Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Il mutuo di Prodi

di Fausto Cadelli

Finalmente, il destino del tesoretto è stato svelato. Dapprima con una lettera al Corriere della Sera, poi con un’intervista al TG1 delle 20 del 13/04 , il Presidente del Consiglio ha comunicato agli italiani le linee generali della distribuzione: i 2/3 alle famiglie “in difficoltà”, 1/3 per il rilancio dell’economia. I dettagli non ci sono e, naturalmente, la fantasia delle richieste è già scatenata: riduzione dell’Ici, politiche per la famiglia post-traumatizzate dall’ipotesi DICO, sicurezza, ambiente….

 

Per chi ama i dettagli, però, non può non saltare all’occhio un fastidioso difetto presente nella lettera al “Corriere”: i 2/3 pari al 66%, 1/3 pari a 33%. Chiamatela pure paranoia, ma a me l’1% di differenza ha fatto arricciare il naso, segno tangibile di un’approssimazione foriera di nulla di buono.   

 

Per questo, ho seguito con interesse l’intervista del “TG1”. Qui, secondo me, Prodi ha dato proprio i numeri, più che le frazioni o le percentuali. Tra domande preconfezionate e veri e propri assist (“ma perché, Presidente, in tutti i paesi occidentali si tratta per la liberazione degli ostaggi e nessuno fa polemiche, ed in Italia invece no?”) ad un certo punto il giornalista chiede, in modo pertinente:”Presidente, per molti economisti il “tesoretto” dovrebbe essere destinato alla riduzione del debito”.

 

Ascoltare Prodi comporta sempre tanta attenzione, per carpire il senso delle parole nel bofonchiare del professore. Questa volta, però, avrei preferito non capire la risposta, che invece è stata chiara:” Ma non possiamo soffocare il paese, e poi il debito continuiamo a ripagarlo un po’ per volta, lo rimborseremo nei prossimi dieci anni”.

Il virgolettato non riferisce la lettera della risposta, ma i tre termini essenziali: soffocamento del paese, pagamento del debito, in dieci anni.

 

Ora, in un paese normale, un giornalista serio avrebbe dovuto sgranare gli occhi e saltare sulla sedia: “ Ma Presidente, ma come, il debito pubblico pagato in dieci anni?”. Nulla di tutto questo è accaduto, ovvio: è l’Italia, bellezza!

 

Vediamo i tre elementi.

 

Il soffocamento. Certamente, il percorso di risanamento non può essere sempre rettilineo, talvolta è opportuno o necessario dare respiro. Ma il concetto di “soffocamento del paese” sottointende l’idea che il debito pubblico ci soffoca perché è altro da noi.

Senza dubbio, ed è cosa nota, il debito pesa in maniera diseguale sulle generazioni, ed i giovani hanno tutto il diritto di non sentire “proprio” il debito. Ma è anche vero che se lo Stato è un insieme di cittadini sovrano su un territorio allora il debito pubblico è nostro, non è altro da noi: destinare il “tesoretto” alla riduzione del debito sarebbe un successo di e per tutti.

Mi sembra che il punto non sia colto da nessuno, neppure dai “volenterosi”. Tutti vogliono qualcosa: nessuna delle possibili destinazioni del tesoretto è, in sé, sbagliata o non meritevole d’attenzione. Ma sono tutte accomunate da un’idea di fondo: la necessità di spendere, l’impossibilità di rinunciare.

Le molte mani che si allungano sul tesoretto dimostrano l’incapacità culturale di questo paese ad accettare l’idea che siamo più ricchi del dovuto.

Gli impegni presi con l’Unione Europea ci garantiscono stabilità e sicurezza ma richiedono sacrifici.

 

Il pagamento. Ora, è auspicabile che il debito pubblico italiano sia ripagato: ma si tratta di un importo colossale, il 107% del PIL. Gli impegni con l’Unione ci chiedono di portare il rapporto al 60% del PIL, non propriamente un “rimborso”. E’ assolutamente importante imboccare da subito, e con decisione, la strada del risanamento.  Il debito pubblico è detenuto, per circa metà, dagli italiani stessi, sotto forma di risparmio. E’ una ricchezza che, presto o tardi, è destinata ad essere trasferita ai giovani di oggi. Ma è una ricchezza di carta perché quel risparmio sarà eroso per integrare le sottilissime pensioni future. E’ evidente, pertanto, che se il debito pubblico italiano non si riassorbe (spesa pubblica, costi della politica, previdenza…) tra venti o trent’anni il nostro debito, venduto dagli italiani per fare cassa, si trasferirà in altre mani, estere. E ciò non è affatto un bel segno: se l’Italia non riesce ad essere competitiva e credibile gli spread tenderanno fatalmente ad allargarsi. L’Unione può essere un ombrello eterno per l’Italia? Non sto prefigurando uno scenario “argentino”: ma se oggi i giovani hanno un lavoro precario e tempraneo in Italia, il rischio è che domani debbano cercarselo all’estero (e forse questo non è un male), il rischio è che l’Italia diventi assolutamente marginale, la periferia d’Europa. 

 

In dieci anni. Quello che è completamente fuori della realtà, in ogni caso, è di poter riportare il rapporto debito/PIL al 60% in dieci anni (figuriamoci di rimborsarlo!). Un’impudenza del genere lascia senza fiato, la pavidità di un giornalista che non dissente è altrettanto grave. 

Insomma, per Prodi il debito pubblico è come un mutuo per la prima casa.

Presidente, tasso fisso o variabile?

 

 

P.S. Nelle ore successive Prodi ha dichiarato che avrebbe trattato per la liberazione di Mastrogiacomo “anche se ci fosse una norma che lo impedisse”. Evviva, il Capo del Governo, che – tra gli altri – ha il compito istituzionale di “difendere” l’unità dell’ordinamento giuridico dello Stato, dichiara di infischiarsene della legge (avesse detto disobbedienza civile, almeno…).

Presidente, quali leggi sta violando oggi, senza dircelo?