Pochi giorni fa, il Pontefice è intervenuto nel dibattito politico sollecitando alla coerenza ed al rispetto dei valori non negoziabili. In pratica ha fatto un fermo richiamo ai politici cattolici a non votare leggi “contro natura”, su matrimonio e famiglia. Verrebbe da chiedersi perché dopo che il precedente papa aveva dato qualche leggera parvenza di apertura e modernizzazione, con l'attuale papa, invece, si tenti di irrigidire tutto, addirittura cercando un ritorno al latino e ai canti gregoriani, che vengono visti da molti come un rientro nella "purezza" medievale. La crisi della chiesa cattolica è così profonda? Di solito sono le culture in agonia che cercano di estremizzarsi per serrare le fila. La crisi c’è, e forse se non agonia un certo tormento si avverte tra le gerarchie vaticane.
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I colpi di coda di questa ansia la vediamo nelle dichiarazioni baldanzose come quelle rilasciate dopo l’esito referendario sulla fecondazione assistita o nelle affermazioni recenti come quelle di non votare contro natura. A ben guardare si tratta di una rivalsa nei confronti del laicismo che viene precisamente dall’ultimo referendum. L’esito referendario sulla fecondazione assistita ha fatto sì che la Chiesa accampi sempre di più un ruolo pubblico molto attivo e si potrebbe dire persino troppo energico. Anche se a nessuno tra vescovi e cardinali importa se quel referendum non fu fatto fallire dai cattolici, ma dal più vasto e negligente pubblico di poltroni svogliati e astensionisti indolenti che sono la grande maggioranza dei pigri e qualunquisti del nostro Paese. Peraltro, il ruolo pubblico che la Chiesa rivendica sembrerebbe anche benaccetto alla maggioranza degli italiani.
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La constatazione da fare è che forse sia ora di non pensare più il cattolicesimo come un dato antropologico, ma sarebbe giunto il momento di analizzare, quando un papa (o chi per lui) prende una posizione, a chi egli stia parlando e quali interessi stia curando ed intendo interessi economico-politici. Il cattolicesimo, assediato ad est e sud dall'islam ed ad ovest dalle confessioni cristiane riformate non può pensarsi disgiunto dallo stato attuale del suo "essere-nel-mondo" che è in forte anisotropia. Perciò a nessuno interessa se il risultato del referendum fu in realtà un successo dell’astensionismo. Perché il problema è un altro. E’ illusorio pensare quanto sarebbe stato democraticamente utile che i credenti avessero cercato di argomentare, di ragionare, di far valere le loro convinzioni sulla scena pubblica. E’ falso e ingannevole pensare che sarebbe stato perfettamente ammissibile che sostenessero le proprie opinioni con valide e robuste argomentazioni che sarebbero state sottoposte al contraddittorio in pubblico. E’ tanto ingannevole quanto vano perché non ci sarà mai nessuna argomentazione. La Chiesa non vuole entrare nell’agone politico con ragionamenti stringenti ma con una sorta di monopolio della verità data dalla fede. Questo è il punto. Perciò la Chiesa risulta epistemologicamente “sorda” al confronto e perciò è difficile giocare a far politica con uno che dice che non fa politica ma invece la fa eccome, ma su un altro piano.
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Un gioco iniquo impossibile da battere come i treccartari delle fiere. Perciò bisognerebbe stanare la Chiesa con posizioni “radicali” forti: ad esempio, come si porrebbero i vescovi di fronte, non so, al longevismo estremo? Ecco una buona domanda che potrebbe far emergere le contraddizioni interne. Essere contro vorrebbe dire mettersi in una posizione contro la medicina il che appare francamente insostenibile come del resto si è visto con il caso Welby. Essere a favore farebbe venire a galla le proprie contraddizioni com’è puntualmente successo. Dunque sarebbe il caso, nell'atto di analizzarne le posizioni, di cominciare a territorializzarla (a dispetto della sua pretesa universalità ) e trattarla come un fenomeno "locale", sostituendo la sua concezione universale di umanità con quella più circoscritta di umanità -cattolica e riducendo ogni suo preteso universalismo ad un puro particolarismo politico-culturale. Questa è l’unica via per iniziare a demolirne l'immagine e l'influenza richiamandone la mera reale essenza ideologica. E cosa direbbe il nuovo presidente della CEI, Angelo Bagnasco, di fronte alla questione dell'animazione sospesa? Se fosse possibile (come probabilmente lo sarà tra non molto) rallentare le funzioni vitali in modo sensibile, cioè avere una tecnologia che fa “rallentare” le proprie funzioni nell’attesa di trovare una cura, potranno negarla per un prolungamento della vita? Ecco scaturire di nuovo le contraddizioni: e la difesa della vita? Non andrebbe a farsi friggere? E poi, se venisse "vietato", quanti sarebbero disposti a seguire Bagnasco su questa strada?Â
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Per alcuni ministri della Chiesa l'uomo non dovrebbe far nulla per aumentare attraverso gli strumenti che offre la scienza le sue aspettative di vita, perché tanto sceglie Dio e in secondo luogo, c'è anche il pensiero dell'humanitas cristiana, per il quale è ideologicamente immorale pensare prima a sé stessi senza pensare ai milioni di affamati in Africa (che tanto pensa la Chiesa stessa a falcidiare con le insensate quanto inutili invocazioni ad una impensabile castità per la lotta contro l'aids). E poi c’è tutta l’ossessione antiscientifica: non è una novità che il progresso e il benessere portato dalla scienza distoglie "naturalmente" e fisiologicamente le menti da favole teologiche.
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Risulta anacronistico e di sapore fondamentalista pretendere di avere il monopolio in alcune materie, ormai diventate di notevole importanza dal punto di vista legislativo, poiché attengono alla vita, alla morte, alle modalità con le quali le persone (anche dello stesso sesso) stabiliscono un rapporto e intendono convivere per un tratto del loro percorso mondano. Tuttavia a quanto pare è una posizione che paga. Non è affatto casuale che il Papa abbia dichiarato che ci sono valori non negoziabili. Decidere però quali valori siano o no negoziabili è una decisione da prendersi in pubblico, non imposta da qualcuno. Pertanto non bastano i pronunciamenti (ancorché "magistrali" dei papi). Quei pronunciamenti vanno analizzati, esaminati, dibattuti e poi confrontati con altre opinioni, vanno cioè sottoposti a valutazioni severe e rigorose.
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Se la religione decidesse che cosa la sfera della politica deve fare o non fare, allora non saremmo più in un regime democratico ma in uno teocratico e fondamentalista. Ecco il senso profondo di uno dei migliori slogan radicali: NO TALIBAN NO VATICAN. Quando si dice ai politici cosa devono fare, quando si dice che tocca ai cattolici comportarsi con totale obbedienza ai dettami delle autorità religiose, si scorgono grosse analogie tra quanto la Chiesa cattolica tenta di imporre alla politica italiana e quanto fanno le autorità religiose in alcuni Paesi del medio-oriente. Chiedere che le condotte ed i voti dei politici si uniformino ai dettami delle autorità religiose è una plateale interferenza da parte del Vaticano nello Stato italiano. Più precisamente, se i parlamentari cattolici decidessero di seguire le imposizioni di Oltretevere violerebbero l’articolo 67 della Costituzione che sancisce che i parlamentari esercitano la loro funzione "senza vincolo di mandato". Nessun funambolismo verbale riuscirà mai a giustificare voti supinamente espressione delle volontà ecclesiastiche. Politici dai partiti deboli e parlamentari dalle gonadi fiacche, timorosi di perdere il loro seggio farebbero un pessimo servizio alla politica italiana e allo stesso ruolo pubblico della loro religione.
Negli anni della guerra fredda la Chiesa aveva ancora un qualche senso come polo di catalizzazione delle forze anticomuniste soprattutto nello scenario europeo, ma oggi quale potrebbe essere ancora la ragione della sua esistenza? In prospettiva mondiale, il cattolicesimo è ancora per lo più espressione del mondo di cultura ispanica che è quello numericamente preponderante nel dominio del cattolicesimo, è un mondo di poveri, in lentissima evoluzione sociale, è un universo che vive alla "periferia dell'impero" fatto da milioni di immigrati clandestini negli USA (dove il cattolicesimo ha perso moltissima popolarità ) e di enormi disparità sociali. E lì che qualcuno ancora necessita di questo estremo conservatorismo, per avere forza lavoro a buon mercato e per mantenere lo sfruttamento delle risorse. Anche nel mondo laico, purtroppo, vi sono ancora troppi intellettuali che, non avendo ben appreso la lezione di Marx, tendono a sacralizzare cose che con il trascendente non hanno (e mai hanno avuto) nulla a che fare. In questo senso sarebbe auspicabile un sano ritorno al materialismo dialettico, e questo, a cominciare dai "deboli" intellettuali della sinistra italiana, troppo spesso affetti da sindrome da post catto-comunismo.
 Sarebbe da chiedersi cosa ci facevano tre Presidenti americani in ginocchio in Piazza San Pietro quando Ratzinger celebrava il funerale di Wojtyla. Con un quarto (Carter) che si lamentava perché non era stato invitato. L’unica spiegazione è che la Chiesa cattolica sia ora vista dagli USA come un
possibile instrumentum regni per il futuro, così come la vide Roma quando iniziarono le calate dei barbari (con gli islamici nella veste dei nuovi barbari). Non a caso i soldati americani sono per lo più ispanici cattolici reclutati tra gli immigrati disoccupati, ed in futuro potrebbero venire utili paesi cattolici come le Filippine soprattutto se il fondamentalismo dovesse diffondersi in Indonesia, il paese musulmano più popoloso del mondo.
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La conferma di questa teoria si avrebbe se fossero cattolici i Paesi in prima linea sul fronte: Italia e Spagna. In effetti, con i cattolici al potere, Spagna e Italia erano in guerra al fianco degli USA. Con i laici si è registrato il ritiro delle truppe dall'Iraq. Non è un caso che gli atei filoamericani (Ferrara, Pera, Fallaci) sono diventati atei-cattolici-filoamericani. Tutto quadra.
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Dunque, la funzione di una istituzione così obsoleta si spiega anche nella prospettiva della nuova strategia egemonica americana, a tal punto che Bush, per un attimo, aveva quasi fatto intendere che era pronto a diventare cattolico. Nulla di nuovo: plus ça change et plus c’est la meme chose. Del resto, Parigi vale ben una messa.