Titolo del Corriere della Sera: “Al Qaeda: distruggeremo le mura di Roma”. Titolo di Repubblica: “Al Qaeda minaccia Roma. I terroristi islamici: “Conquisteremo la capitale”.
Ancora: Il Giornale: “Al Qaida minaccia: conquisteremo Roma”; il Messaggero: “Al Qaeda: Conquisteremo Roma”. Il Tempo: “Al Qaeda minaccia Benedetto XVI e promette la conquista di Roma, Vogliono le Crociate”. La Stampa: “Al Qaeda: “Conquisteremo Roma”; e Il Mattino: “Al Qaeda: guerra santa a Roma”. Secolo XIX: “Al Qaida: conquisteremo Roma”. Fermiamoci qui, i titoli di un po’ tutti i giornali, come si vede, sono in fotocopia.
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Non vanno certamente prese sottogamba le minacce che sono giunte; anche perché c’è sempre qualcuno che alle parole fa seguire qualche fatto. In Irak, per esempio, si sono date alle fiamme immagini di Benedetto XVI, e naturalmente qualcuno le avrà premurosamente stampate e diffuse quelle immagini. Altrove si sono bruciate bandiere: tedesche, e anche americane, queste ultime vanno sempre bene. Dall’Iran si è alzata la voce del governo per chiedere al papa di ammettere di aver sbagliato. Poi Ahmadinejad conciliante, ha fatto sapere che l’incidente è da considerarsi chiuso; ma certamente c’è qualcuno, da qualche parte, abbia interesse a ulteriormente alimentare questo clima di odio e di intolleranza. Il disegno esplicito è quello di egemonizzare l’intero islam, imponendo una visione e una concezione feudale e violenta.Â
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Ci sono stati in passato il caso di Theo van Gogh, il regista olandese sgozzato perché colpevole di aver realizzato il film “Sottomissione”; quello di Salman Rushdie, condannato a morte da una fatwa. Sono solo due casi eclatanti tra i tanti che si potrebbero fare. E come dimenticare che il da poco defunto premio Nobel per la letteratura Nagib Mafhuz prima di pubblicare il suo ultimo libro si è dovuto “umiliare” a chiedere l’autorizzazione ai Fratelli Musulmani? Fino a qualche anno fa, a parlare di intolleranza islamica erano ben pochi, chi lo faceva pagava il prezzo dell’irrisione. E siamo alla situazione di oggi. Per fugare ogni equivoco: occorre battersi contro tutte le violazioni dei diritti di libera espressione, e le minacce all’arte e alla ricerca scientifica. La comunità del rispetto e della tolleranza nasce quando tutti sono liberi di potersi esprimere, e si nutre del piacere di questa libertà . Ma per tornare ai titoli dei giornali, e ai fiumi di inchiostro che sono stati versati: non si sta perdendo un po’ il senso della misura? Chi leggerà i giornali fra cinquant’anni legittimamente sarà indotto a credere che stiamo vivendo un tempo simile a quello della grande invasione ottomana in Europa, e che orde di islamici assetati di sangue cingono d’assedio Roma come cinsero d’assedio Vienna nel 1683.
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Nessuna censura, nessuna sottovalutazione, per carità . Ma bisognerà ragionare sul fatto che oggi, e nei giorni scorsi e in quelli che verranno siamo, siamo stati e saremo megafono dei proclami e delle idiozie che vengono spacciati via Internet; e che dunque siamo – consapevoli o no – un formidabile strumento di comunicazione di massa nelle loro mani. Si rinnova, con effetti che però possono essere molto più devastanti, il meccanismo che abbiamo vissuto nella stagione degli “anni di piombo”: quanto il nonviolento, il pacifico, non aveva diritto di cittadinanza e se ne mortificavano ragioni, proposte e iniziative; mentre il violento, proprio in virtù dei suoi comportamenti violenti, veniva beneficiato con il massimo di visibilità e conoscenza. Solo quando c’era da salvare la vita di Aldo Moro e di Giovanni D’Urso il “partito della fermezza” impose il black out. Prima e dopo, si pubblicava ogni sorta di documento, rivendicazione e risoluzione terrorista.
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Oggi si pubblicano e si pubblicizzano i documenti dei terroristi islamici, i loro propositi e parole d’ordine, anche quelle palesemente fantastiche come “conquisteremo Roma come abbiamo conquistato Costantinopoli”. In compenso vengono silenziati i tolleranti, i nonviolenti, i pacifici: quei musulmani rispettosi e tolleranti che a prezzo di infinite fatiche nei loro paesi lottano per la democrazia e la libertà , e che andrebbero sostenuti e aiutati; al contrario giorno dopo giorno li si abbandona al loro destino, stretti tra regimi autoritari e bande di terroristi fanatici.
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Ed è il silenzio, l’indifferenza e la censura che avvolge per esempio il Grande Satyagraha Mondiale per la pace lanciato da Marco Pannella. L’alternativa concreta e praticabile al disastro che si annuncia e prepara, così come “Irak libero” era l’alternativa, concreta e praticabile, al conflitto che ancora sta insanguinando quello sventurato paese. “Colpevoli”, i nonviolenti, di non minacciare nessuno; di non promettere e annunciare conquiste e stragi; di non inneggiare a guerre sante, “stretti” e semi-soffocati tra Talebani di Teheran e Talebani vaticani.