Il sabato 14 abbiamo fatto tardissimo ascoltando tutti gli interventi. Poi, siamo rimasti a discutere di politica e alla fine siamo andati a letto verso le 4 del mattino. La domenica 15 eravamo tutti intronati, i lavori si erano procrastinati di due ore quindi abbiamo deciso di andarcene subito dopo pranzo, le 15. C'erano ancora le votazioni ma ci aspettavano 6 ore di viaggio fino a Udine e Trieste perciò siamo partiti prima della fine del Congresso. In autostrada perdevamo costantemente il segnale di Radio Radicale e quindi non riuscivamo a capire bene cosa stava succedendo. Nel frattempo erano circa le 16 il compagno di Tolmezzo, Stefano Barazzutti veniva informato per telefono di un'altra morte nel carcere di Tolmezzo e di un tentativo di suicidio. A Tolmezzo c'erano state due morti nel giro di un mese più un tentativo di suicidio! Con la radio gracchiante ed il segnale che andava e veniva apprendevamo con dispiacere che Sergio D'Elia rinunciava alla candidatura. Un vero peccato.
In macchina abbiamo avuto la consapevolezza che quella sarebbe potuta essere una candidatura straordinaria per un momento straordinario ma anche drammatico come quello che sta attraversando il Paese per la nota situazione di sovraffollamento delle nostre patrie galere: chi meglio di Sergio D'Elia, poi, che rappresenta l'incarnazione vivente di un successo radicale e nazionale sulla moratoria della pena di morte nel mondo? Non solo si capitalizzava questo fatto ma soprattutto era inerente con quanto stava (e sta) accadendo nelle nostre carceri. Lo testimonia lo stesso intervento, peraltro bellissimo, di Rita Bernardini al Congresso. L'iniziativa poi di tenere il IV° Congresso dell'Associazione Nessuno Tocchi Caino dentro il carcere di Padova il 17 e 18 dicembre veniva come il cacio sui maccheroni: è la prima volta che un congresso tiene i suoi lavori in un penitenziario e sicuramente avrebbe fatto da cassa di risonanza, mostrando un segno e un di-segno molto radicale in tutto questo e anche nella successione dei segretari al partito. Senza ovviamente nulla togliere al compagno Mario Staderini di cui riconosciamo la sua straordinaria operosità e ingegno.
Poco prima delle votazioni per le cariche istitutive di Radicali Italiani, apprendevamo per radio che un compagno, del quale non abbiamo afferrato il nome, molto lucidamente propose D'Elia se non a segretario quanto meno a Presidente, ma le votazioni stavano andando per le lunghe e alla fine la mozione non passò. Anche in questo caso, nulla si vuole togliere al compagno Bruno Mellano del quale conosciamo e ri-conosciamo le sue straordinarie doti empatiche. Tuttavia la candidatura di D'Elia, quanto meno a Presidente sarebbe parsa a noi Radicali di Udine e dintorni, sicuramente più "opportuna". Purtroppo la macchina burocratica si era messa in moto (non c'è nulla di male, però è un dato di fatto che anche in Radicali Italiani non si può fare a meno di una burocrazia che a volte appare anche da noi lenta e farraginosa) e alla fine, non si è voluto, saputo o potuto approfittare del ritardo di due ore accumulato nella mattinata rispetto alla prevista fine dei lavori del Congresso, per vagliare con le dovute prospettive, la candidatura di D'Elia.
Sono queste considerazioni che abbiamo voluto segnalare, per il resto il Congresso è stato davvero molto bello. A cominciare dal tema congressuale proposto: "Rivolta!" che ha fatto molto riflettere, per non parlare dell'intervento del leader del Sindacato di Polizia Felice Monaco o della testimonianza di quel ragazzo al quale gli hanno sterminato la famiglia per mala giustizia. Tutto questo alla fine giustifica il nostro lavoro di "formiche" e conferma l'utilità dei radicali. Diceva Voltaire: "La debolezza degli scienziati (quelli che scoprono la verità ) è nel fatto che non sono organizzati, mentre la forza dei preti (quelli che raccontano favole) è nel fatto che sono organizzati molto bene". Questo vale anche per la partitocrazia, non a caso entrambe queste cose analizzate e studiate ampiamente nei Congressi Radicali e nel libro "La peste gialla" o se vogliamo utilizzare il simpatico lapsus di Silvio Viale: La febbre gialla.
Di ritorno al Nord Est, ci siamo fatti la convinzione che quello per cui noi Radicali possiamo servire è per organizzare le forze disorganizzate del nostro Paese. Una sorta di "Scienza Politica" che va dal Sindacato di Polizia alle "Imprese che resistono", dalle singole tragedie personali ai diseredati della terra.Tutto questo ci suggerisce l'immagine di enormi giganti sollevati dalla nuda terra da un letto di formiche. Da formiche radicali! Sinceri auguri di buon lavoro al nostro nuovo segretario Mario Staderini.
Grudin (Gruppo Radicale Udine e Dintorni)