Le dimissioni di Castaldi hanno aperto un ampio ed interessante dibattito su "Notizie Radicali" sul quale mi soffermo per punti.
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1) Intanto, anche Castaldi non è messo male quanto a religiosità : ascoltare tre volte di filato l'intera conversazione domenicale Pannella-Bordin è veramente un atto di fede, anzi un rito pasquale degno di un flagellante...A parte lo scherzo, mi sembra che tutto l'intervento di Castaldi sia pervaso di compassione: per la condivisione, anche se in forma critica, delle "passioni" di Pannella, ma soprattutto per la devozione con cui Castaldi si consegna al liberalismo. Il quale, come ricorda correttamente Castaldi, si fonda sul concetto di utilità . Ma che cos'è l'utilità se non lo scambio di un bene vissuto concretamente? E poi, il liberalismo non è anche anti-illuminismo, nel senso della contrapposizione del valore della tradizione e della concretezza contro l'universalismo razionale ed astratto? Ha senso allora, proprio per un liberale, rimproverare agli altri il valore del "vissuto", del concreto? Certo, tra vissuto e misticismo c'è una bella differenza, ma di questo dopo...
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2) Le dimissioni di Castaldi sono motivate da "ragioni filosofiche" sull'inconciliabilità , per il dimissionario, di far convivere il proprio essere liberale con l'essere "intensamente cristiano" di Pannella. Mi sembra che anche qui ci sia una contraddizione: per sua natura, qualsiasi filosofia
ha la pretesa di porsi come punto di vista incontrovertibile, e ciò anche quando essa afferma, con lo scetticismo più radicale, l'impossibilità di pervenire ad una verità . In altre parole, la stessa negazione del poter pervenire ad una verità è posta, a sua volta, come una verità .
Il rimprovero, allora, non può mai addensarsi "sull'intensità " la quale, semmai, è indizio di autenticità e di onestà . Il problema sta nell'adeguatezza di una certa idea (o ideologia, o dottrina) nel cogliere la realtà o una parte di essa, nelle modalità della composizione tra i vari punti di vista...
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3) Sulla distinzione tra persona ed individuo, mi pare ci sia un grande equivoco da parte di Castaldi (e non solo) tra il senso dell'aggettivo personale ed il significato del sostantivo "persona" (come lo intende Pannella). La "persona", letteralmente, è la "maschera", ovvero l'attore, il portatore di un ruolo giuridico che, in quanto ruolo, è indossabile da qualunque individuo. Con la codificazione (nel diritto) della maschera, del ruolo, il personale (ovvero l'individualità ) non è il predicativo di persona. Forse, per chiarire le cose, sarebbe opportuno sostituire il termine "persona" con "cittadino" contrapponendolo ad "individuo". Credo, in definitiva, che non ci sia una differenza sostanziale tra Pannella e Castaldi sul valore, positivo o negativo, da attribuire al termine "individuo".
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4) Il dissenso di Castaldi con Pannella è insanabile perché, a detta del primo, non si può essere radicali se non si è anche "organicamente" pannelliani. Questa è una critica seria, e non certo nuova. Esiste, senza dubbio, una mistica ed una mitologia radicale: i riti purificatori dello
sciopero della fame, il "dare letteralmente corpo", e così via. Molti si riconoscono in questo, ma non tutti. Ma, e di nuovo, nell'abbandono della parte (Castaldi) del corpo (il partito) rinvengo una contraddizione: non è sottointesa forse l'esigenza di quella parte di essere "organicamente corpo"? Sono d'accordo con Castaldi nel dire che anche a me pare che Pannella accentui, anzi
ostenti troppo l'elemento religioso. Ma è molto sorprendente che Castaldi, contrariamente da quanto egli afferma in teoria, si arresti all'individuo, rappresentato dal disagio individuale suo proprio nei confronti della "religiosità pannelliana", senza utilizzare la chiave di lettura che egli
stesso offre: l'utilità . Il tema (e la domanda) non dovrebbe essere se la "religiosità " di Pannella mi rappresenta individualmente ma se è utile o dannosa per il partito...
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5) Infatti, penso che ad un ateo/agnostico non stupidamente anticlericale, ad un liberale "utilitarista" insomma, non possa sfuggire che il senso religioso pannelliano, se comunicato in modo comprensibile, sia non solo utile ma indispensabile. Prendiamo un grande tema, l'eutanasia, simboleggiato dalla vicenda - Welby. Dal mio punto di vista, non c'è dubbio che questo sia un tema cristiano. Il presupposto dell'eutanasia, infatti, è l'impossibilità assoluta di agire per il malato conseguente all'evoluzione di una malattia tragica e dolorosa. Che cos'è il ridursi progressivo dell'autonomia, fino al suo annientamento, se non accettazione della
mistica del dolore fino al limite estremo della dignità in cui si richiede un gesto di
compassione? Non so se ci sarà mai una legge in Italia sull'eutanasia: ma da liberale - ed avendone il coraggio - mi auguro di trovare la forza per non richiederla avendo già compiuto, per tempo e da solo, un gesto che compete alla mia sola ed esclusiva responsabilità senza
trasferire ad altri, fosse anche un professionista consenziente, un onere che non gli spetta.
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Ma tuttavia lotto perché una legge sull'eutanasia ci sia: per me, nell'eventualità di un fatto che mi privi improvvisamente della possibilità d'agire (testamento biologico) o nell'eventualità , da non poter escludere a priori, che decida volontariamente di rinunciare all'autonomia per istinto di sopravvivenza o per rispondere ad un bisogno di un familiare (ecco che rispunta la famigerata com-passione).
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Ma soprattutto lotto per i molti credenti che sono i primi ad aver bisogno dell'eutanasia, perché sono i primi ad essere educati alla vita come dovere ed alla "mistica" del sacrificio. Un sacrificio, però, che deve pur avere un limite ragionevole. Dovrà pur esserci un termine alla sfida che l'uomo lancia alla morte, strappando interminabili sequenze di atti cardiorespiratori soprannominati "vita". In un certo senso, si può dire che l'eutanasia sia "un'eresia cristiana": ben venga, allora, la "religiosità " dell'eretico Pannella, purchè essa sia espressa in modo tale da non far rinserrare ancora di più quelle porte che hanno grande bisogno di aprirsi.
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6) Castaldi dice che Pannella è "intensamente cristiano", ma anticlericale. La marcia di Pasqua terminata a Piazza San Pietro è stata credente o anticlericale? Castaldi, dicendoci che avrebbe marciato fino a Via della Conciliazione, attesta inequivocabilmente di essere anticlericale: mi fa piacere. Ma, dal mio punto di vista è stato ancora più anticlericale entrare a Piazza San Pietro,
e sfidare Ratzinger alla parola. L'afasia di Benedetto XVI, che lancia messaggi e benedizioni in una babele di lingue ma che in nessuna di queste riesce a raccogliere due parole per la moratoria della pena di morte è un atto di anticlericalismo che il Papa ha inflitto a se stesso.
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7) Infine, i numeri. Tra l'entusiasmo per i 1127 iscritti (D'Elia e la setta radicale) ed il vagheggiare la carica dei 200.000 (l'utopia di Pannella), c'è il - 1 di Castaldi.
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Bene: a ciascuno la sua religione laica. Questa sera andrò al cinema: almeno lì, ne bastano 300.
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