Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Tra insulti e critiche

di Fausto Cadelli

Ora che le acque sembrano essersi calmate, vorrei tornare sui cosiddetti insulti a Bagnasco, così ampiamente commentati dai media. A partire dal primo (e forse unico) insulto: l’offesa al patrimonio artistico. Scrivere su un monumento insigne è una testimonianza d’inciviltà che supera qualsiasi contenuto, bello o brutto che sia; farlo, poi, in forma anonima è l’autonegazione del diritto di critica che presuppone la riconoscibilità di chi la esprime.

 

Tuttavia, un’osservazione sulle frasi mi sembra doverosa: “Bagnasco, vergogna” è un insulto? Così ci è stato detto dal coro unanime dei commentatori. La vergogna è un senso di rammarico e riprovazione per se stessi che porta a provare imbarazzo per un’azione compiuta. La vergogna può sorgere autonomamente, o essere indotta dagli altri. Ci è mai capitato di dire o sentirsi dire, “vergogna”? Senz’altro sì, e questo invito è (o dovrebbe essere) un’occasione per riflettere. L’invito a vergognarsi può essere irritante, e magari per nulla meritato, ma non è affatto un insulto (salvo per chi, stupidamente, si ritiene o è ritenuto indenne da errore).

 

Si è trattato, insomma, di una critica, mossa non si sa da chi. A proposito: l’anonimato consente d’attribuire d’ufficio la paternità ai laicisti, agli oppositori della Chiesa?

Il fatto che la scritta fosse stata vergata sul portale di un luogo di culto, non potrebbe far pensare come autore anche ad un cattolico - ultra-integralista o moderato - seccato per la politica della CEI per motivi opposti? La scelta di un luogo così simbolico (il portale) non potrebbe alludere al fatto che le porte della Chiesa sono troppo chiuse?

 

Cosa si sarebbe dovuto dire, invece, a proposito di certi epiteti caduti in testa ai radicali, del genere “assassini” o “nazisti”? Perché nessuno si è mobilitato allora? Eppure, si trattava d’insulti veri e propri che potrebbero, peraltro, eccitare la fantasia di qualche pazzoide.   

Così come la altre scritte apparse contro Bagnasco più che insulti sono minacce belle e buone, e bene fanno le forze dell’ordine a non sottovalutarle. Se la “vergogna” è un insulto, ecco che poi possono accadere cose strane.

 

Qualche giorno fa un giocatore della Juventus (Balzaretti) è stato espulso per proteste durante il ritorno negli spogliatoi tra il primo ed il secondo tempo. Vado dicendo da tempo che la vicenda-calcio è un’occasione persa per riflettere seriamente, come metafora, sulla realtà italiana.

 

A partire da uno dei più indecenti processi consumati negli ultimi anni, con tre società su tutte (Fiorentina, Lazio e Juventus) pesantemente punite per fatti mai commessi nella stagione 2005/2006, del tutto regolare (le contestazioni si riferiscono alla stagione precedente). Ma non solo: è stata un’occasione persa per riflettere serenamente, grazie alla relativa importanza del calcio, sulla differenza tra slealtà ed illecito, ovvero sulla distinzione tra morale e diritto, senza scomodare sempre, per forza di cose, l’embrione o l’eutanasia. Ma torniamo a quanto detto da Balzaretti all’arbitro. Le versioni sono incerte: si oscilla tra un “testa di c…” (in questo caso l’espulsione sarebbe meritatissima) e tra un “vergognati”.

 

L’imperativo “vergognati” (che può essere letto anche come: vergogna a te) è un modo alternativo, schietto e duro,  per porre la domanda: “ti vergogni”? E’ un invito a riflettere dentro di sé. Per me, è una critica, non un insulto.

 

Insomma, sarebbe bello che sui muri (specialmente quelli dei monumenti che sono di tutti) non si scrivesse affatto; se proprio si vuole lasciare un messaggio di critica (non una minaccia), si dovrebbe usare un supporto facilmente asportabile. Sarebbe giusto firmarsi, o siglarsi. Sarebbe opportuno non risparmiare i punti interrogativi: non guastano mai.