Due donne e due uomini che si baciano in pubblico non dovrebbero scandalizzare o essere considerati provocatori. In un paese civile l’omosessualità non dovrebbe essere giudicata un’anomalia. Eppure, in una società perbenista e bigotta, due donne e due uomini che si baciano rappresentano un’autentica provocazione. D’altronde se non fosse così non ci sarebbe stato bisogno di attuare la campagna di comunicazione raffigurante le due coppie in atto di scambiarsi una tenera effusione.
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E’ stata una raffinata sfida al conformismo che ha colpito nel segno, dimostrando come un semplice e affettuoso bacio sia in grado di scatenare un putiferio. Prevedibile la risposta, tanto quanto lo sono le reazioni ipocrite di una comunità abituata a ignorare la realtà e a non rispettare la ricchezza della infinita diversità umana.
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Molti benpensanti, tanti politici che si autoproclamano paladini dei diritti, si sono dissociati dalla campagna definendola chiassosa e provocatoria. Dall’altra parte la comunità lgbt si è indignata rispetto alla definizione di “provocatoria” sostenendo che la manifestazione dell’omosessualità non può essere umanamente e civilmente considerata più indecente della manifestazione dell’eterosessualità .
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Ma lottare per vedere rispettati i propri diritti, in un mondo che costantemente e spesso scientemente li nega, è sempre una provocazione e solo con il sostegno e la convinta condivisione di questa sfida si potrà giungere al rispetto di tutti gli individui. Perché dunque non rivendicare il diritto di provocare? Provocare per cambiare. Non mi indigno del fatto che taluni esponenti politici l’abbiano bollata come provocazione, ma del fatto che non si siano voluti schierare a favore di essa.
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