Riprendo il filo tirato da Federico Punzi nell’articolo di giovedì 14 settembre su “Notizie Radicali” dal titolo “Visioni contrapposte dell'Islam. Ratzinger prepara la Chiesa a un nuovo Medio Evo”.
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Ripesco come da un cupo pozzo e tiro su con qualche sforzo  un secchio colmo d’acqua che spero mi rinfreschi in questa discussione che a poche ore dalla scomparsa di colei che su questo tema “Noi e L’islam” ci ha speso vita, passione, rabbia e dolore, mi sembra quasi doveroso affrontare. Riprendo il seguente passaggio di Punzi e provo a fare un ragionamento, correndo il rischio di passare per una contestatissima – in casa radicale - Fallaci degli ultimi anni, o per un laico che lascia a desiderare come Ferrara, anche se non è così.
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“Quella del Papa è anche una straordinaria confutazione di un'idea di fondo sulla natura umana. L'aspirazione alla libertĂ e alla convivenza pacifica, secondo il presidente americano, sono principi universali che prevalgono nell'animo umano una volta rimossi gli ostacoli delle ideologie totalitarie. Secondo il Papa, invece, le popolazioni del Medio Oriente sono condannate a combattere la loro jihad in eterno, perchĂ© la jihad, intesa come diffusione violenta della fede, è un carattere teologicamente intrinseco alla religione islamica.
Per Bush quella di Bin Laden e dei fascisti islamici è in realtà «un'interpretazione estremanente superficiale dell'Islam», quindi un «problema ideologico», mentre per il Papa è un «problema teologico». Ricordando le parole dell'imperatore bizantino Manuele II Paeologo ["Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava... Dio non si compiace del sangue; non agire secondo ragione (logos) è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia..."], il Papa ammonisce che «la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole».
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Il Papa ha ragione, Bush ha torto, pur condividendo le speranze americane. Il Papa non ha applicato la fondamentale regola dell’etica della responsabilitĂ tanto cara a Weber, affermando parole che metteranno certamente in pericolo migliaia di cristiani e cattolici nel mondo per rappresaglie da parte di fondamentalisti, mentre lui starĂ comodamente al riparo in Vaticano. E per questo da capo di uno stato che non ha eserciti per difendere il proprio popolo sparso in ogni dove è risultato a dir poco avventato.
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Tuttavia ritrattare ora perchĂ© lo chiede il mondo islamico sarebbe assolutamente inutile e in definitiva dannoso per la dignitĂ della nostra democrazia. Per una volta Ratzinger ha affermato qualcosa di inconfutabile, estremamente vera nella sua semplicitĂ , pur non essendo condivisibile lo scopo per cui egli pronuncia le parole sull’Islam e le radici del fondamentalismo.
Il fine non giustifica i mezzi ovviamente, li prelude, così come è ovviamente chiaro che Ratzinger tenti goffamente di rispondere a fondamentalismo islamico con fondamentalismo cattolico, forse nel tentativo di usare la paura per lo scontro di civiltĂ con un rigurgito di cattolicesimo estemporaneo e raffazzonato. Il Corano però,Maometto, così come pure viene recitato nell’aneddoto raccontato sulle parole dell’imperatore bizantino Manuele II, preludono fini e usano mezzi decisamente diversi da quelli usati da GesĂą Cristo.
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Inutile parlare di pari prestigio, pari importanza, pari nobili scopi. Persino inutile dire che cristianesimo e religione islamica pongano l’uomo e le persone nelle stesse condizioni di amore, dignitĂ e rispetto, l’uno con l’altro e agli occhi di Dio. Si può portare pari rispetto, ma non si può attribuire al Corano la stessa portata rivoluzionaria del Nuovo testamento, non si può dire che Maometto sia quel genio che era GesĂą Cristo, a prescindere dalla fede di ognuno di noi. Non si può non considerare che il cristianesimo, benchĂ© oggi si dimentichi specie in ambiti ecclesiastici, è la base del laicismo, nel concetto del “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
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E non si può giustificare il fatto che mentre da noi la fonte del diritto è la costituzione e le radici affondano nel diritto romano,e che il diritto canonico si studia solo a giurisprudenza, e la Bibbia si legge nell’ora di catechismo, la fonte del diritto dei paesi arabi è il Corano.
Non si può proporre di mediare tra Corano e il concetto universale di libertĂ , laicitĂ , perchĂ© non sono contemplati in quel testo sacro. PerchĂ© GesĂą Cristo è morto su una croce e nel tragitto non si è fatto esplodere durante la via crucis. PerchĂ© non ha parlato dell’uso della violenza in nome di Dio.
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Nel Corano l’ atto di forza è mirabile, rispettabile, è fonte di diritto, Maometto è colui che combatte e chiedere a un Papa o a un uomo qualsiasi di riconoscere in Maometto una grande persona di pari dignitĂ a Gesù Cristo, sarebbe come domandare a un radicale di stimare allo stesso modo Fidel Castro e Gandhi. Semplicemente si racconta una bugia.
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Diceva la Fallaci: “Non tutti i musulmani sono terroristi, ma è un fatto che tutti i terroristi sono musulmani”. In questi giorni,quasi come una beffa, migliaia di musulmani che - così come per la questione delle vignette - scendono in piazza contro il Papa. Un Papa che a torto o a ragione dice quello che pensa, e ci mancherebbe altro.
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Del resto non capisco perchĂ© quando dal mondo musulmano arrivano segnali di forte intolleranza o di falsi storici nessuno da noi obietti se non dalle pagine di qualche giornale e quando avviene il contrario, peraltro dicendo qualcosa di intrinseco nella natura della religione islamica – nulla impedisce loro di professarla liberamente e ugualmente - , si scatena  mezzo mondo musulmano, con insulti, richieste violente di ritrattare come nei film di Bud Spencer “Altrimenti ci arrabbiamo”.
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Noi non dovremmo prendere ovviamente per oro colato quanto affermato da Ratzinger , si può anche contestarlo, ma dovremmo essere indignati dalla richiesta del mondo islamico di ritrattare.
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Abbiamo un rappresentante politico moderato come Casini che va dal capo iraniano che un giorno sì e l’altro pure inneggiando all’Islam e all’odio verso gli States, propone di radere al suolo Israele e irride l’olocausto e non diciamo nulla, e noi dovremmo essere tutti speranzosi che il Papa ritratti perchĂ© “altrimenti ci arrabbiamo”? Persino sul Foglio si prendeva giustamente ad esempio una frase pronunciata da Din Syamsuddin, presidente del Muhammadiyah, una delle piĂą grandi organizzazioni islamiche dell’Indonesia,ha chiesto al mondo islamico maggioritario moderazione.
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Ha affermato: “Che si scusi o no,la comunitĂ islamica ora deve provare che l’islam è una religione compassionevole”.
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Non mi sembra un granchè conveniente questo finto dialogo – finto perchĂ© ipocrita - con il mondo islamico.
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Sarebbe tanto piĂą schietto e per nulla violento, anzi con la sinceritĂ che si deve agli amici dire: il Papa, proprio perchĂ© l’Occidente è libero non ritratta. Qualcuno è d’accordo con lui, altri no. E’ il bello della democrazia. Come la mettiamo?
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Ma affrontiamo il vero nodo, che va al di là delle opinioni personali, delle simpatie per Gesù o Maometto, e persino al di là del concetto di rapporto pacifico e dialogo con il mondo musulmano. Il vero nodo laico è un laccio che stringe e strangola la possibilità di una mediazione vera tra persone arabe - e badate non musulmane, esistono arabi non musulmani come italiani non cattolici - e il concetto di democrazia.
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L’islam, i musulmani, i paesi arabi potranno accogliere la democrazia senza remore e senza timore di essere eretici quando il Corano sarĂ riposto in un cassetto, quando si vivranno le proprie convinzioni in pace, in coscienza, e quando quel testo non sarĂ piĂą fonte di diritto in ogni paese.
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Quando in termini legislativi preferiranno studiare il common law e non le sacre scritture, quando riscriveranno le loro costituzioni a partire dai diritti umani e civili.
Il che non significa che essi non siano capaci, non possano aspirare, desiderare la laicitĂ , la libertĂ , anzi, tutt’altro, ma è imbarazzante domandare una mediazione nel diritto, un suo miglioramento e un avvicinamento ai valori democratici, se non si supera la propria fonte.
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Chi si comporta in modo laico è effettivamente un eretico, ed è questo che noi occidentali non riusciamo a capire. Non si esporta la democrazia, si costruisce dalle fondamenta, e dalle fonti.
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L’estremismo certo è una esasperazione del Corano e lo offende, ma il fatto che riesca a trovare qualche appiglio nella sacra scrittura dell’islam dovrebbe farci riflettere sulla diversitĂ di livelli giuridici da cui si parte, e anche dal grado di evoluzione della religione cristiana.
Nessun punto del nuovo testamento, nessuna parola di GesĂą Cristo può giustificare ad esempio le crociate, o l’imposizione di punizioni corporali, o la pena di morte, su cui la religione cristiana e cattolica e l’occidente ha sbattuto ripetutamente la testa.
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Per quanto nella religione cattolica ci siano stati periodi bui di oscurantismo, come il Medio Evo, non c’è mai stato il problema di un vizio di fondo semmai di esegesi, di mala interpretazione delle scritture, o di arrendevolezza del principio laico o utilizzo della religione a proprio uso e consumo. Nel mondo musulmano non c’è solo il rischio dell’interpretazione, dell’uso a proprio uso e consumo - pratica peraltro utilizzata dai terroristi, da alcuni imam, dai fondamentalisti, jihadisti e persino capi di stato - ma di un testo che su certi argomenti è lapidario e non lascia alcun dubbio d’interpretazione e in mancanza d’altro resta la parola e il diritto.
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La religione cattolica e cristiana porta in sĂ© il seme per limitarsi, per crescere in uno spazio di coscienza e sociale ben definito,  quella musulmana non ha in sĂ© anticorpi per limitare il fondamentalismo. E’ qui che interviene la ragione e il buon senso dell’uomo, che deve passare necessariamente dalla negazione del loro sistema di fonti.