Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  domenica 26 marzo 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
La protesta laica (5)

di Gabriele Pepe

Legittimità di una campagna laicista

 

Esposte le varie forme di protesta laica, noi potremmo domandarci quale sia oggi la situazione in Italia, se sia giustificata questa attiva campagna anticlericale, laicista che si viene svolgendo da più parti con diverse vedute ma con un nemico comune.

 

Noi laici protestiamo oggi, come ieri protestarono i nostri padri, contro tutte le forme di clericalismo: immutate restando le posizioni clericali, immutate restano le posizioni anticlericali. Ma due grandi differenze che non possono essere taciute separano la nostra lotta anticlericale da quella del Risorgimento e dell’immediato post Risorgimento: 1) l’Italia era allora una nazione unitaria e in ascesa, l’Italia è oggi una nazione che con un atto di follia e di suicidio si va di nuovo frazionando in staterelli regionali. Essa è in paurose condizioni economiche, paurose condizioni finanziarie, paurose condizioni sociali; lotte tra rimasugli fascisti e antifascismo: lotte di classe, volontà da una parte di una riforma agraria e volontà, dall’altra, di non farla (e riusciranno questi ultimi quando l’Italia si sarà dato un mastodontico ordinamento regionalistico che porrà le regioni più bisognose della riforma nelle mani dei padroni); miseria senza fine di ceti operai e di ceti medi impiegatizi; tracollo della piccola proprietà. In questo stato tristissimo di cose vogliamo inserire anche una lotta anticlericale che può assumere proporzioni che non è possibile prevedere? 2) E’ innegabile che la maggioranza degli elettori italiani ha votato per la DC e per gli altri partiti che professano il confessionalismo dello stato (chiamiamoli partiti, anche se essi, con immagini belliche, si chiamano fronte). Ma gli italiani che hanno votato per la DC volevano proprio la teocrazia, volevano proprio che si facesse scempio della scuola, che si esaltassero i rottami di un passato che sembrava tramontato? Questo, secondo noi, è il problema cruciale. Qui si vedrà l’intuito politico della Curia e dei dirigenti della DC. Hanno ragione a comportarsi come se il popolo italiano avesse cancellato il suo Risorgimento? E’ anche se i dieci milioni che hanno votato contro il Risorgimento volevano veramente il trionfo del Sillabo, è da augurarsi una vittoria dello spirito del Sillabo?

 

Noi non vogliamo la lotta anticlericale fuori del limitato campo culturale dove è possibile discutere serenamente; ma non vogliamo neppure la conquista clericale dell’Italia. E’ possibile conciliare le due esigenze? Ci ostiniamo a pensare di sì, solo che la chiesa lo voglia. Basta che essa si comporti in Italia come in America o in Inghilterra; tenti la conquista delle coscienze con la forza dei suoi insegnamenti, sia più forte spiritualmente dei laici, sia moderata, dimentichi il Sillabo e si ricordi dell’Evangelo. Noi che cediamo alla sola missione terrena dell’uomo, vogliamo che la nostra fugace esistenza sia vissuta non felicemente, ma liberamente; noi sappiamo che la nostra effimera esistenza si collega al passato e al futuro di altri esseri che vissero o vivranno nella stessa nostra patria, con le stesse nostre idealità, che soffrirono e soffriranno ogni volta che la libertà sarà stata violata a danno del laico o del cattolico; noi sappiamo che, poiché la sorte ci ha fatto vivere in un’età in cui la libertà pericola, noi dobbiamo difenderla senza fare né gli apostoli né i martiri (come ho già detto) ma umilmente, ciascuno al suo posto. Perché la chiesa deve essere dall’altra parte della barricata? Perché gli interessi terreni e di casta devono contare più della parola di Cristo? Tante volte nella storia d’Italia la chiesa si è trovata al bivio di essere pro o contro l’Italia, oggi, il bivio, il dilemma è tragico, è impellente. Sentirà la Curia la voce dei padri che già le imposero il Sillabo o ascolterà la voce di Alessandro Manzoni, di Rosmini, di Ozanam? Noi ci proponiamo un quesito politico: fuori di ogni chiesa, amici alle chiese riformate perché in esse riteniamo che sia una politicità non pericolosa al laicismo, noi senza unzioni, riconosciamo la grande forza del cattolicesimo e speriamo che carità patria e vera religiosità illuminino le menti di coloro che con la loro intransigenza possono o no scatenare una nuova bufera di odii civili in questa disgraziata terra che è l’Italia.

 

5) Segue.

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