Notizie Radicali
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  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Autenticazione delle firme. Una proposta

di Walter Mendizza

Nel nostro Paese il problema della rappresentatività è un problema che viene da lontano. Ogni volta c'è l'affanno della raccolta delle firme e l'incertezza della loro autenticazione, tanto da mettere regolarmente i radicali (ed i partiti non strutturati) in grande difficoltà per la sistematica mancanza di autenticatori. Peraltro il fatto che siano quasi sempre i radicali ad avere questa difficoltà la dice lunga sul fazioso sistema dell'aumma aumma di Pulcinella che vige nel nostro Paese e che ha fatto scaturire la proposta di Rita Bernardini di costituire addirittura un albo degli autenticatori. In effetti, nonostante ci sia un ampio ventaglio di persone che possono autenticare le firme (notai, giudici di pace, cancellieri, segretari comunali, dipendenti comunali, provinciali e regionali che chiedono la delega, ecc.) la maggior parte, purtroppo, non è disponibile e chi lo è, molte volte si fa pagare (dovendo essere presente nei banchetti) e si fa pagare in nero.

 

Si sa che nessuno fa niente per niente; in passato a Trieste abbiamo pagato fior di quattrini a questi funzionari pubblici, alcuni dei quali venivano e restavano comodamente seduti ai tavoli per 15 o 20 euro all'ora. Come dire ... una vera e propria rendita "di posizione": per un tavolo di 4 ore la mattina e 4 il pomeriggio bisognava raccogliere oltre alle firme, almeno 150 euro di offerte "spintanee", altrimenti, oltre alla seccatura di preparare il tavolo, le sedie, i cartelloni, il gazebo e quant'altro, bisognava pure pagare di tasca propria. Un vero e proprio insulto alla democrazia e a chi, volendo fare le cose per bene, vede che gli altri se ne infischiano e vanno avanti lo stesso senza troppe angosce e magari "raccogliendo" firme fasulle, tanto, nessuno le controllerà mai (nel senso che nessuno controllerà mai le loro firme, mentre sappiamo che le nostre vengono guardate con la lente d'ingrandimento).

 

Salto tutto il discorso sulle leggine fatte ad hoc, come a Roma, dove i consiglieri regionali si sono messi di accordo per non dover passare attraverso la raccolta di firme dei cittadini (v. la proposta di legge n. 543, intitolata «Disposizioni in materia di presentazione delle liste per le elezioni regionali»). Ci sarebbero molte cose da dire a riguardo. Voglio invece fare una proposta alternativa a quella di Rita Bernardini che tagli, come si suol dire, la testa al toro.

La proposta è la seguente: si lasci che ciascun partito raccolga le firme come vuole, SENZA ALCUNA AUTENTICAZIONE. Alla fine, si prendono tutte le firme raccolte dai diversi schieramenti e le si sottopone ad un test statistico di significatività. Esattamente come si fanno i collaudi per i controlli di qualità aziendale. Il vantaggio è che, ovviamente, non bisogna controllare tutte le migliaia di firme, ma basta controllarne un campione casuale, cioè solo una piccola percentuale (dipende dall'accuratezza - 95% oppure 99% -che si vuole dare al test). Così facendo, con un tecnico super partes dell'Istat, assieme ad uno nominato dal partito interessato ed uno di comune accordo, si può fare il controllo sul campione ed inferire sull'universo delle firme raccolte, accettandole oppure no, nel giro di pochi minuti e con un'affidabilità ed efficacia di gran lunga superiore al vecchio sistema. Esattamente come si fa in altri campi, quando si accetta oppure no una partita di lampadine o di camicie o di qualsiasi altro bene economico, oppure come quando si accetta oppure no l'efficacia di un vaccino, di un rimedio o l'efficacia clinica di un protocollo.

 

Insomma, perché non si applica la scienza? E' come se ci ostinassimo a voler continuare a scrivere ancora con la penna d’oca, quando ormai ci sono le stampanti laser. E con questo sistema, tutta la farraginosità di quel modo barbaro e medievale di procedere per la raccolta e verifica delle firme, andrebbe dov’è il suo posto e dove dovrebbe essere stato confinato già da tanto tempo: nel magazzino delle anticaglie.

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