Ho avuto il dispiacere di partecipare il giorno 5 giugno a San Dorligo in provincia di Trieste ad un incontro tra i cittadini ed i rappresentanti di Gas Natural a riguardo del rigassificatore. Dico “dispiacere” perché coloro che si attendevano domande tecniche o di impatto ambientale o di valutazione strategiche sulla liberalizzazione del gas, si sono trovati accerchiati da una terrificante accozzaglia di luoghi comuni dove un ammasso di cittadini, in modo scomposto e disordinato tirava fuori il peggio di sé. Insomma, si è parlato di bombe, di territorio inquinato, di articoli di giornale (scritti male e letti peggio), di politici corrotti e corruttori, di kamikaze e bazooka. In definitiva un incontro con la popolazione dove le poche e confuse idee che regnavano in platea erano il peggio che si possa immaginare in termini di opinioni concepite irrazionalmente per partito preso e che impedivano una valutazione critica obiettiva e serena sul tema in oggetto. Ciononostante, cercherò di fare un breve resoconto di questo incontro partendo proprio da alcuni preconcetti dei nostri concittadini, in modo da evitare in futuro altre spiacevoli situazioni del genere.
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Dopo una breve e tutto sommato chiara esposizione di cos’è e come funziona un rigassificatore e degli elementi di sicurezza intrinseci alla tecnologia che hanno, il dibattito si apre improvvisamente con un signore che dal fondo della sala chiede, vociando, a quante bombe atomiche equivale una metaniera che viaggia per il nostro golfo. Questa domanda che all’apparenza potrebbe risultare anche buffa, o quanto meno spassosa, in realtà aizza una non comune reazione a catena dove si è sentito in pochi secondi di tutto e di più. I tre rappresentanti di Gas Natural si sono trovati di sorpresa accerchiati da una serqua fondamentalista affascinata dalle proprie tesi a deriva ambientalista: un ammasso di persone che in cinque minuti erano disposti a distruggere anni di studi e che mostravano uno spirito inquisitore e terrazzaro degno di un medioevo che credevo non ci appartenesse. Mi chiedo come sia possibile che persone singole delle quali conosci (e riconosci) un comportamento normalmente civile, quando poi si trovano in un gruppo presunto ambientalista si manifestano invece nella forma cialtrona dell’interdizione del pensiero altrui e svillaneggiano con foga ideologica ergendosi a novelli pianificatori capaci di usare solo i propri preconcetti e di credere di usare la conoscenza altrui meglio di chi ne è titolare. Uno spettacolo obbrobrioso.
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A turno e pazientemente i tre ingegneri di Gas Natural hanno comunque risposto come potevano alle bizzarre domande che il popolino arrogante e illiberale faceva loro. Ad ogni risposta chiara e documentata, seguiva dal fondo della sala i soliti scuotimenti della testa e una serie di improperi irriferibili. Non c’era niente da fare. Ormai il millenarismo ambientalista nazionalsocialista aveva deciso che i tre figuri erano i rappresentanti del male e che venivano come terroristi travestiti da ingegneri a metterci le bombe sotto il sedere. E magari volevano anche guadagnarci dall’operazione. Che disgusto! Anzi, che orrore! Probabilmente i tre filibustieri erano anche d’accordo con alcuni loschi politici per spartirsi la torta di tangenti a spese della salute dei nostri figli! Che schifo!
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Dopo un po’, un’altra ondata di luoghi comuni prese il sopravvento. Non contenti di aver ricevuto risposta anche alle domande più assurde e non pertinenti nei riguardi di questi tre malcapitati, come quelle date sulla sicurezza o sul terrorista camuffato che si infiltra e cose del genere, i teppisti del pensiero ambientalista unico, si applicarono su un altro versante: alla disponibilità assai corretta di mettere lo studio di Gas Natural in mani dei tecnici della Regione, della Provincia e del Comune e anche dell’Università di Trieste, i fondamentalisti dell’ambiente tirano fuori il concetto delle bustarelle! Proprio così, alla proposta di dare lo studio all’Università qualcuno dal fondo della sala sbraita “alla bustarella!”.
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Neppure ebbero miglior sorte le considerazioni sul fatto che siamo legati mani e piedi a solo due fornitori monopolisti l’Algeria e la Russia e che nessun altro paese di Europa è così indifeso di fronte alle proprie carenze energetiche e così esposto nell’avere solo due fornitori. Consegnarsi all’Algeria o alla Russia potrebbe rivelarsi un suicidio strategico dal punto di vista energetico, ciononostante, non c’è stato niente da fare. Non si passava, la popolazione si era barricata con lo scolapasta in testa e la c.d. sindrome del nimby (Not In My Back Yard – non nel mio giardinetto dietro casa) aveva preso il sopravvento.
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Siccome di fronte alle risposte tecniche, non si può argomentare e magari si rischia di fare brutta figura, i teppisti del pensiero ambientalista unico con spirito ripugnante di setta e volontà di chiudere ogni tipo di discussione, incominciarono a vociare: “perché non si mette il rigassificatore a Bibione?”, “o a Rimini”. Qualcuno gridò “a Portofino!”, e poi qualcun altro “in Sardegna”, “Sì, nella villa di Berlusconi!”. In pochi istanti si screditava il progetto senza alcuna argomentazione non dico scientifica ma almeno logica. E la cosa peggiore è che ciò accadeva con un consenso generalizzato da fare invidia anche alle maggioranze bulgare.
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Infine, di fronte a tanto spirito forcaiolo, decisi di prendere la parola solo per dire che non andava bene il modo nel quale si stava discutendo, perché nella sala in realtà c’era gente che non voleva sentire spiegazioni e anche se i tre malcapitati avessero portato Gesù Bambino in persona, comunque non ci sarebbe stato scampo per loro. Dissi che la situazione mi ricordava molto l’episodio di Galileo quando cercò di dimostrare che due oggetti di peso diverso cadono comunque alla stessa velocità e nello stesso tempo. Anche là non c’era niente da fare: la credenza popolare era talmente forte e radicata che era impossibile convincere la gente, nonostante il brillante ragionamento per assurdo e nonostante che Galileo in persona salì poi sulla Torre di Pisa per buttare giù due biglie dal peso di una libbra e di cento libbre che poi caddero praticamente uguali. Insomma, stavo cercando di argomentare e di mostrare il comportamento irrazionale e lo spettacolo tutto sommato indecoroso che si stava offrendo quando all’improvviso incominciai ad essere lapidato da una serie di improperi da parte dell’assemblea. Mi difesi dicendo che il fatto di venire attaccato e di non lasciarmi parlare era la dimostrazione di un comportamento fazioso. In quel momento si alzò un anziano signore che peraltro poco prima aveva parlato in maniera incomprensibile ed esordì con un “Lei non sa chi sono io!”. Io dissi di no. E lui: “Dunque lei è un ignorante”. Poi, si presentò come un ex professore universitario, e, dopo avermi interrotto, mi attaccò dandomi del maleducato (si vede che i professori universitari possono interrompere senza esserlo) e mi disse che il riferimento al processo di Galileo Galilei (?) era improprio e poi che tale processo non fu mai celebrato e che si tratta, come noto, di una fandonia della storia (?!).
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Mi sono cadute le braccia, non mi riferivo al processo di Galileo bensì alla sua dimostrazione del principio di inerzia, tuttavia questo anziano buzzurro intellettuale (nel senso di forestiero dell’intelletto) mi dà dell’ignorante! Tipico comportamento da bolsi cultori del presente: in sostanza, non sapendo argomentare mi fanno trovare davanti un banditore asino e inconsapevole del nichilismo da salotto che era assolutamente incapace di organizzare il benché minimo pensiero e quindi di riuscire parlare come lo intendiamo noi umani, negando addirittura l’esistenza del processo a Galileo! E’ proprio vero che l’imbecillità ha una sua consistenza biologica e naturale e da essa non sfuggono neppure i professori.
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Dato che l’esimio professore riusciva solo a blaterare, gli propongo attraverso questa lettera aperta alla popolazione, che smetta di cianciare e si dedichi a scrivere un paio di pensieri, ammesso che ne abbia e sia in grado di farlo, in modo da poter fare una discussione degna di questo nome sull’argomento in questione. Professore, chiunque lei sia, spero per il suo bene che in quel incontro non ci fossero microfoni accesi, altrimenti le assicuro che metterò dappertutto le sue parole affinché restino immortalate nel bestiario internet. Forse rileggendosi o riascoltandosi capirà che è ora che ritorni da dove è venuto. Coloro che l’hanno portata in giro come una Madonna perché pensavano di dormire sugli allori forti di un professore universitario, hanno commesso una grossa sciocchezza, lei è uno che può solo andare con altri vecchi a batter carte la domenica. E deve sperare che quando l’inverno arriverà , al presidente algerino Bouteflika non gli passi per la testa di raddoppiare il costo del suo gas, giacché in tal caso emergerà che la sua veemenza gasfobica era solo una formula vuota, che nascondeva ipocrisia, cinismo e persino malafede. Quelli che ora la utilizzano come scudo, disincantati, si riscalderanno con il gas delle metaniere che lei per prima aveva osteggiato con tanto furore senza sapere cosa faceva e cavalcando l’onda emotiva dell’ambientalismo cialtrone e oscurantista e quando un giorno l’eutanasia sarà libera, vedrà che i suoi stessi ingrati sodali si dimenticheranno da che parte stavano e le chiederanno di avere almeno il buon gusto di togliere il disturbo.