Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  domenica 04 settembre 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Radicali-PD: quella della doppia tessera è una questione di democrazia e di libertà di associazione

di Valter Vecellio

Luigi Manconi, con un intervento su “Europa” del 14 luglio, ha preso il toro per le corna: membro eletto dell’Assemblea nazionale costituente del Partito Democratico e iscritto a Radicali italiani, componente della direzione di questo organismo: doppia tessera, doppio dirigente. Si può fare?, ha chiesto. Non ai radicali, evidentemente, che della doppia tessera sono sostenitori da quando esistono, e sono ormai trascorsi oltre cinquant’anni. Doppia tessera, per esempio, fu Loris Fortuna, iscritto al PSI e ai radicali; ma negli anni Settanta si iscrisse il senatore Giorgio Fenoaltea: socialista per un quarto di secolo, vedeva nella tessera radicale una necessaria, indispensabile integrazione; iscritto PSI-radicali anche Ruggero Orlando;  senza tradire la loro fede e il loro impegno, hanno preso la tessera radicale molti repubblicani e liberali...

 

La scommessa giocata da sempre dai radicali è quella di essere il Partito della Democrazia: ricondurre cioè i partiti al posto che la Costituzione prescrive, ponendo un freno alle loro prevaricazioni: per ristabilire le regole del gioco per cui le leggi devono essere applicate, i cittadini sono tra loro eguali, ed egualmente titolari di diritti e doveri, e non sudditi rispetto allo Stato ed ai potentati, e con il Parlamento che recupera la sua funzione di luogo nel quale effettivamente si prendono le decisioni. In una parola: lo Stato di diritto contro lo Stato della partitocrazia.

 

E’ accaduto così che di volta in volta, al Partito radicale hanno aderito e vi hanno militato persone con alle spalle le più diverse esperienze e culture, ma con un comune denominatore: riconquistare lo Stato di diritto e la Costituzione. Ed è questa l’importanza dell’iscrizione, il suo valore.

 

“Un Partito Radicale”, disse una volta Jean-Paul Sartre, “internazionale, che non avesse nulla in comune con i partiti radicali attuali in Francia? E che avesse, ad esempio, una sezione italiana, una sezione francese…ho visto i radicali italiani e le loro idee, le loro azioni; mi sono piaciuti. Penso che ancora oggi occorrano dei partiti, solo più tardi la politica sarà senza partiti. Certamente dunque sarei amico di un simile organismo internazionale”.

 

Dunque per i radicali nulla osta alle iscrizioni. Per loro vale quel che diceva Giovanni XXIII: poco importa da dove venite, conta dove vogliamo andare. Credo siano l’unico partito al mondo che “accoglie” la tessera, senza possibilità di rifiutarla, e non dispone di probiviri o altri organismi che valutino la congruità di un’iscrizione o possano decretare l’indegnità di un iscritto. Regola bizzarra si dirà; e tuttavia si pensi che in oltre cinquant’anni i radicali non hanno – con questa regola di massima apertura – avuto mai un infiltrato, mai un provocatore, mai un “incidente” di percorso.

 

Il problema appare diverso per il PD. In risposta al quesito posto da Manconi, Berlinguer nella sua veste di presidente vicario della commissione di garanzia del PD ha risposto che lo statuto esclude iscrizioni doppie o plurime; però ha aggiunto che l’iscritto al PD deve anche riconoscersi nelle proposte politiche del partito e sostenerlo: “E palese che i radicali non sono entrati in conflitto con la lista del PD nel corso delle elezioni, come accade ad altri movimenti politici”, pur non esprimendosi, dice che nel caso di presenza di doppia tessera la commissione di garanzia valuterà.

 

Ci si permette di sollecitarla, questa valutazione, e in tempi non lunghi. Perché oltre al caso di Manconi, ci sono altri casi di doppia tessera: Mina Welby e Giulia Innocenzi, che ha anche partecipato alle elezioni per la segreteria dei giovani democratici; tuttavia non mancano casi di  radicali cui viene rifiutata la tessera del PD: a Lecco, a Udine, a Vicenza; mentre a Reggio Emilia invece viene rilasciata. Contemporaneamente, a “Radio Radicale”, nel corso delle conversazioni con Marco Pannella, esponenti di primo piano del PD come Marco Follini, Franco Marini, Francesco Rutelli, hanno inequivocabilmente sostenuto di non scorgere nulla di ostativo a che un radicale sia anche iscritto al PD e partecipi attivamente alla vita di questa formazione politica.

 

Nel suo “Un’anima per il PD” Manconi scrive: “Il superamento del carattere rigido ed escludente delle appartenenze è una risorsa indispensabile nella prospettiva di un partito-famiglia allargata…aggregare forze, tessere alleanze, realizzare intese diventa più agevole”. Personalmente faccio voti che quanto prima quell’auspicio diventi realtà.