Notizie Radicali
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  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Salvare Emergency da Gino Strada, e Gino Strada dai suoi difensori

di Fausto Cadelli

Nell’immediatezza della liberazione di Mastrogiacomo non avevo lesinato critiche a Gino Strada in un articolo pubblicato su NR (del 22/03). Purtroppo, la faccenda si sta complicando sempre più e rischia di travolgere il ruolo futuro di Emergency in Afghanistan, e con esso il destino di molti sciagurati bisognosi di aiuto. La deriva megalomane di Strada, col suo corredo di dichiarazioni scomposte e sconvenienti, è anche il frutto dell’esasperazione per l’inquietante detenzione del collaboratore di Emergency, l’ormai celebre Ramatullah Hanefi.

Tra i compiti assegnati all’Italia nello Stato dei papaveri vi è anche quello di collaborare a “formare” nel campo della giustizia (!). Non so chi abbia voluto giocare questo scherzo atroce agli afgani, posto che in campo “giustizia” e “legalità” la competenza italiana è prossima allo zero. Tuttavia, anche il nostro “0 virgola” dovrebbe essere sufficiente per porre due domande:

a) può un servizio segreto detenere un cittadino afgano in territorio afgano per più di venti giorni senza rendere conto al paese? Il SISDE o il SISMI, in Italia, hanno forse carceri proprie e compiono arresti in autonomia senza il controllo della magistratura? Se questo accade, è un reato (come nel caso da verificare di Abu Omar che comunque non era un cittadino italiano).

b) Chiunque detenga Ramatullah, può farlo senza “habeas corpus”, senza un avvocato, senza che sia noto il capo d’imputazione, senza che sia nota la procedura di verifica del medesimo?

Possono sembrare interrogativi ad un tempo banali, ed ingenui in un contesto come quello afgano, ma credo che il nostro governo dovrebbe chiedere garanzie in proposito, e pretendere di averle, dato che, in fin dei conti, un po’ di militari italiani lì ci sono (o la liberazione di Mastrogiacomo ci ha reso del tutto impotenti?).

Sono interrogativi che rimandano ad una delle questioni che sollevavo nell’intervento del 22/03 che mi pare assolutamente centrale: lo status giuridico da assegnare ai sospetti di atti di terrorismo internazionale o ai suoi fiancheggiatori.

E’ un problema aperto, che deve essere risolto ad ogni costo. Si dice, comunemente, che la civiltà di un paese la si giudica dalle sue carceri. E le condizioni delle carceri si giudicano in primo luogo da chi merita di starci dentro.

In questo mortale (cioè con molti morti) confronto tra Occidente e fondamentalismo islamico, se c’è un valore che l’Occidente deve tenere assolutamente fermo ed incrollabile è proprio il suo straordinario “habeas corpus”: per quanto esso sia declinato in modo diverso nel sistema giuridico anglosassone ed in quello dell’Europa continentale, “l’habeas corpus” – e con esso intendo tutte le garanzie processuali in senso lato – è il tratto distintivo dell’Occidente che non ha pari nel mondo.

E’ una vergogna che i terroristi “al-quaedisti” non siano detenuti e processati in modo normale. Se questo punto non viene codificato, fatalmente le (presunte) responsabilità individuali dei terroristi e dei loro sodali saranno oggetto di valutazione ideologica, con un prezzo personale e sociale altissimo. 

E con questo, vengo ai difensori di Strada. Tra questi, c’è anche Massimo Cacciari che nella trasmissione di “Otto e mezzo” dell’11 aprile, ha difeso con una veemenza messianica, più che ideologica, Emergency, Gino Strada, e Ramatullah. 

Sugli ospedali va bene, sulle doti umanitarie di Strada passi, ma su Ramatullah deve operare la sospensione tipica del giudizio garantita dal diritto. Il confine tra mediatore e fiancheggiatore è assai labile: proprio per essere mediatori occorre essere contigui con i talebani. 

Ma chi assicura che il “sospetto” dei servizi afgani (!) non sia fondato? Solo la magistratura, non certo la parola di Strada o quella di Cacciari, così come siamo tutti d’accordo che la garanzia sulla mamma di Cogne non può essere data dal marito o dal padre. 

Ripeto: il capo d’imputazione di Ramatullah è un falso problema. Anche tutti i processi di tutti i fascismi, di destra e di sinistra, avevano un capo d’imputazione. L’indecente è che i “servizi”, e non la magistratura, detengano qualcuno e che questo qualcuno sia detenuto non solo senza un avvocato ma senza un percorso giuridico di verifica del capo d’imputazione ben definito davanti a sé.

Se Strada, e molti suoi difensori, non fossero ciechi nello loro superbia di misericordia, ben lontani dal pretendere la liberazione da un governo che reputano una “cricca di tagliagole”, dovrebbero essere i primi a chiedere che il capo d’imputazione sia verificato con modalità e tempi certi per tutelare il buon nome di Emergency, se è buono.

Un po’ come la CGIL ha il diritto ed il dovere di pretendere che siano accertate subito le responsabilità dei presunti brigatisti delle BR recentemente arrestati, iscritti al sindacato, in modo che sia chiara la totale estraneità del sindacato, non solo in senso diretto (come appare del tutto ovvio) ma anche in senso indiretto, intorno ad una “affinità” linguistica e tematica che è stata secondo me molto frettolosamente addebitata ad una certa parte della CGIL. Infine una parola sulla libertà di parola, che Cacciari (ibidem) ha rivendicato per Strada (come per chiunque altro), con una separazione netta tra le opinioni ed il concreto di Emergency, quasi che tra le due cose non vi sia alcun rapporto, o che le parole di Strada non possano generare reazioni (o sospetti).

Beh, mi sorprende questa tesi. Perché è del tutto scontato che la libertà di opinione sia assoluta ma, messa nei termini di Cacciari, diventa indifferenza alle opinioni (o mancato ascolto delle stesse). 

Ad esempio, il presidente iraniano non ha ucciso ancora nessun ebreo, ma minaccia di farlo. Che fare? Reagire è giusto anche se sono personalmente convinto che la minaccia nucleare iraniana sia concreta, ma non reale, nel senso che il linguaggio utilizzato non sia affatto univoco come suggerisce la lettera delle dichiarazioni (e la chiave di lettura più immediata non sia necessariamente quella giusta).

Ma in tutti i casi, le parole non sono indifferenti e, mi spiace molto per i molti civili sofferenti afgani che hanno grande bisogno di Emergency, le parole non si possono per nulla separare dai fatti.

Per Emergency, che Strada - ed i suoi alti sostenitori – pongano un ragionevole limite al loro egoismo.