Elettroencefalogramma piatto su tutti i fronti. Non sanno nemmeno cos’è quello che festeggiano loro, figurarsi quello che vogliamo comunicare noi. Niente. Solo sguardi di impermeabilità anfibia. Speriamo che non sia questo lo “stato di gravidanza” (come dice Pannella) che misuri lo stato dell’arte delle tesi dei Radicali.  Del resto cosa ci si poteva aspettare? Alla sinistra estrema è accaduto come con i socialisti, ogni volta che pensano di unirsi, si dividono. Adesso sono Rifondazione, poi ci sono i Comunisti con Diliberto e poi ancora la Sinistra e Libertà di Vendola. Un macello. Berlusconi se li pappa in un sol boccone a tutti quanti.
Subito dopo questo girare in piazza con le bandiere europee, bisognava correre al Cimitero del Commonwealth a Tavagnacco per depositare una corona ai caduti alleati. Che destino, i nostri veri liberatori condannati anch’essi all’oblio. In Friuli la liberazione arrivò a maggio mentre a Trieste, il 25 aprile non ha proprio alcun significato. Trieste rimase sotto la dominazione tedesca fino al primo maggio del ’45, poi fu occupata dagli jugoslavi (con sparizioni, infoibamenti e morti nelle strade) sino al 12 giugno del’45 e infine dagli inglesi sino al 25 ottobre del ’54. Per questo i radicali della regione non hanno mai visto di buon occhio questa festa che poco rappresenta la realtà storica di queste terre di frontiera. Non solo le ragioni stavano da entrambe le parti ma tutti fanno finta di non ricordarsi che senza gli alleati, oggi non potremmo parlare di libertà e democrazia. Eppure degli alleati, niente. Come se non fossero stati loro a venire a lottare per la nostra libertà , mica per la loro. Eppure, nulla.
Qui in regione siamo solo noi radicali a commemorarli da almeno 5 anni. Cribbio, quanta fatica devono fare i Radicali per avere di ritorno così poca riconoscenza. Dopo 30 anni di farci il mazzo per difendere questa libertà , conquistata col sangue, di essere stati colpevoli di aver previsto cose che gli altri neppure si sognavano, dopo essere gli unici transnazionali e transpartito, in una parola: i più europeisti d’Europa; dopo tutto questo, rischiamo semplicemente di non esserci più. E quel che è peggio, ciò toglierà , di riflesso, un pezzettino di diritto di presenza radicale anche nel nostro Paese. Una disfatta.
Ecco il significato della stella gialla che Marco genialmente propone di indossare. Sta a dirci che non dobbiamo aspettare che sia compiuta la Shoah nei nostri confronti. Ce la mettiamo noi da soli la stella gialla! Un grido di dolore come quello della litania da marciapiede che denuncia: “Il fascismo l’abbiam cacciato via, ora, a casa la partitocrazia!”.
Come sempre, Marco Pannella è avanti decine d’anni. Ma essere troppo avanti in politica è sbagliato tanto quanto essere troppo indietro. Pannella in cuor suo nutre la speranza di essere costituenti di una nuova Costituzione una volta mandata a casa questo regime partitocratico. Per far questo è disposto ad assumersi una responsabilità da leader di una resistenza libertaria, liberale e non violenta, che pone a disposizione del popolo “partigiano”, quello della R/Esistenza, tutto il suo corpo per una nuova liberazione dell’Italia. Una liberazione dalla nazione e della nazione. Pannella in cuor suo culla l’aspettativa che questo suo grido di speranza e responsabilità circolerà e troverà un’eco nelle teste di chi le ascolterà ; come ad esempio si è espressa la grande maggioranza (Marco dice il 90%) sul finanziamento pubblico dei partiti.
In questi anni l’organizzazione dei Radicali, divenuta galassia, ha permesso una R/Esistenza a dir poco epica. Però il non essersi messi d’accordo per andare alla manifestazione dell’Anpi la dice lunga sulle difficoltà che vive il nostro associazionismo: la nostra è una galassia fatta da tante piccole stelle e ciascuna con pochi pianetini attorno. Uno spreco di risorse e di opportunità mescolata con una totale incapacità di marciare uniti. Anche qui in FVG abbiamo le nostre pecche e non sappiamo mettere da parte vecchi rancori personali per un qualcosa di superiore, una unità di intenti che abbia un respiro più condiviso. In FVG si sono prese iniziative dai diritti di gay e lesbiche al difensore civico, dall’anagrafe degli eletti all’istituzione di un registro per il testamento biologico. E cosa si fa? Cosa avrà la priorità ? Come si pensa di andare avanti? Anche qui, ognuno per conto proprio e dio per tutti. C’è chi pensa di rivolgersi al TAR, c’è chi già si è rivolto alla magistratura ordinaria… insomma non una strategia di fondo, non una visione di largo respiro, non una volontà di cantare in coro. Niente. Solo tanti galletti, ognuno col suo pollaio. Altro che l’afflato di Pannella.