Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  domenica 26 marzo 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
La politica clericale e la democrazia. (63)

di Romolo Murri

Rimane il problema religioso. Questo, insieme con tutti gli altri che si connettono con esso, può essere in Italia incitatore di feconde energie spirituali, può essere o divenire per via un grande problema di cultura e di educazione, una lotta per la cultura (kulturampf). Questa lotta religiosa noi, come il Nitti, ce la auguriamo. Anche noi vogliamo, come egli vuole, un programma di libertà, espresso da lui in una formula poco felice, “le due grandi linee parallele, la Chiesa e lo Stato, non contrari, ma estranei; indirizzo migliore da seguire, soprattutto per l’educazione politica del paese (1).

 

Il N. non coglie nel segno lamentando, come fa, che sotto le parvenze “di un conflitto fra Vaticano e Quirinale” i suoi rappresentanti compaiano insieme in pubblico, e il clero accetti denaro dello Stato, e i cattolici coprano tutte le cariche pubbliche senza scrupolo. E’ male detto che il denaro che la Chiesa riceve sia proprio dello Stato, e che le cariche pubbliche debbano essere monopolio dei non cattolici: ma noi stessi, poi, lamentiamo che clericali atei o scettici o massoni si intendano così bene, sul terreno elettorale ed amministrativo, ed ora anche sul terreno politico, per ritardare d’accordo od impedire lo sviluppo dello spirito democratico nelle masse e la crescente partecipazione di queste alla vita pubblica; che i più gravi ed urgenti problemi, quelli dell’educazione pubblica, non siano trattati e discussi, sia perché l’uno o l’altro dei due poteri ha l’aria di speculare sulla ignoranza del popolo minore, sia perché in questo campo sparirebbe l’accordo e sorgerebbe il conflitto che si teme e si vuol evitare.

 

In questo infausto accordo, appunto, noi diciamo consistere la politica clericale; e crediamo che una politica radicale, quando piace anche a noi, debba essere contro questo clericalismo, o, le parole non ci spaventano, anti-clericale: essere cioè una politica, non di accordi e di facili consentimenti fra la Chiesa e lo Stato, ma di conflitto prima, e poi di distinzione e di concorrenza. L’on.Nitti, il quale pure studiò ai suoi tempi il socialismo cattolico, non si è avvisto, neanche lui, nonostante il suo desiderio di realismo, di questo fatto: che il presente clericalismo ha la opposizione cordiale non solo dei radicali dell’attività di Stato, ma anche dei radicali dell’attività ecclesiastica e religiosa; per l’uno e per l’altro radicalismo, esso è un fenomeno di servilità e di perturbamento di posizioni; l’uno e l’altro temono oggi egualmente quel nuovo orientamento o morale o politico che prenderebbero gli animi delle masse delle quali il clericalismo di governo sfrutta l’ignoranza e la servilità,il giorno in cui essi potessero da sé medesime giudicare, ed una più alta cultura le mettesse in grado di entrare, elementi giovani e sani, nella circolazione della nostra attività politica. Si insiste ancora troppo, in genere, nel vecchio frasario secondo il quale Chiesa e Stato sono associazioni poste l’una di fronte o accanto all’altra, assorbenti o dominanti gli individui, come qualcosa di esterno e di superiore ad essi. Quando, realisticamente, si rifletta che Chiesa e Stato, nella loro realtà concreta e viva, presi come esistenze e non come astrazioni, sono solo due diversi momenti della coscienza sociale, si vedrà come l’escir del cattolicesimo o meglio delle coscienze cattoliche dalla vecchia forma mentis del medio evo per accomodarsi ed accomodare a sé i risultai della cultura contemporanea, non può esser senza profondi effetti e radicali mutazioni negli atteggiamenti anche politici e sociali di queste medesime coscienze. Gli anticlericali volgari e settari, e sono ancora quasi tutti in Italia, identificano il cattolicismo con questa vecchia forma mentis della quale combattono i risultati; inconsciamente, essi concorrono a liberarmelo, promuovendo e provocando la lotta.

 

1) Il lettore sa, dalla prima parte di questo volume, quale sia, più precisamente, il nostro programma.

 

63) Segue     Â