Caro don Paolo,
Ti rivolgi fiducioso al pontefice perché non riceva Silvio Berlusconi; spero che tu non venga deluso. Ma c’è qualcosa che va al di là e oltre l’incontro, ci sia o no.
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La domanda da cui si può partire, e a cui occorre cercare di dare una risposta, è: che cosa vuole, davvero, il Vaticano dall’Italia? Da questa, derivano altre domande e questioni: perché il governo di Silvio Berlusconi, l’attuale maggioranza di centro-destra salvo rarissime – e assai poco influenti eccezioni- ma anche consistenti, significative componenti del centro-sinistra, si pongono in posizione prona, concedono tutto e di più, anche quando questo loro concedere va chiaramente contro la volontà della maggioranza degli italiani, dei loro stessi elettori?
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Le ragioni di questo apparentemente assurdo comportamento da parte di Berlusconi sono ravvisabili e ben descritte e raccontate in un recente libro di Ferruccio Pinotti, il giornalista e scrittore che ci ha dato tempo fa il bel “Opus Dei Segreta”; e di Udo Gumpel corrispondente dall’Italia per una rete televisiva tedesca. Pinotti e Gumpel hanno scritto “L’unto del Signore”, e l’unto in questione è appunto Berlusconi, che viene descritto non solo o tanto come cattolico convinto, sia pure sui generis, ma economicamente e politicamente parlando “cresciuto sotto l’ala di un grande ‘potere forte’, il Vaticano, fino a diventare uno degli imprenditori più ricchi del mondo e un potentissimo politico”.
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E’ un libro interessantissimo, con una quantità di notizie poco o nulla conosciute anche agli addetti ai lavori. Perché sì, si parla degli iniziali rapporti e del ruolo svolto dalla Banca Rasini, istituto guidato dal padre Luigi, “una sorta di piccola vatican bank”, viene definita, con “sorprendenti legami anche all’estero”; assai più che la piccola banca utilizzata da Cosa Nostra a Milano, come racconta in una delle sue ultime interviste Michele Sindona, che evidentemente di queste cose era esperto; c’è anche tutto l’intreccio con misteriosi fiduciari del Liechtenstein; ci sono i collegamenti con la finanza “bianca”; e contestualmente si analizzano le prese di posizione del Vaticano di fronte alla discesa in campo, nel 1994, di Berlusconi, e si ricostruiscono i rapporti intessuti con l’Opus Dei e con Comunione e Liberazione.
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“Abbiamo”, scrivono Pinotti e Gumpel, “seguito il filo rosso del denaro, componendo il puzzle dei giochi di potere che hanno condotto, in Italia, all’affermazione della finanza cattolica. Abbiamo delineato le tappe attraverso le quali il rapporto privilegiato di Berlusconi con il Vaticano si è trasformato in un patto di ferro che sta producendo esiti imprevedibili per entrambe le parti”. Perché “se è vero che le gerarchie vaticane più aduse al potere si sono servite e si servono di Berlusconi per raggiungere i propri scopi, è altrettanto vero che il Cavaliere ha fatto con il Vaticano e con un certo mondo cattolico il suo instrumentum regni”.
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Sono trecento pagine davvero interessanti e rivelatrici. “Il Cavaliere”, annotano Pinotti e Gumpel, “gode del sostegno elettorale della Curia. Da parte sua, la ricambia con favori economici e politici. Il Vaticano infatti appare determinato a sfruttare l’impronta teocon del governo Berlusconi per orientare l’opinione pubblica e le strategie politiche su temi delicatissimi come l’aborto, il divorzio, la procreazione assistita, le unioni civili, il testamento biologico. La sintonia tra i due poteri forti non è mai apparsa così salda”.
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Ecco dunque che forse troviamo una prima risposta ai nostri interrogativi. Ed ecco che comincia a trovare risposta anche la domanda: come mai solo in Italia è potuta passare una battaglia che definire medioevale significa offendere il medioevo, contro il testamento biologico: che non solo non tiene in alcun conto quello che ci dice il più qualificato mondo scientifico, ma va decisamente contro la sensibilità dei cittadini. Una legge dettata, voluta e imposta dal Vaticano, e che ha trovato zelanti e obbedienti zuavi pontifici al Senato, dove tutto c’è stato meno che un embrione di dibattito liberale. Naturalmente mentre in Aula i Gaetano Quagliariello e i Maurizio Gasparri tromboneggiavano di valori etico-morali, poco lontano, nella residenza romana di “papi” cene, dopo-cene, feste e festini con aspiranti veline e aspiranti candidate.
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Occorrerà essere più vigili che mai, più che mai capaci di mobilitare e contrastare quello che si annuncia e prepara. Perché, per esempio, tutto quello che sappiamo in questi giorni a proposito delle abitudini private di Berlusconi può determinare una pericolosa accelerazione.  Â
ùMi par di aver capito che in Vaticano non sia granché piaciuto l’editoriale di “Famiglia Cristiana” nel quale si chiedono le dimissioni di Berlusconi. Sembra che il cardinal Bertone, che gestisce i rapporti tra i politici e le autorità italiane sia letteralmente furibondo. E tuttavia dal Vaticano arrivano segnali di maldipancia. Non è un caso se il 19 giungo scorso Ratzinger intervenuto alla Fondazione De Gasperi abbia magnificato la riconosciuta dirittura morale dello statista trentino, “basata su un’indiscussa fedeltà ai valori umani e cristiani, come pure la serena coscienza morale che lo guidò nelle scelte della politica”; ne sono seguite altre analoghe. Critiche che denotano insofferenza e fastidio per comportamenti imbarazzanti del presidente del Consiglio? Chissà . Mi chiedo piuttosto se non siano parole il cui significato è: grazie presidente Berlusconi, per essere venuto di persona a San Giovanni in Laterano per il “Family Day”; grazie per il decreto di gennaio su Eluana. Ma se vuoi che cardinali e vescovi continuino ad appoggiarti, come hanno fatto alle ultime elezioni in Lazio, Sardegna, e ovunque, allora devi fare di più. Perché noi non abbiamo dimenticato, per esempio, che non hai voluto accogliere il nostro suggerimento di affidare la presidenza del Senato a Beppe Pisanu; e tu non devi dimenticare che c’è un cattolico a noi gradito che si chiama Pierferdinando Casini, che potremmo decidere di appoggiare più di quanto già non si faccia.
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E dunque ora Berlusconi corre ai ripari: accelerazione della legge sul testamento biologico e il fine vita, in discussione a tappe forzate a Montecitorio, con il ministro Sacconi che annuncia che la legge, nei punti essenziali, non è emendabile (idratazione e alimentazione considerati sostegni vitali e non terapie); e richiesta di udienza in Vaticano, per dare anche una visiva rassicurazione di “obbedienza”.
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Sono ormai trascorsi dal Concordato, e il bilancio è avvilente: si impedisce l’introduzione al cosiddetto divorzio breve, anche quando la coppia non ha figli; si è imposta una legge sulla fecondazione artificiale che considera giusto l’impianto di un embrione malato nell’utero della donna, che però è libera qualche settimana dopo di farselo raschiare a norma di legge sull’aborto; per quanto riguarda la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, si è brutalmente scoraggiato il referendum cavalcando l’astensione; e se la legge non è più quella mostruosità che era, lo si deve alla Corte Costituzionale. Si è sabotata in ogni modo una legge sulle coppie di fatto che pure è in vigore in gran parte dei paesi europei e occidentali; le unioni gay hanno subito e subiscono anatemi di ogni tipo; si favorisce, incoraggia ed esalta l’obiezione di coscienza, illegale, alla prescrizione della pillola del giorno dopo; si è scatenata una irresponsabile campagna contro la pillola abortiva Ru-486 in vendita tranquillamente in mezzo mondo…
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Questo è il quadro, don Paolo. A questo punto, se l’udienza non c’è, bene. Ma il problema non mi pare tanto cosa possa avere Berlusconi da papa Ratzinger, quanto, piuttosto, che cosa il Vaticano si accinge a chiedere al presidente del Consiglio per continuare a chiudere un occhio, anzi, tutti e due.