di Gu.Ve.
Il senatore a vita Giulio Andreotti si “inchina” al diktat del cardinale Camillo Ruini e della CEI; il presidente della Camera Pierferdinando Casini, che non vuole essere da meno, si genuflette. Spogliandosi, evidentemente, del suo ruolo istituzionale, scende in campo e con una lettera a “Repubblica” fa sapere che “sul referendum Ruini ha diritto di parola”.
PerchĂ©, qualcuno ha impedito al cardinale di parlare? C’è chi questo diritto di intervenire sul dibattito attorno alla legge 40 sulla fecondazione assistita, lo contesta? Il presidente Casini scrive: “Ebbene, per una sorta di privilegio rovesciato, solamente alla Chiesa cattolica si contesta in radice la possibilitĂ stessa di esprimerse la propria posizione al riguardo”. Ma che film ci sta raccontando, il presidente Casini? Ma la guarda la televisione, li legge i giornali? Ma di che cosa sta parlando? Quale impedimento, quale limitazione?
La lettera del Presidente contiene una serie di affermazioni spericolate che conviene trascrivere:
“…Tutti hanno ampiamente e liberamente espresso la propria opinione in proposito e non è mancato il contributo degli operatori dell’informazione…Ne è nato un confronto sereno, che mi sembra si stia svolgendo secondo le regole di una democrazia matura…”.
BisognerĂ fornire quanto prima al Presidente Casini i dati relativi alle presenze nei dibattiti televisivi del tema: “Referendum legge 40”. BisognerĂ fornire il “minutaggio” concesso a Marco Pannella o a Luca Coscioni, a Daniele Capezzone o a Marco Cappato; bisognerĂ fornirgli i dati delle presenze ecclesiastiche, e i confronti che si sono avuti. E chissĂ se parlerĂ ancora di libera e ampia espressione e confronto sereno.
L’invito a disertare le urne al referendum; l’estensione di questo invito anche ai non credenti (“Il non voto ci sembra una scelta essenziale per raggiungere seriamente un risultato”) sono un’indebita interferenza e una clamorosa violazione del Concordato. “Chi chiede alla Chiesa di limitarsi a formulare indicazioni di principio e di non pronunciarsi invece sui comportamenti conseguenti”, dice il Presidente Casini, “compie una semplificazione intellettuale comoda, ma senza dubbio incoerente”.
Al Presidente Casini si deve e si vuole ricordare che non è in discussione il diritto della Chiesa di essere guida e fornire “insegnamento” al fedele e al credente. Quello che si contesta è che il cardinal Ruini, la CEI, la Chiesa cattolica, il Vaticano si trasformino in partito e scendano in campo dando perfino indicazione su come occorre comportarsi in caso di consultazione.
E’ grave questo rovesciamento dei fatti, questa falsificazione di quel che accada sia fatto dal Presidente Casini il cui equilibrio e la cui discrezione, in passato non abbiamo mancato di apprezzare. E’ grave – ed è un inquietante sintomo dei tempi che tocca vivere – che anche lui abbia deciso di seguire le orme del Presidente del Senato Pera.
Stanno minando la laicitĂ dello Stato, e fanno un gran male alla Chiesa stessa, dice l’arcivescovo emerito Giuseppe Casale intervistato dall’ “Espresso”. Meglio non si potrebbe dire.
In pillole, per non dimenticare:
“Troverei singolare che ai vescovi fosse impedito di dire la loro sulle materie che riguardano la bioetica. Per quale motivo chi ha una responsabilitĂ così grande nella comunitĂ italiana dovrebbe su materie come queste, tacere? Per quanto riguarda le elezioni, voglio sottolineare che l’atteggiamento della CEI è di equidistanza” (Francesco Rutelli).
“Nessuna ingerenza. La CEI da tempo ha ribadito che il dovere di un cattolico chiamato a far scelte politiche è quello di difendere i suoi valori. Non c’è piĂą l’unita politica dei cattolici. Ma c’è ancora chi fatica a distinguere la laicitĂ delle istituzioni da un certo laicismo, e chi, in malafede, pensa che difendere i proprio valori sia entrare indebitamente nell’agone politico” (Gianfranco Fini).
“Sulla bioetica e nella campagna referendaria contro la legge sulla procreazione assistita non è in discussione il diritto della Chiesa cattolica di esprimere la propria opinione, così come non è in discussione però il diritto del Parlamento di legiferare e di chi pensa che l’Italia ha bisogno di una buona legge sulla fecondazione assistita come c’è in tanti altri paesi europei” (Piero Fassino).