Tra pochi giorni, il 2 maggio sarà il quinto anniversario della morte dell’economista liberale Peter Thomas Bauer. Probabilmente pochi lo ricordano. Si sa che in Italia i liberali non godono di buona fama, tuttavia Bauer è stato uno dei massimi esponenti del liberalismo economico. Figlio di un allibratore, nacque a Budapest in Ungheria nel 1915. Si laureò in Economia nel 1937 in Cambridge ed in quella università fu professore nonché cattedratico e professore emerito nella London School of Economics dal 1960 al 1983.
Bauer cercò di spiegare come migliorare il processo dello sviluppo economico legato alla libertà , alla proprietà individuale, alle istituzioni ed al libero scambio di merci e servizi, soprattutto per quanto riguardava i paesi sottosviluppati. In molte occasioni ha preso posizioni contrarie a quelle di molti analisti del dopo guerra che credevano necessario il socialismo, l’intervento statale e la pianificazione centralizzata. Bauer sviluppò le sue idee dopo un approfondite ricerche sull’industria del sughero in Malesia e del cacao in Africa Occidentale, osservando come il libero commercio attraverso l’esportazione di questi prodotti fece arricchire un grandissimo numero di contadini poveri.Â
Fu negli anni ‘50 e ‘60 che Bauer fece una grossa opposizione alle misure per la riduzione della povertà proposte da Myrdal e Paul Baran. Bauer credeva che le funzioni del governo dovevano essere limitate e che gli interventi statali, la privazione della libertà ed il protezionismo favorivano soltanto la corruzione e le economie sommerse. Parole che ancora oggi dovrebbero riecheggiare nelle teste di molti nostri politici.
Fu anche uno sfidante a riguardo la visione allora dominante sul circolo vizioso del sottosviluppo. Una teoria secondo la quale i paesi del terzo mondo non avrebbero potuto svilupparsi senza aiuto esterno. Credeva invece nella capacità endogena dei paesi sottosviluppati per accumulare ricchezza e generare crescita economica e sviluppo se solo li si lasciasse in pace. Si dimostrò contrario alle donazioni in danaro da parte dei paesi ricchi giacché questo comportamento non fa altro che sviluppare governi corrotti nonché aiuti subordinati alle condizioni dei paesi donatori.
Bauer neppure accettò l’idea che l’incremento demografico causasse esternalità negative, con buona pace degli amici di Rientro Dolce e del prof. Luigi De Marchi. Secondo Bauer l’aumento della popolazione comporta spesso effetti esterni favorevoli con aumento del reddito effettivo. Dalla metà del XVIII secolo ad oggi la popolazione occidentale è più che quadruplicata mentre l’effettivo reddito pro-capite si è almeno quintuplicato. Analogamente nel Terzo Mondo. Diceva Bauer: “Secondo il punto di vista tradizionale sulla crescita demografica, la quantità di terreni e di altre risorse naturali a disposizione è cruciale per l’andamento economico. Tale presupposto è smentito da numerosi episodi, sia del passato più remoto sia di quello più prossimo (…) L’Europa del XVI e del XVII secolo comprendeva un’Olanda prospera, la maggior parte della quale era stata recuperata dal mare, e Venezia, una ricca potenza mondiale situata su poche distese di fango. Attualmente migliaia di poveri del terzo Mondo vivono in ampi terreni coltivabili. Tra l’altro nella maggior parte del Sudest asiatico, dell’Africa centrale e delle regioni interne dell’America latina la terra è un bene gratuito. Al contrario, Hong Kong e Singapore, probabilmente le regioni con la maggiore densità demografica di tutto il mondo, originariamente avevano terreni molto poveri, che ora sono diventati costosissimi! (…) Altri paesi occidentali e orientali smentiscono lo stesso presupposto di cui sopra. Nei paesi poveri la densità di abitanti non è sempre la stessa: ad esempio in India vi sono circa 289 ab./Kmq, mentre nello Zaire si contano circa 15 ab/Kmq. Nemmeno nei paesi sviluppati la densità della popolazione è sempre la stessa: in Giappone si contano all’incirca 328 ab/Kmq mentre negli Stati Uniti vi sono circa 27 ab/Kmq. Tutti questi esempi suggeriscono l’ovvia importanza delle capacità economiche delle persone e delle politiche pubbliche”.
I trend demografici del Terzo Mondo non sono correlati tanto al reddito come si crede, bensì all’istruzione. Nel terzo mondo le famiglie che diventano sistematicamente più piccole sono composte da donne che hanno adottato comportamenti occidentali in seguito all’esposizione all’istruzione ai media e ai contatti occidentali. Il loro atteggiamento nei confronti del controllo delle nascite non dipende dal reddito, dallo status sociale o dall’urbanizzazione, bensì dall’occidentalizzazione, cioè la rinuncia di parte del reddito familiare per mandare i bambini a scuola. Dunque quando il reddito aumenta grazie ai sussidi senza che i genitori abbiano cambiato atteggiamento, è più probabile che essi facciano più figli. Questo punto di vista manda definitivamente in soffitta coloro che propugnano sia il controllo delle nascite sia una maggiore assistenza alle famiglie povere e numerose.
Bauer non si è mai prestato ad accettare l’idea che i paesi sviluppati crescono grazie allo sfruttamento di quelli sottosviluppati. Un’idea invece che riverbera nella testa della sinistra estrema facendone addirittura un mantra che sfrutta i sentimenti di colpa del cittadino del “primo mondo” portandolo ad una grande confusione e mescolando i diversi piani di sfruttamento in una drammatica reazione culturale, una insalata capricciosa dove dentro c’è di tutto: classe padronale, multinazionali, petrodollari e depauperamento della natura. Non a caso la sinistra orfana della caduta del muro di Berlino, ha trovato nell’ambientalismo la sua nuova religione. Non a caso i verdi e i comunisti vanno a braccetto da qualche anno anche se ben presto li vedremo accanirsi in una lotta senza tregua essendo entrambi senza una stella polare, obbligati a riesumare un ambientalismo infantile e degradato pieno zeppo di luoghi comuni dove l’uomo (sempre malvagio) non sfrutta più un altro uomo, ma la natura. Pecoraro Scanio ha già cominciato a smarcarsi mentre Rutelli sembra esercitare le arti divinatorie per il nuovo Partito Democratico parlando di ambiente in tutte le salse come un rabdomante. La verità è che la sinistra è diventata buonista e filovaticana e non crede più ai propri valori. La sinistra mira ad una riconciliazione tra tutte le “chiese” mettendo dentro anche la sua nuova religione fatta di ambientalismo e natura in una melassa irenista dettata dal non celato intento di trasmettere ai cittadini un buonismo da quattro soldi atto solo a captare i voti moderati per restare al potere.
Infine, il lavoro di Bauer è stato riconosciuto dal Cato Institute che decise di dargli il 18 aprile 2002 il primo “Premio Milton Friedman per lo sviluppo della libertà ”. Tuttavia, Bauer non poté ritirare il premio giacché morì a Londra il 2 maggio del 2002 all’età di 86 anni, 7 giorni prima della sua consegna.