Notizie Radicali
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  martedì 29 agosto 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Rigassificatori: TRST JE NAS

di Walter Mendizza

Von Clausevitz sosteneva che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Questo scritto vorrebbe palesare che i rigassificatori rappresentano per Trieste la prosecuzione della guerra con altri mezzi. Sì, perché c’è una guerra contro Trieste, è il conflitto di sempre, che ha radici lontane e che oggi si combatte in un altro modo. La contesa riguarda gli slavi che spingono per avere la nostra città e che ha visto, come è noto, la loro apoteosi nel mese e mezzo di invasione di Trieste da parte dei titini nel maggio del ’45, complice una armata anglosassone formata da neozelandesi che per ragioni inspiegabili invece di continuare verso Trieste, si fermò a Pieris. Sembrerebbe per ordini provenienti dallo stato maggiore inglese e connivente, forse, lo stesso Churchill che probabilmente (anche se non lo si potrà mai dimostrare) aveva promesso la nostra città a Tito all’insaputa dell’alleato americano, contraccambiandola con lo spezzamento del fronte sovietico attraverso il non allineamento.

 

La storia dice che quando Truman, il venditore ambulante diventato Presidente degli Stati Uniti dopo la prematura morte di Roosevelt, venne a saperlo pronunciò la famosa frase: “Trieste è troppo importante per lasciarla in mano a Mosca”. Dunque dette ordini di far sloggiare Tito immediatamente, pena l’arrivo dei suoi incrociatori nel nostro porto.  Tito, che era uomo intelligente, capì l’antifona e non volle mettere a repentaglio tutto il consenso che aveva costruito attorno a sé, inimicandosi gli americani. Fece buon viso a cattivo gioco e se ne andò.

 

Ma da allora la guerra per avere Trieste non è finita. Lo dimostrano le innumerevoli scritte che sono apparse negli anni del dopoguerra sui muri o addirittura nei campi di calcio: Trst je nas, ovvero Trieste è nostra. Come dicono gli psicoanalisti: il passato non muore mai.

 

Dall’altra parte del suo retroterra, Trieste non sta meglio. L’eterna rivalità con una regione, il Friuli, che è più pratica, più lavoratrice, più formica e meno cicala, ha inavvertitamente o forse sapientemente, creato una filiera di vittimismo intorno ai triestini che di conseguenza non fanno altro che guardare il proprio passato e sognare i tempi che furono. Una situazione chiaramente perdente. Come quella che ci propugnano in continuazione le associazioni ambientaliste del pensiero unico per cui tutto deve essere protetto, il nostro Carso, il nostro Golfo, il nostro passato. Non si deve fare niente che non sia a impatto zero. Come se l’impatto zero esistesse davvero. Corresponsabili i quotidiani e le riviste arrendevoli e qualunquiste che per vendere poche copie in più danno sfogo a tutte le nostre paure e non pubblicano neppure il dieci percento delle lettere che arrivano alla redazione che analizzano seriamente il fenomeno della rigassificazione e offrono importanti contributi al dibattito.

 

Con questo comportamento attuato con distratta bonomia e interessata indulgenza al falso ambientalismo che distrugge posti di lavoro invece di crearli, i soliti ignoti (o meglio, i soliti noti) non solo ci vogliono far crescere come cetrioli in salamoia ma stanno addirittura svendendo la nostra città davanti i nostri occhi. Una messa in liquidazione che abbraccia tutto il Paese di cui Trieste, ancora una volta, come nella prima e nella seconda guerra mondiale, rappresenta il perno dell’italianità. Con l’accordo tra Gazprom e Sonatrach, si è attuato il monopolio del gas. L’asse Russia-Algeria rischia di far sprofondare il nostro Paese “ad imbuto” in un futuro di schiavitù energetica aumentando la nostra dipendenza da paesi poco democratici come i comunisti russi o i musulmani algerini. I contrari ai rigassificatori vogliono favorire il riallacciamento attraverso la Slovenia che si è accordata con la Russia per attivare la rete dei gasdotti sul proprio territorio. Un altro paese ancora nella filiera dei rubinetti che può ricattarci. Questo spiega perché dalla Slovenia vengono a manifestare in casa nostra contro i rigassificatori.  Altro che solidarietà ecoambientale! Per loro Krsko è un problema inesistente. Una centrale nucleare a 130 km. da Trieste, fatta con la stessa tecnologia di Chernobyl, è un dilemma che non esiste, mentre un rigassificatore che non dovrebbe comportare alcun danno all’ecosistema, invece sì è un problema!

 

Infine, anche i sindacati appaiono incapaci di fare un tentativo di analisi, preferiscono parlare all’infinito del comparto unico del pubblico impiego o della Ferriera… perché per loro l’unico lavoro da difendere che assume visibilità deve avere tratti fordisti, ma quando una grande industria si affaccia all’orizzonte diventano vittime anch’essi del pensiero unico ambientalista. che ci racconta un sacco di panzane in un tranquillizzante consommè di convinzioni ecobuoniste che assopisce lo spirito e addormenta il cervello.

 

Così, accade che nessuno “vede” la riqualificazione della zona, cioè che si bonifica un’area assolutamente inquinata; oppure, accade che nessuno “vede” il lavoro che sopraggiunge, abituati come siamo a vedere quello che invece se ne va; e nessuno “vede” che il gas che arriva con le navi non comporta alcun pericolo (questo fatto è dimostrato scientificamente e statisticamente); così come non si vuole “vedere” che il GNL non può esplodere preferendo abbandonarsi ad ipotizzare improbabili scenari di evacuazione della città; non si “vede” il ruolo strategico per Trieste e neppure che l’approvvigionamento energetico sarà nel prossimo futuro la principale causa di conflitto tra i popoli… Insomma, quando si tratta di dare una alternativa tangibile a Trieste e al Paese, nessuno riesce a vedere più niente. Una giungla di satrapie ambientaliste ci ha cloroformizzati Ma qualcuno vuole dire ai triestini le vere ragioni per le quali si è contro i rigassificatori?

 

La verità è che non ce ne sono di ragioni. Neppure una. Chi si attarda nel comprendere la natura della posta in gioco dei rigassificatori, difficilmente potrà capire quanto questi assumano la connotazione di dispositivo politico freddamente pensato a tavolino e utilizzato come arma impropria contro la nostra città I nemici di Trieste vogliono farci cadere in quel imperscrutabile abisso in cui si mescolano il niente e l’assoluto dandoci a bere una difesa della nostra città laddove con una ideologia da bignami, ci propinano un raggiro agghiacciante, una turlupinatura unta a vaselina, un imbroglio ricoperto di ipocrisia

 

La veemenza gasfobica è una trovata di coloro che hanno saputo creare sapientemente la preconcetta ostilità verso i rigassificatori e così facendo, hanno ancora una volta regalato un’altra porzione di Trieste al nemico.

Ora Churchill è tra noi.