Paolo Musumeci, segretario di “Rientro Dolce”, alimenta uno spassoso e piacevole dibattito con la sua prosa esilarante, facendo però una critica che ritengo un po’ sconsiderata ed alquanto impulsiva a riguardo gli interventi che mettono in dubbio gli effetti negativi ed i catastrofismi del riscaldamento globale. A scanso di equivoci e affinché resti chiaro qual è la posizione di Tecnosophia su questi argomenti, dico che siamo perfettamente d’accordo con “Rientro Dolce” sul fatto che siamo in troppi su questo pianeta. Siamo pure d’accordo che sarebbe fantastico poter ridurre la pressione sulle risorse (sempre scarse per definizione) che sono alla radice dei conflitti; ed infine, siamo d’accordo anche con la necessità di razionalizzare, risparmiare e soprattutto rinnovare e fare ricerca sulle energie rinnovabili.
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Fatta questa necessaria premessa, debbo subito dire che non siamo d’accordo in quanto al metodo. Non c’è la necessità di fare gli allarmisti e cavalcare il pensiero unico fondamentalista degli ambientalisti nostrani che non vogliono nessuna infrastruttura di nessun tipo nel nostro Belpaese. Checché ne dica Angiolo Bandinelli, con il suo appunto sul fondamentalismo irenista di Antonio Bacchi, secondo noi questa posizione (quella di Bacchi) ci appare meno intransigente, più collaborativa e volta ad evitare le tifoserie da curva che hanno ipotecato il dibattito in questi ultimi tempi.
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Approviamo lo slogan di “pannellizzare l’Italia” sia in senso di mettere pannelli solari sia nel senso di far calare nella popolazione il pensiero e le lotte di Marco Pannella.
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Nell’ultimo intervento, il “Global Worm” su “N.R.” n° 428, ho cercato di mostrare che gli scenari di un aumento della temperatura non sono affatto tutti necessariamente negativi. L’accusa di avere un global worm nel cervello, cioè un bruco, un tarlo che fa pensare solo alla causa antropica del warming e quindi un cervello bacato andava rivolta agli ambientalisti del pensiero unico e non certo a “Rientro Dolce”.
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Capisco che lo scenario del ripristino del passaggio a Nordest che collega l’America all’oriente risparmiando più di 7.000 chilometri, a molti non importi nulla; tuttavia si trattava di vedere il lato positivo delle cose qualora il riscaldamento globale dovesse dimostrarsi irreversibile. Riscaldamento la cui causa, ci teniamo a ricordare, non è affatto dimostrato che sia antropica. In ogni caso, che lo sia o no, non appare un atteggiamento scientifico addossarsi le colpe quanto piuttosto lavorare per rimediare la situazione.
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In sostanza la nostra critica risiede soprattutto nel fatto che la proposta di far decrescere in maniera significativa il genere umano avrebbe bisogno di almeno 500 anni se non di più, anche se si cominciasse adesso con politiche di informazione planetarie. Dunque l’accusa che le centrali nucleari non risolvono il problema energetico nel breve periodo perché ci vogliono una ventina d’anni per farle, appare francamente risibile.
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I motivi per i quali appoggiamo il rigassificatore on shore a Trieste sono tanti e si trovano sul nostro sito www.tecnosophia.org a cominciare della non pericolosità dell’impianto fino alla bonifica di una parte di terreno che altrimenti avrebbe costi impossibili da affrontare per qualsiasi industria desideri allocarsi nella nostra zona industriale. Appoggiare però la creazione di un rigassificatore non significa affatto che non si voglia razionalizzare o risparmiare o rinnovare.
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Infine, per quanto riguarda il K-gen la troviamo una soluzione geniale anche se non sappiamo se la sua industrializzazione sia fattibile, cioè se la cosa funzionerà oppure no in termini industriali. Tuttavia data la difficoltà di trovare finanziatori in questo Paese e la mancanza di Venture Capital, siamo disposti ad appoggiare una eventuale sottoscrizione popolare per finanziare la costruzione di un apparecchio del genere previa analisi dei costi e relativo business plan che, immagino, avrete senz’altro già nelle vostre disponibilità . In fondo fare una S.p.A. è questo. I soci di società di capitali non assumono responsabilità personale per le obbligazioni sociali perché essi sono terzi rispetto alla società e non possono, perciò, essere chiamati a rispondere di debiti altrui. In queste condizioni credo sia relativamente facile imbastire una sottoscrizione popolare e che lo strumento per avviare un progetto vero e proprio di messa in opera del K-gen sia proprio quello della natura giuridica dell’azione quale titolo di credito causale che rappresenta o incorpora la partecipazione sociale attraverso la divisione del capitale sociale in azioni. Qualora il K-gen non avesse ancora un suo business plan da presentare ad eventuali investitori, siamo senz’altro disposti a darvi una mano noi per la sua compilazione.
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In definitiva si tratta di aprire una sfida e vedere se siete o siamo in grado di portarla a termine. Altrimenti, si parla, si parla, si vuole arrivare, ma nessuno sa dove.