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  domenica 26 marzo 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Croazia: Ivo Josipovic, un presidente per l’Europa

di Roberto Spagnoli

Ivo Josipovic è il nuovo presidente della Croazia, il terzo dall'indipendenza del 1991. Una vittoria netta, prevista dopo il primo turno del 17 dicembre, delineata dai sondaggi e confermata già dagli exit poll diffusi subito dopo la chiusura dei seggi, alle 19 di domenica 10 gennaio. Con il 60% dei voti, contro il 40% ottenuto dal suo sfidante, Milan Bandic, sindaco di Zagabria, Josipovic prende il posto di Stjepan Mesic e guadagna per la prima volta la presidenza al centro-sinistra. Il candidato del Partito socialdemocratico ha prevalso in tutta la Croazia, tranne in una "zupanija" (contea) e nei seggi all'estero dove, come previsto, ha prevalso Bandic in maniera schiacciante.


Ivo Josipovic ha 52 anni. Sposato, con una figlia, è docente di Diritto all'Università di Zagabria, oltre che musicista e compositore. E' stato più volte deputato ed ha, tra l'altro, rappresentato la Croazia alla Corte internazionale di giustizia dell'Onu e al Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia. Da molti anni è amico del Partito radicale, tanto che Emma Bonino, alla vigilia del primo turno delle presidenziali, gli ha pubblicamente inviato una lettera di sostegno.


Josipovic è un progressista democratico ed europeista, un intellettuale poliglotta, forse un po' scialbo, ma non certo un bolscevico con il quale la Croazia rischia di "diventare rossa", come ha sostenuto il suo rivale. In effetti Josipovic nel 1980 aderì al partito comunista croato, partecipando poi al processo di democratizzazione jugoslavo seguito alla morte di Tito. Per questo è stato attaccato da Bandic che ha anche tirato in ballo la vicenda del padre di Josipovic che diresse il campo di prigionia titino di Goli Otok, dopo la seconda guerra mondiale.


Milan Bandic, ex socialdemocratico espulso dal partito per aver confermato la sua candidatura in polemica con la scelta di Josipovic, da parte sua ha portato avanti una campagna elettorale dai toni nazional-populisti con il sostegno della chiesa cattolica (che non ha evitato ingerenze dirette nella campagna elettorale). Come sindaco di Zagabria Bandic ha in effetti ottenuto diversi successi, ma si è anche distinto per un uso disinvolto del potere fatto di favori agli amici, speculazioni immobiliari e toni spericolati.


Il cardine della campagna elettorale di Josipovic è stato, invece, la questione della giustizia: sia intesa come necessità di riforme, sia sul piano sociale, come lotta alla corruzione e allla criminalità organizzata. Due questioni centrali che rallentano i progressi della Croazia e sulle quali anche l'Unione Europea ha chiesto maggiore impegno nel quadro del negoziato di adesione. "La Croazia ha due problemi", ha dichiarato Josipovic al Corriere della Sera: "la crisi economica e l'enorme corruzione. Fenomeni collegati, perché proprio per la corruzione la Croazia non è competitiva e non attira capitali stranieri". Questa situazione ha mutato profondamente la coscienza dei cittadini, soprattutto dei giovani. Occorre dunque agire su due livelli: "Con la repressione, coinvolgendo polizia, magistratura e servizi segreti. E poi convincere la persone che la corruzione non è necessaria".


Va detto che il presidente in Croazia non esercita direttamente il potere esecutivo, ma ha alcune competenze di indirizzo rilevanti. E qui si apre il capitolo della coabitazione con pragmatica premier premier Jadranka Kosor dell'Hdz, il principale partito di centro-destra. La Kosor nel luglio scorso ha preso il posto dell'ex premier Ivo Sanader che si dimise all'improvviso annunciando anche il ritiro dalla vita politica. La Kosor, consapevole che le cose per l'Hdz si stavano mettendo male sull'onda di diversi scandali, si è impegnata, non senza aspetti contraddittori, in un'opera di pulizia dentro e fuori il partito, guadagnandosi un certo favoreopolare. Sanader però proprio pochi giorni fa è ritornato sui suoi passi minacciando così di detabilizzare il governo guidato dalla sua ormai ex delfina, ma anche di spaccare il partito. Il neo presidente potrebbe quindi trovarsi, già all'inizio del mandato, a far fronte ad un quadro politico assai agitato proprio quando la Croazia si trova ad affrontare le pesanti conseguenze della crisi economica globale e a dover concludere il negoziati di adesione all'Ue.


Josipovic a questo punto sarà il presidente che avrà l'onore di tenere a battesimo l'ingresso ufficiale della Croazia nell'Unione europea, nel 2011 o più probabilmente l'anno successivo. Nonostante abbia detto di ritenere che Bruxelles sia stata più rigida che con altri in passato circa i criteri di adesione della Croazia, si è detto comunque certo che il paese possa raggiungere, non solo per l'Ue, ma anche per il bene del popolo croato. Josipovic appare molto più indicato di Bandic ad "assistere" la conclusione di un negoziato in cui i problemi non mancano: dal contenzioso sui confini con la Slovenia, non ancora del tutto risolto e sul quale Josipovic ha alcune riserve circa il compromesso che si sta delineando, alla lotta alla corruzione e alla criminalità, alla protezione dei diritti delle minoranze.


Quanto ai rapporti con gli altri paesi della regione Josipovic ha le idee chiare. Il neo presidente è stato a capo del team legale che ha preparato l'accusa di genocidio rivolta alla Serbia davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Onu. Accusa rivolta a sua volta da Belgrado alla Croazia. Josipovic chiede che la Serbia fornisca informazioni sulle persone scomparse, processi ai criminali di guerra e la restituzione dei beni culturali saccheggiati: se Belgrado rispettasse queste condizioni, secondo Josipovic non ci sarebbe motivo di insistere con la denuncia. Per quanto riguarda la Bosnia, Josipovic ribadisce il rispetto della sua integrità e sovranità, ma rivendica anche il legittimo diritto a proteggere gli interessi dei croato-bosniaci su un piano di parità con le altre etnie costituenti del paese.