Ci sarà un terzo polo? La tentazione è forte e lo si vede dall’intesa tra il ministro Clemente Mastella (Udeur) con l’ex segretario Udc Marco Follini (ora Italia di Mezzo) e la federazione con i movimenti democristiani di Sandri, Fiori, Pizza ecc. Questo disegno politico della ricostruzione del centro provoca anche un certo mal di pancia negli altri partiti come nella meccanica quantistica che si riesce a dimostrare che un battito di ali di una farfalla negli Stati Uniti può determinare uno tsunami in Cina. Così la stretta di mano tra Mastella e Follini, provoca lo tsunami a Roma: rafforza lo smarcamento di Casini, muove la neonata associazione “Fare Futuro” promossa da Fini, provoca il rinculo di Fassino su pacs ed eutanasia e porta un monsignore nel convegno di Italia dei Valori di giovedì 14 scorso dove i discorsi di ideologia politica erano di centro che più centro non si può. Conclusione: in questo Paese non riusciamo a immaginare di governare senza il centro, che vuol dire senza il consociativismo democristiano.
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Dunque, non c’è niente da fare, per quante riforme si vogliano operare, queste dovranno aspettare perché tutto passa in secondo luogo giacché prima c’è la politica con la “p” maiuscola: quella delle gabbie ideologiche dove vengono imprigionati i poveri cristi in un mare di parole che significano sempre lo stesso. In spagnolo si direbbe: “mà s de lo mismo”.
Ma perché questo flusso e riflusso della politica? Perché ci si scanna per un posto al centro? In un Paese dove si governa per uno scarto di soli 24.000 voti, occupare il centro è come prendere possesso di una gran massa di votanti, quelli cattolici. Ha lo stesso significato strategico che nel gioco degli scacchi. Impossessarsi del centro è un modo per dominare su tutta la scacchiera e gli attacchi possono essere più facilmente portati sia a destra sia a sinistra. Perciò mentre altri vagano alla ricerca di una propria primazia e di un proprio protagonismo, Mastella e Follini giocano la loro partita mostrando agli idioti di essere capaci di anteporre il disegno politico della ricostruzione del centro a qualsiasi velleità di protagonismo personale. E gli idioti ci cascano.
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Ci si potrebbe chiedere perché accade questo? La risposta sconsolante è perché in Italia nessuno vuole la rivoluzione liberale e nessuno desidera avviare un cambiamento complessivo dell’intero sistema Paese. Si preferisce ritornare alla DC perché si stava meglio quando si stava peggio e non si riesce a dare un’interpretazione politica di ciò che sta avvenendo con la globalizzazione. Siamo fuori dal sistema mondiale, cloroformizzati nei testicoli, non siamo in grado di creare nulla, di concepire alcunché. Ciononostante la nostra classe politica preferisce cavalcare un Paese marcito e continuare a scontare le eredità negative che vengono dalla seconda guerra mondiale, piuttosto che avere il coraggio di affrontare con responsabilità politica e capacità di governo un vero processo riformista.
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Piero Fassino nei giorni scorsi ha sostenuto che è arrivato il tempo di due grandi riforme: competitività del sistema produttivo e produttività del sistema pubblico. Ha detto niente! In più ha aggiunto che su queste riforme “deve ruotare la cosiddetta Fase 2”. Dio! Ha avuto la temerarietà baldanzosa di dare un nome alle cose. Per noi italiani dare un nome è quasi come farle, crearle. Siamo un popolo di parolai, il rigore politico e culturale parte proprio dal linguaggio. Che incauto ‘sto Fassino! Ovviamente gli è saltato addosso addirittura Prodi: “non parliamo di Fase 2 … qui c'è un cammino che deve essere proseguito”, e poi scandendo la parola: “pro-se-gui-to”. Brutto affare quando Prodi scandisce… Insomma, non è piaciuta la doppia direzione indicata da Fassino. Eppure, che a Prodi piaccia o meno sarà necessario un cambio di ritmo. Sarà indispensabile un processo di riforme.
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Ma perché c’è estremo bisogno di un processo riformatore? Perché i nostri Costituenti venivano dall’esperienza del fascismo e avevano paura di dare potere a chicchessia. Dunque fecero una Costituzione dove manca con chiarezza la responsabilità politica e dove non c’è alcun bilanciamento dei poteri proprio perché non c’è alcun potere da esercitare! La Costituzione è stata concepita con fantasia tutta italica un sistema istituzionale di tipo matriciale invece che piramidale dove nessuno comanda. Una cosa inconcepibile in altri paesi soprattutto anglosassoni. Non è possibile che nessuno comandi. Occorre rafforzare l’esecutivo.
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Ha ragioni da vendere Pannella quando dice che il sistema è avariato, decomposto, andato a male, putrido e che il marcio sta nella partitocrazia, nella struttura del consociativismo e nel potere delle oligarchie. Prima i fascisti e poi i comunisti hanno applicato il principio che solo i partiti possono comandare, non le istituzioni. Ecco perché bisogna superare la destra e la sinistra che si portano dietro queste ideologie ormai superate. Perché vivono in un altro mondo e quello che è peggio, quella che è la iattura di questo Paese, è che ci obbligano a noi tutti a vivere in quel mondo di falsa contrapposizione ideologica. Ancora oggi, ancora adesso, ancora in questo momento, dicembre del 2006, se andate nel forum dei radicali del Friuli Venezia Giulia, radicalifvg.it, troverete che simpatizzanti dell’uno o dell’altro schieramento si insultano anche in maniera pesante, si minacciano con querele, vivono prigionieri delle vecchie gabbie ideologiche. Ma non ci rendiamo conto che è inutile parlare di destra e sinistra se nessuno è poi in grado di governare?
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A uno stato di eccezione corrisponde un linguaggio di eccezione. Il c.d. “tavolo dei volenterosi” è stato un esperimento linguistico di eccezione che se fosse stato dovutamente stimolato, capito e reso noto nella sua grande missione di raggiungere direttamente la gente spiegando in che razza di guai ci siamo cacciati, avrebbe trovato un notevole fattore di vitalità che avrebbe potuto svolgere un ruolo cruciale per indirizzare la politica. Solo un vero tavolo dei volenterosi avrebbe potuto avere il coraggio di spiegare alla gente a quanto ammonta il nostro debito pubblico, a quanto ammontano solo gli interessi sul debito pubblico. Si è tanto parlato di questa manovra finanziaria di 38 miliardi di euro e poi gli interessi sul debito pubblico sono quasi il doppio di tutta la manovra. Il tavolo dei volenterosi non è stato capito. Soprattutto non è stato capito dal governo, perché viviamo nella stolta contrapposizione tra destra e sinistra.
E’ proprio vero che l’opinione pubblica non ha quasi mai opinione.
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