Notizie Radicali
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  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
L’ULTIMA PASSIONE DI MARCO PANNELLA A NY

  • Quella che segue è un'intervista estratta da "Oggi 7", settimanle di "America Oggi", giornale in lingua italiana pubblicato negli USA.

    di Stefano Vaccara


    Mentre a New York si fa la fila per vedere la violenta passione religiosa del film di Mel Gibson, noi siamo andati a vedere un’altra passione, quella della politica aggressiva ma anti-violenta di Marco Pannella. Il leader storico dei radicali italiani e fondatore del partito transnazionale, si trovava la scorsa settimana negli Stati Uniti per ricevere un premio dalla comunità vietnamita d’America. In California gli è stato consegnato un riconoscimento per la sua opera svolta all’interno del Parlamento europeo per una risoluzione di protesta (appoggiata anche dal Congresso americano) contro le persecuzioni religiose in Viet Nam ai danni dei monaci della Chiesa Buddhista Unificata.

    Ma a New York, il 74enne leader italiano dei diritti civili ci è venuto per diffondere quella che non è un’utopia, ma una delle sue ''follie'', come la chiama lui, che secondo sempre i promotori radicali dovrà nascere entro 15 anni. Si tratta degli ''Stati Uniti d’America e d’Europa''.

    ''Credo molto in questo progetto che si collega all’organizzazione mondiale della democrazia. E’ tutto in funzione della stessa strategia''. Da Marco Pannella lo abbiamo ascoltato la prima volta volta nel ristorante ''Mosto'', in un incontro organizzato da ''Quelli di Serafina'', club-aperto di italiani residenti a New York con voglia di incontarre da vicino personalità italiane di passaggio che hanno ancora qualcosa da dire. Poi lo abbiamo raggiunto in albergo, proprio accanto a quel Palazzo di Vetro che Pannella, sempre coadiuvato dall’altra ''pasdaran'' della democrazia, Emma Bonino, e con tanti altri ''radicali trasnazionali'' sparsi nel mondo, vuole scuotere e riformare attraverso la ''Organizzazione mondiale delle democrazie''.

    Sicuramente e’ più facile riassumere gli schizzi di sangue del film di Gibson, che riportare la mole di idee, progetti, critiche, accuse che sgorgano dal vecchio ma superattivo vulcano Pannella. Questo è il lungo resoconto di un incontro con uomo che per oltre quarant’anni, con i suoi referendum e gli ormai leggendari scioperi della fame e della sete, ha cercato di cambiare l’Italia (e con divorzio, aborto, obiezione di coscienza, voto ai diciottenni e altro ancora ci è riuscito), e che all’età in cui altri si godono la pensione, ha deciso di cambiare il mondo.

    ''Per questo progetto mi interessa molto la terza generazione di italoamericani, l’altra di questo progetto se ne può fregare molto, hanno ancora il fattore patriottico nel dna. In realtà siete giá la prefigurazione degli Stati Uniti d’America e d’Europa. I nostri paesi e le nostre famiglie hanno vissuto con le rimesse di nonno, bisnonno e di papà. Già oggi succede pure nel mondo arabo. I palestinesi veri alla fine sono quei milioni che stanno sparsi per il mondo e che fanno campare davvero le loro famiglie. Gli altri sono minoranze. Credo che possiamo giocare su l’antropologia. Ecco dove sta lo spartiacque. In Italia eravamo tutti mussoliniani, anche in America. Poi però gli italo americani sono morti combattendo con gli americani per liberare l’Italia da Mussolini. Quindi vogliamo anche agganciare la comunitá italiana e investirla di informazione, di mobilitazione perché si tratta anche della loro storia. La fedeltá all’America e il legame all’Europa significa nutrire di contenuti pratici anche la loro singolaritá. Per gli irlandesi è lo stesso''.


    Ma quanti anni ci vorranno per un’idea così grande?

    ''Abbiamo mandato via internet un primo messaggio, in cui diciamo che costituiamo un partito radicale e liberale, e’ una pagina mandata a migliaia di persone via internet nel mondo in cui chiediamo di costituire un comitato promotore per un partito radicale e liberale europeo per gli Stati Uniti d’America e d’Europa e l’organizzazione mondiale delle democrazie. Che ne pensate? E’ stata la nostra domanda.. Abbiamo avuto subito migliaia di risposte, con percentuali incredibili''.

    Sì ma per sviluppare e concretizzare l’idea di Altiero Spinelli per un’Europa Unita, ci sono voluti parecchi anni e non si é ancora finito. Quanto ci vorrá per realizzare quella di Pannella e dei radicali? ''Quando noi abbiamo detto di volere un tribunale penale internazionale, tutti sapevano che bisognava passare da centinaia di anni in cui c’é il diritto internazionale alla creazione della giurisdizione internazionale, giurisdizione propria degli stati. Quindi mettiamo una ipoteca su quella cosa dell’organizzazione mondiale dei governi democratici e per la democrazia. Per il tribunale lo avevamo detto nel ’91, si diceva che dovevano passare decenni e giá nel ’99 si é varato.'' Gli Stati Uniti non ci sono ancora, ma per Pannella si tratta solo ti tempo: ''Stanno discutendo e comunque sappiamo che su questo continueremo a vincere noi. Ci sono veluti 9 anni, chiudiamo in 10-15. Per passare agli Stati Uniti d’America e d’Europa ma come elemento esplicito di riforma anche dell’Onu, non dobbiamo metterci piú di quindici anni.''

    ''Quello che noi vogliamo creare è cio’ che facevano le leghe con i partiti, anche americani, unirsi per questo obiettivo. Poi si comincia a parlare di federalismo. Del modello anglosassone. Il mio chiodo fisso é questo: il modello partitico, partitocratico europeo non ha finito di produrre comunismi fascismi, nazismi e disastri. Abbiamo giá visto solo un anno fa, con i francesi, i tedeschi e i loro assi. Ma guardiamo all’opportunità, guardiamo al legame che c’è tra i figli dei figli degli immigrati con quelli in Europa, anche così possiamo ricreare gli Stati Uniti d’America e d’Europa…''

    E l’America magari dovrebbe fare da specchio istituzionale per l’Europa che si unisce? ''Sì assolutamente. Ormai è la democrazia che dobbiamo monitorare. Altrimenti rischiamo di avere la democrazia reale, come il comunismo reale, che non ha niente a che vedere con il comunismo e la democrazia. La crisi di tutti questi stati europei, che sta aumentando, deriva da una organizzazione per partiti strutturati non all’anglosassone, partiti non fondati sulle persone... Noi ci eravamo mossi gia’ nel ’89, prima dell’abbattimento del muro di Berlino, avevamo a Budapest il congresso costitutivo del Partito Radicale trasnazionale. Era una cosa inimmaginabile ma lo facemmo. E allora prendemmo la posizione di andare in tutti i paesi dell’Est e dicemmo: per caritá, quando verrá il vostro momento, scegliete il sistema anglo-americano.''

    Ma nell’Europa in cerca di costituzione, queste idée non sembrano molto popolari. ''In Italia facemmo due volte referendum elettorali per cambiare e abbiamo avuto il 90%. Ovviamente i partiti in Parlamento hanno fatto finta di niente. La Corte Costituzionale l’ultima volta non c’é l’ha fatto fare. Oggi in Italia dicono che c’e’ il maggioritario, quando in realtá c’é un proporzionale peggiore di prima. Nel senso che l’articolazione maggioritaria é una finzione, infatti i partiti sono sempre di piú. Anche nella concezione anglosassone il partito é una cosa importante, ma é privata. Deve trovarsi i soldi. Li deve trovare pubblicamente, ma sono soldi privati. Noi contro il finanziamento pubblico dei partiti abbiamo avuto il 90% nel referendum…''

    ''In Italia vogliono il presidente eletto insieme alla partitocrazia, praticamente il sudamerica. Qui il presidente eletto dal popolo ha a che fare anche con i governatori eletti dal popolo, con senatori eletti dal popolo. Che non sono uomini e donne di paglia in mano ai partiti. Sono gente che, anche se legata all’apparato elettorale dei partiti, mantengono un loro status indipendente''.

    ''Ripeto, dopo un paio di secoli c’é un modello di democrazia che ha prodotto le vittorie contro le tentazioni fasciste, naziste, comuniste, militari, clericali tutte quante. E c’é un altro modello di democrazia che invece ha prodotto quei disastri. Ora l’Europa che sta nascendo continua ad essere quella di prima. Ora sia in termini di vita e lavoro, molti cittadini europei, soprattutto quelli piú poveri, sono venuti a lavorare nel sistema anglosassone. Hanno nutrito la famiglia, e la casa poi in Abruzzo se la sono fatta con il lavoro in America. Questo é avvenuto in tutta l’Europa. Un legame tra generazioni epocale. La democrazia europea di oggi esiste perché son venuti a morire gli americani. Questi in nome della democrazia anglosassonone, che non é solo uninominale, ma anche nel campo della giustizia si basa sulla common law, e non civil law. Ormai si é capito che questa é la formula, sará ancora piena di ingiustizie ma meno di altre''.

    Le capitali, nel mondo, sono le vetrine per gli allocchi. Io sono stato a Tirana l’ultimo anno del regime comunista, era una cittá pulitissima senza neanche un mendicante. Durante il fascismo a Roma si faceva l’Eur…

    Qui magari il sindaco nero, omosessuale, drogato viene messo in vetrina. I grandi film contro la Guerra, contro l’esercito, contro la Cia, contro i presidenti, sono film americani. Non ho mai avuto paura del presidente degli Stati Uniti, perché il sistema corregge anche un mediocre presidente. Truman lo era, ma alla fine fu il prodotto del sistema e fu un buon presidente. Ora c’é Bush, anche lui mediocre, eletto come é stato eletto. Prima fa una campagna basata sull’isolazionismo, poi fa la Guerra dapertutto e vuole forse farla pure su Marte''.

    Adesso Bush prova a cambiare la Costituzione per impedire il matrimonio alle coppie gay. E che ne pensa Pannella: ''Ma perché si deve chiamare matrimonio. Per garantire certi diritti, basta chiamarlo in qualunque altro modo, chiamiamolo matrimania, ok?. E’ indubbio che il matrimonio é vissuto storicamente come l’unione di un maschio e una femmina a fini procreativi. Allora che bisogno c’é di sposare i gay? Ci vuole un nuovo diritto di famiglia e noi siamo per la presentazione di un progetto di legge per un patto contrattuale tra due persone che dichiarono di vivere insieme e che avranno certi obblighi e diritti nei confronti l’uno dell’altro. Noi come radicali abbiamo aperto in Italia e in parte in Europa un fronte delle diversitá sessuali come diversitá e non come anomalia o patologia. Lo abbiamo sempre detto che la partizione la vediamo tra l’amore-dialogo e l’amore-possesso. Comprendo la reazione di una parte della popolazione omosessuale che ovviamente ha vissuto in modo atroce la discriminazione. Si é liberali, come noi siamo sempre stati, quando si é intransigenti nella crescita delle libertá''.

    ''Apparentemente ne approfitto anche per interferire con la campagna elettorale americana. Kerry dice a Bush, vuoi fare campagna elettorale e scontri politici usando la costituzione e facendo di questo un problema enorme, lo fai perché non vuoi discutere del resto. Cioé una cosa forzata e strumentale. Comunque sia detto ad onore di Bush, che ognuno ha diritto alle sue idee, ma lui é un fondamentalista culturalmente parlando quindi puó darsi che anche senza quel calcolo che Kerry gli attribuisce a mio avviso appare probabile che avrebbe detto le stesse cose. Ma sparare che vuol cambiare la costituzione , che non é mica la costituzione italiana, ecco lo trovo esagerato. Allora Bush magari per sua natura é anche convinto, ma arriva a farne un problema costituzionale, allora sospetto che Kerry abbia ragione, vuol distogliere da certi argomenti. Ma aggiungo che magari oltre a questo c’é la sua convinzione di fondamentalista.

    Ma avevo detto che solo apparentemente appoggio Kerry perché in realtá io sono il portavoce di una lagnanza contro di lui da parte delle comunitá del Sud Est asiatico, buddisti, montagnari vietnamiti, minoranza cambogiana etc che si lamentano. perché mi dicono che Kerry sembra essere molto e troppo attento ai rapporti con il potere vietnamita e non solo. Colgo l’occasione quindi per far conoscere questa lamentela della chiesa unificata buddista del Viet Nam in Nord America. Siamo stati accolti dal leader spiritutale della Chiesa buddista. Io sono alleato ed amico di questi vietnamiti come di tutti gli altri popoli oppressi. Abbiamo pure una particolaritá, negli Stati del Nord e South Carolina abbiamo circa 350 iscritti a quota americana, cioé pagano 200 dollari annuali ciascuno, di montagnar, questa popolazione indigena vietnamita a lungo perseguitata, e il loro leader fa parte del board del partito. E questi che si sono iscritti sono immigrati appena occupati, magari anche con lavori umili. Loro che sono tra le popolazioni della giungla piú nobili e guerriere, che si sono difese contro i comunisti in tutti i modi etc, adesso sono attivi nel partito radicale gandhiano non violento. Cosí un anno fa abbiamo fatto una manifestazione con loro a Washington dove hanno lanciato i loro appelli alla non violenza davanti al monumento di Gandhi. Volevano anche andare al memorial dei caduti del Viet Nam, gli abbiamo detto che ancora non era il momento. Io sono convinto che lí bisognerá andarci tutti perché sono convinto che quei ragazzi sono uguali ai ragazzi che sono morti in Normandia. Loro hanno voluto difendere la libertá come fecero i loro genitori in Normandia e ad Anzio. Poi i governi avranno avuto i loro fini, ma a quel memoriale va riconosciuto questo sacrificio per la libertá e va onorato per questo. Adesso diranno che siamo reazionari''.

    ''Un’altra grande battaglia accanto a quella degli Stati Uniti d’America e d’Europa, é quella riguardante i malati. Il caso Coscioni é il simbolo della difesa della ricerca scientifica. Qui vogliamo prendere contatto con tante gente sensibile a questi temi. In Italia invece non se ne puó parlare.. e infatti stiamo perdendo gli scienziati. Questa é un’altra follia radicale. Come abbiamo cambiato la consapevolezza della fame nel mondo, ora faremo cambiare quella del diritto alla ricerca scientifica per la salute. Come quella poi dei diritti umani, diritti naturali storicamente acquisiti. Il diritto naturale veniva sempre votato come se la natura restasse sempre la stessa. Come in chiesa, dove la veritá é rivelata, é eterna. Il diritto invece cambia storicamente. Allora il diritto alla democrazia é un diritto positivo. Io non voglio esportare la democrazia anche perché se esportiamo quella europea stiamo freschi. Quello che dico é che dobbiamo esportare la rimozione degli ostacoli pratici al godimento dei diritti positivi che appartengono a tutti gli uomini e le donne del mondo. Quindi non si tratta di andargli a proporre il sistema. Ma sicuramente c’é un obbligo, e non dell’uomo di domani ma del nostro''.

    ''Io sono stato in polemica con la Nato perché ad un certo punto ha seguito la politica di ‘Monaco’, quella fatta con Mussolini e i nazisti. Cioé si trattava di collaborare con i dittatori e non coni popoli che loro opprimevano. I fascismi sono stati l’illusione di quello che si può ottenere a spese della libertá. I comunismi anche, non c’era la libertá e si illudevano di creare la giustizia. Oggi lo scontro é questo''.

    Giá, le condizioni che agevolino la crescita della democrazia. Ma se certi regimi queste ''agevolazioni'' continuano ad impedirle? I neocon dicono che con certi regimi si deve intervenire, solo la forza puó rimuoverli. Da una parte quelli che dicono che solo i cannoni portano la democrazia dove non c’é. Dall’altra gli scettici che dicono che la forza non serve perché certi popoli ancora non sono adatti o pronti alla democrazia. E voi radicali dove che dite?

    ''Noi l’abbiamo dimostrato negli ultimi decenni quale é la nostra posizione. Il nostro nemico assoluto sono i pacifisti, oltre che i militaristi. Perché hanno sempre rappresentato la neutralitá tra le democrazie e certi regimi, e quindi sono riusciti ad imdebolire la difesa democratica, l’esempio francese prima della Seconda guerra mondiale é clamoroso. Invece noi siamo per la non violenza gandhiana, che prende posizione contro e affronta il dittatore violento e il suo potere. Non sará un caso che abbiamo messo Gandhi come nostro simbolo. La non violenza, da questo punto di vista impone di garantire in questi stati il rispetto di alcune leggi. I trattati internazionali devono essere prioritari. Chi puó garantire questo? Ci vuole la riforma dell’Onu. Questa é stata il feticcio della sinistra, non a caso l’Onu prima al settanta per cento era composta da paesi totalitari''.

    Questa settimana è uscito a New York il film di Gibson ''The Passion of the Christ''. Alcuni gridano all’antisemitismo. Pannella del film non parla anche perché non l’ha visto, ma gli abbiamo chiesto il suo pensiero sul dibattito, che si é riacceso proprio in Europa, sull’antisemitismo come pericolo in preoccupante ascesa: ''L’empirismo critico, il pragmatismo, questa é la grande cultura democratica occidentale. Al tempo stesso dico: questo é un dibattito che produce passioni ma non é appassionante per me. Perché questo tema diventa un fatto introspettivo, qualcosa che ormai comincia ad essere un po’ troppo accanito, e anche se grave é troppo privo di serenitá, severitá e artificiosamente ripropone non in modo laico un problema che certamente é esistito ma che si risolve in un altro modo. Israele é uno stato ebraico e noi siamo grandi amici dello Shinui, partito laico, che denuncia, come se fossimo in Italia, tutti quegli aspetti confessionali e non laici della politica israeliana. Il problema si risolve considerando uno stato ebraico come Israele, con i suoi errori come tutti quanti gli stati, parte dell’Europa. Come si fa a non far entrare ufficialmente Israele in Europa quando nella sua democrazia ha anche tutti i vizi e i difetti dell’Europa continentale che io abborro? Partitismo, partitocrazia proporzionale, l’assistenzialismo per i partiti e i sindacati, le interferenze religiose… Allora dico che fin quando non si riconosce giuridicamente allo stato di Israele la condizione storica di marca di frontiera da quella parte del Mediterraneo di 400 milioni di europei, non si risolve nulla. Questa é una battaglia che giá conduciamo da tempo. Quando questo accadrà, tutti gli antisemitismi sospetti che si autonutrono nell’inerzia non conteranno piú.

    Quindi il dibattito sull’antisemitismo mi sembra ormai pernicioso che resta di divenire introvertito anche per gli antisemiti. Che non crea nulla, non crea dialogo. Israele é un grande stato della democrazia del mondo e come tale gli va imposto, come si é fatto in Germania, in Francia, in Inghilterra, di rinunciare alla propria indipendenza nazionale che é un contenitore di disastri, figuriamoci poi quando si tratta di un paese delle dimensioni poco piú dell’Abruzzo e Molise… Israele é parte, deve essere parte formale e istituzionale degli Stati Uniti d’America e d’Europa come via per l’organizzazione mondiale delle democrazie. Ecco perché dico che il dibattito sull’antisemitismo mi ha rotto, e lo dico perché amo Israele cosí quanto l’America.

    Con Israele come marca di frontiera degli Stati Uniti d’America e d’Europa, significa che se negli altri stati mediorientali si riconosceranno ai propri cittadini gli stessi diritti che Israele assicura ai propri, la stessa possibilità si aprirà anche per loro. Io ritengo di partecipare così all’unico movimento di liberazione pan-arabo che puó esistere. E quindi il problema é questo: governi democratici o no, voglio che le donne e gli uomini del Medio Oriente, dall’Oman alla Palestina, godano dei diritti che sono oggi diritti positivi riconosciuti all’essere umano''.

    Significa che non é il cambiamento del sistema politico di questi paesi in favore della democrazia che vi interessa, ma basterebbe l’assicurazione di certi diritti umani internazionalmente riconosciuti? ''La democrazia ci interessa moltissimo, peró é una conseguenza. Si devono abbattere gli ostacoli frapposti all’esercizio di un diritto che é riconosciuto oggi proprio dell’uomo e della donna dovunque essi vivano nel mondo. Il problema non é quello di darglieli questi diritti, ma é quello dell’obbligo di intervenire per rimuovere gli ostacoli all’esercizio di queste libertá e diritti. Poi un posto dove questi diritti diventano effettivi, ecco lí c’é giá la democrazia.''.

    Riguardo ai temi caldi internazionale, un altra battaglia radicale di lunga data riguarda la Cecenia. Come interpreta Pannella la posizione del presidente del Consiglio Berlusconi, che in una conferenza stampa con Putin, ha ridimensionato la tragedia del popolo ceceno. Forse cautela dettata da interessi nazionali, stretegie geopolitiche…
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    ''Io sono convinto che Silvio Berlusconi si fa delle canne (fuma la marijuana, ndr). Poi si vuole la legge Fini con la quale si equipara la marijuana alla eroina, alla cocaina... Ora si puó cercare di trovare tutte le interpretazioni possibili a certe cose dette in proposito da Berlusconi, ma si é fatto una canna e se ne sta facendo troppe. Io sostengo che le canne moderatamente non fanno male, ma Berlusconi si deve dare una regolata. Bisogna che la spenga davvero''.

    ''Sulla Cecenia c’é l’attualitá. La Camera dei deputati italiani ha votato a grandissima maggioranza la mozione tutta incentrata sulla nostra posizione sulla Cecenia. Che cioé si tratta di un genocidio e occorre che la comunità internazionale appoggi il piano Maskhadov, il ministro degli esteri ceceno che é da tre anni negli Usa, e lui con altri membri del governo ceceno fanno parte del partito radicale transnazionale. Io non mi stupirei che nelle stesse ore in cui esce questa intervista, il parlamento europeo riunito a Bruxelles approvi una posiozione del tutto opposta non solo a quella di Berlusconi ma di tutti quelli che sono troppo attenti a coprire i rapporti con Putin''.

    E in effetti accade proprio questo. Il giorno dopo l’intervista, giovedì il Parlamento europeo approva gli emendamenti sul rapporto Ue-Russia riguardo alla Cecenia. Così Pannella invia questa dichiarazione: ''Un'importantissima e significativa vittoria radicale si è imprevedibilmente realizzata quest'oggi, lasciando il segno della nostra battaglia per la democrazia dei popoli e tra i popoli nonché di una ritrovata unità dell'assemblea parlamentare nell'ambito delle relazioni UE/Russia. Gli emendamenti presentati da Olivier Dupuis, da noi radicali, e sottoscritti da oltre 100 parlamentari di tutti i gruppi sono ora parte integrante e sostanziale della delibera di indirizzo odierna del Parlamento Europeo alla Commissione ed al Consiglio dell'Unione Europea per le relazioni con la Russia. Essi chiedono, da una parte, l'esame del piano di pace presentato da Akhmadov e Maskhadov sul quale il partito radicale transnazionale ha raccolto più di 17.000 adesioni in tutto il mondo e di farne rapporto in tempi brevi al parlamento, e dall'altra, di riconoscere come atto di genocidio ai sensi delle convenzioni internazionali la deportazione del popolo ceceno voluta e ordinata da Stalin giusto sessant'anni fa. Il Parlamento Europeo ha così dimostrato di riconoscere la forza della sola strada percorribile nella risoluzione di un conflitto che altre istituzioni e governi europei perseverano colpevolmente nell'ignorare, avallando l'equazione separatismo-terrorismo di cui l'immutato imperialismo russo si schermisce. Ha vinto per una volta l'Europa nonviolenta, l'Europa della responsabilità, non quella della pretesa realpolitik nei confronti di Putin''.

    Adriano Sofri, lodando questa vostra ultima iniziativa, ha scritto che il problema dei radicali è forse stato quello che ''non hanno nulla di cui pentirsi''. Un problema in Italia, dove chi invece viene da un passato con tante cose da farsi perdonare, resta comunque vicino al potere. Pur avendo avuto ragione su tanto, voi ora siete fuori dal Parlamento e restate sempre fuori dalla stanza dei bottoni. ''Quando sto per strada, mi fermano ogni dieci metri: onoré voi che riuscite sempre a fare tutte le vostre cose… Abbiamo cioé l’immagine di quelli che sanno lottare e ce la fanno''.

    Quindi in Italia si possono ottenere grandi obiettivi politici pur restando lontano dal governo? ''Sí, ma tanto é vero che il sistema ha elaborato una difesa, che è quella che io chiamo la Suprema Cupola della mafiosità partitocratica che é la Corte Costituzionale, che fa dei golpe continui contro la possibilitá del paese di esprimersi. Perché se si esprime scoppia il casino radicale''.

    Partitocrazia, la parola piú usata da Pannella. C’é differenza nel dirla prima del ‘92-’93 e ora? Insomma che differenza c’é nella partitocrazia italiana dopo la scomparsa dei partiti storici e l’avvento di Berlusconi: ''Nisciuna, come dicono dalle mie parti.''

    Ma che cos’é la partitocrazia? ''Usando un linguaggio che non è il nostro, ma giacobino, è quando invece che la nazione e l’individuo, c’è la fazione, il partito a fondamento di tutto quanto. C’è la persona nel sistema maggioritario, dove un individuo fa parte di un partito o di un altro ma come individuo deve lottare. Il presidente degli Stati Uniti ha a che fare con 50 altri presidenti eletti come lui. Governatori che hanno tutti gli attributi. In Italia abbiamo vinto un referendum per passare al sistema americano e l’indomani che cosa hanno fatto? Hanno avvilito la legge maggioritaria facendo i trucchetti, con le schede dove tu voti i partiti etc etc Ora è la democrazia europea continentale ad avere questa caratteristica, cioè è fondata sulla fazione, sul partito.

    Berlusconi nel ’94 ha usato tutti i nostri temi. La partitocrazia, il partito liberale di massa, la corruzione, l’indipendenza del magistrato violata dal partito dei magistrati, e ora della Casa della Libertà nessuno osa più dire che è liberale, neanche loro. Quegli altri non lo sono mai stati. In realtà quella italiana è una Repubblica di mono partitismo imperfetto. Che si è formata nel 47-48 e continua ancora così.''

    Berlusconi un mese fa ha festeggiato i dieci anni di Forza Italia e della sua ''discesa in campo''. Allora fu una scelta giusta e necessaria o sarebbe stato meglio che fosse rimasto in tribuna?

    ''E’ vero che noi abbiamo applaudito la campagna di Berlusconi, ma perché tutti potevano riconoscere che era fatta tutti suoi nostri temi. Lui al nostro congresso dichiarò che lo avevamo convinto, sistema maggioritario assoluto secco ad un turno… Ora molta gente, ricordando quel Berlusconi, è delusa. Quello di oggi non ha più nulla a che vedere con quello del ’94. Io sto ancora tentando disperatamente di cercare dei segmenti di accordo, ma lui ormai ha il terrore di Emma Bonino e dei radicali. Noi vorremmo andare alle europee con un partito all’americana, insomma una scelta tra i due. E le nostre condizioni sono queste: la riforma maggioritaria assoluta.. Poi sistema federalista, quindi antigiacobino e contro lo stato centralizzato. E poi la fine, e questo vale soprattutto per l’Europa, la fine di ‘Monaco’, della politica di appeasement nei confronti di certi regimi. Ecco quindi l’organizzazione mondiale delle democrazie, con tutta la carica non violenta dell’interventista. Sì perché il non violento ghandiano, è un interventista antipacifista. E’ ora quindi di dire che sì bisogna bombardare quotidianamente, ma di informazione e comunicazione non di bombe. Io sono aggressivo ma bisogna stare attenti, con la televisione, radio e altro con messaggi intransigentemente democratici, liberali e pacifici. Nel senso che non ritengo che l’arma militare oggi, anche la più sofisticata, possa rendere per chi la usa''.

    Allora niente più alleanze con Berlusconi? ''Malgrado che lui manifestamente si faccia troppe canne, noi dovremmo comunque trovare un segmento di accordo. Per esempio nella politica internazionale. All’Onu per esempio. Ma lui ha fatto fuori di fatto la candidatura di Emma Bonino per commissario dei diritti umani. Invece devo dire che Prodi, che noi mettiamo nei guai per l’affare Telekom Serbia, ha cercato di darsi da fare per Emma con Annan''.

    Possibile bissare l’8% raggiunto dalla Lista Bonino nelle ultime europee?

    ''Noi ci siamo riusciti per una nostra trovata. In Italia non si capisce la gravità della situazione. Siamo stati troppo bravi, abbiamo avuto una serie di trovate, ma ricordiamoci anche della Corte costituzionale. Ricordiamo quando la corte non ci ha permesso di cambiar i codici fascisti. E’ stato un golpe storico''.

    E sulle ultime proposte del governo in materia di riforme della giustizia che pensa ora Pannella?

    ''Premessa: il Consiglio superiore della magistratura è un organo sovversivo ed eversivo. Noi siamo in una situazione istituzionale in cui il giudice non è un cittadino rappresentato dal Parlamento ma è un cittadino privilegiato che è rappresentato dal Csm. Ma siamo pazzi? Pazzi! Quello è un organo di autogoverno amministrativo del magistrato. Oggi il magistrato invece è fregato, perché è politico, partitico e di fazione. Berlusconi l’ultima lapide se l’é fatta quando 4 anni fa avremmo stravinto il referendum sui magistrati e la separazione delle carriere. Avemmo il 75% dei sì, ma grazie a Berlusconi non raggiungemmo il quorum, una regola che esiste in Italia ma non certo qui. Lui allora disse che non si doveva risolvere la questione con l’accetta referendaria, disse datemi la maggioranza e io la risolverò in Parlamento. Ora stanno a piatire compromessi che non risolveranno il problema… Anche Falcone era per la separazione delle carriere. Quindi è inutile criminalizzarla. Noi la volevamo fare, ma Berlusconi ha trattato il problema come se fosse di mercanteggiamento. Adesso è fottuto.''

    ''In Italia accadono dei fatti che la scienza politica non vuol vedere. La Costituzione, non a caso, ha detto che il Csm è presieduto dal presidente della Repubblica. Oggi il Csm è presieduto da un vice presidente che fa le veci del presidente, ma evidentemente poi non è il presidente che ne cura il rapporto, ma è la presidenza. In Italia abbbiamo la Presidenza della Repubblica, con il segretario generale, che manda da due settennati, e quello prima non c’era bisogna che lo mandassero, il presidente a fare una cosa non costituzionale, parlare all’opinione pubblica tutti i giorni. Il potere viene amministrato tutto quanto nel palazzo di Roma. Quando ci sono stati problemi per i referendum con la Corte costituzionale, per esempio con quello sulla Guardia di Finanza, quando la Corte lo aveva autorizzato, e poi nella notte, come ha raccontato l’ex presidente Baldassarre, andarano dall’attuale segretario generale Gifuni, dei generali della guardia di finanza, e l’indomani mattina si è cambiata la decisione che era stata resa già pubblica il giorno prima. E c’è la Presidenza della Repubblica che si preoccupa di tagliare le unghie ai presidenti della Repubblica, come nel caso Sofri (sul potere di concedere la grazia, ndr) e non solo''.

    C’è chi dice, come Berlusconi, che in Italia tra politici e magistratura c’è in corso una guerra civile.

    ''Noi è da trent’anni che usiamo espressioni del genere, parliamo del caso giustizia in Italia, di Tortora e così via. Il Csm sovversivo, la suprema cupola della mafiosità partitocratica della Corte costituzionale, lo diciamo da molto. Poi i presidenti della Corte, quando escono, vengono a Radio Radicale a collaborare con noi. E ora noi chiediamo all’Europa, all’Osce, con il sostegno dei parlamentari di tutti i gruppi, di monitorare l’Italia, prima e durante le elezioni. Noi riteniamo, che se noi ci vogliamo ritrovare con la democrazia reale, con lo stesso rapporto che il comunismo reale aveva con il comunismo, la democrazia si deve automonitorare. Io dico, da una vita, che in America il sistema politico istituzionale è tale che anche se una volta viene eletto un modesto presidente, come Truman o il fondamentalista Bush, potrebbe essere corretto dal sistema. Ma può arrivare il momento in cui tutti i sistemi politici crollano. Per questo do ragione a Kerry quando Bush vuole cambiare la Costituzione. E’ un calcolo, ma il calcolo di un fondamentalista…''

    Il problema dei media in Italia è da sempre un pallino radicale, che già decenni fa si imbavagliavano davanti alle telecamere della Rai. Con Berlusconi la situazione è più pericolosa? Una legge sul conflitto d’interessi risolverebbe la questione? ''Nel ’94 Belrusconi disse che entro 100 giorni avrebbe risolto il conflitto di interessi. Sono passati dieci anni. Quando venne sbattuto fuori dal governo da un presidente della repubblica infame che io avevo fatto eleggere, l’unica cosa che non mi perdonerà qualcuno lassù se veramente ci sta. Sui media, ho sostenuto due cose: una che era Fedele Confalonieri (presidente Mediaset, ndr) a dettare le tattiche politiche a Berlusconi sui media e non viceversa. Ora quando Berlusconi fu cacciato via dal governo in modo aberrante e lui non seppe difendersi fino ad un anno fa, dicevo, anche davanti al Parlamento Europeo: una cosa è la proprietà del media e un’altra cosa è la gestione. Ora io che da trent’anni andavo alle procure della repubblica per denunciare l’attentato ai diritti civili dei cittadini da parte della Rai tv e del servizio pubblico, lo facevo perché ci credevo ed era vero, ma i magistrati sono sempre stati venduti. Ma appunto io dicevo state attenti, non potete criminalizzare Berlusconi per i suoi organi di stampa e tv, fatti da gente come Maurizio Costanzo e altri. Però devo anche dire che nel ’94 dissi che questa destra, per un anno o due non è pericolosa. Sono passati dieci anni. Adesso lo è. E infatti, Silvio disperato adesso userà le sue tv come sta già facendo. Mettendo al centro della politica la partita del Milan, e poi si fa le canne e ne dice una e distrae dai reali problemi. Kerry rimprovera a Bush che si inventa un diversivo con i gay. In Italia è peggio. C’è una realtà che vede aumentato il quoziente antidemocratico nella politica italiana, rispetto a quello che tutti quanti prima avevano sempre creato. Cioè Berlusconi diventa l’ultimo di loro con questo rovesciamento apparente. Ha sempre detto che anche prima c’erano i palermitani e i corleonesi. Beh, adesso lui è un corleonese ed è arrivato il momento nel quale tutte e due le bande si devono difendere dal popolo. Litigano, si ammazzano, come si usa in tutte le malavite. Quello che gli rimprovero è che Berlusconi è un perfetto continuatore di coloro contro i quali era stato accolto come fosse una speranza. Dove passa anche lui, fili d’erba non ne crescono.''


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