Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  martedì 18 marzo 2014
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Lettera aperta al compagno “z”

di Walter Mendizza

Domenica, con i compagni di Gorizia abbiamo stabilito di iniziare la battaglia politica a sostegno della lotta di Pannella per la moratoria universale della pena di morte. Qualche giorno prima fu annunciato lo sciopero della fame sulla nostra mailing list del FVG e la decisione di convocare una conferenza stampa. Sappiamo tutti che la posta è importante e il momento è quanto mai decisivo per una conquista di civiltà giuridica che appare a portata di mano. Ogni rinvio comporta centinaia di esecuzioni capitali che potremmo evitare se solo sapessimo trasmettere la nostra coscienza ad altri cittadini e la consapevolezza della dimensione planetaria del risultato che Italia otterrebbe, quasi pari alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Ebbene, in un momento così, il signor “Z” che da tempo manifesta una irrequieta insofferenza verso Pannella e che dal congresso di Padova prende le difese ad oltranza di Capezzone, ci ha risposto che voleva essere chiaro a riguardo l’iniziativa e ci scrisse: “Dato che Mendizza mi accusa di essere poco chiaro quando mi esprimo su questo forum io, a proposito di questa iniziativa tipicamente pannelliana da parte di tre pannelliani doc, a nome anche di tanti radicali Friulani, rispondo con un bel "E chi se ne frega?", sperando che stavolta il Triestino Mendizza sia soddisfatto per la forma con la quale mi sono espresso in materia...”. Sono convinto che questa risposta sia un sintomo preoccupante di scissione in casa radicale, un conato di frattura che non possiamo permetterci. Qualunque iniziativa si prenda, se l’idea viene da Pannella è per molti automaticamente giudicata anticapezzoniana e quindi da scartare. Anche la lettera di Marco a Daniele, per alcuni sembra un salvagente mentre per altri appare come un salvagente in cemento armato. Da qui nasce questa lettera che ho scritto a Z e pubblicata sulla nostra mailing list.

 

Caro Z

 

Rispondo a quel "E chi se ne frega" detto a mio avviso in maniera superficiale e baldanzosa e che sembra essere qualcosa di più di una frase che vuole essere chiara: è un sintomo di indolenza annoiata che non riesce a distinguere tra atti liberali e imposizioni violente. Nello sciopero della fame nessuno ti impone niente, nessuno usa la violenza come chi pensando di sapere cosa sia giusto e sbagliato per tutti impedisce ad altri di agire per il proprio benessere. Ed è in questa semplicità che sta la grandezza radicale, che non puoi liquidare con un "chi se ne frega", perché la tua è una sentenza che riflette un atteggiamento di indifferenza, se lasci che l'iniziativa di Pannella vada buca, allora avremo ancora una volta ipotecato il nostro futuro, come cittadini e come radicali. Stai rischiando di comportarti in modo qualunquista e cinico come quel tedesco menefreghista che faceva spallucce alle iniziative politiche degli altri, ma un triste giorno, quando prese coscienza di ciò che aveva fatto raccontò sconsolato: "Quando presero i comunisti non dissi nulla, mica ero comunista. Neppure quando presero gli ebrei dissi niente, mica ero ebreo. Poi, quando presero gli zingari e gli omosessuali rimasi zitto, non ero né l'uno né l'altro. E così, quando presero me, non era rimasto più nessuno a poter dire qualcosa". Il tuo "chi se ne frega" ha lo stesso atteggiamento.

 

Presto lo potrai estendere a qualsiasi battaglia radicale: ti dicono di non andare a votare, bene! Ti dicono di andare al mare, tanto meglio! La Consulta boccia la possibilità di dire la tua, rimani zitto; non si raggiunge un quorum, ma che ci importa! Marco necessita un aiuto per raggiungere un obiettivo storico che farebbe grande il nostro Paese come all'epoca di Beccaria, voltargli le spalle in questo momento, in cui nessuno ne parla, in cui stampa e tv mai sono stati cosi sodali, così scandalosamente zitti, e così assoggettati al potere… E noi che facciamo? Gli rispondiamo chi se ne frega? Manca poco e vedrai che un giorno accadrà di svegliarci e guardandoci attorno vedremo solo vecchi burberi e anziani bisbetici, in una noiosa società senza giovani, senza ricercatori, senza futuro; saremo l'ultima ruota del carro, sorvegliati speciali al seguito di questo o di quel paese. E se avverrà così è perché ci hanno preso. e non è rimasto più nessuno a cui poter dire qualcosa. Neppure "chi se ne frega". Con il tuo menefreghismo ci hanno già praticamente catturati. Siamo un popolo che si è seduto, che non vuole pensare. Restiamo sprofondati davanti alla tv e forse un dibattito serio sulla pena di morte non ci interesserebbe neppure perché in fondo è come se non ci riguardasse. Chi se ne frega, appunto.


Sarebbe bello che i radicali di questa regione, potessimo per una volta dimenticare le nostre beghe e invertire questa perversa spirale di indolenza, potessimo dare un segnale forte aderendo in massa allo sciopero della fame, e che fosse talmente grande di dimensioni, talmente esteso da far parlare tutti quanti perché non sarebbe possibile celare un fatto così. Una conferenza stampa con tutti i radicali e simpatizzanti. Un segnale, PRESENTE! che svegli dal torpore generale. Sarebbe bello e sicuramente sarebbe anche utile ma probabilmente non accadrà perché quasi certamente faremo spallucce anche noi, popolo del "viva là e po' bon", del "Vaffanculo Pannella e tutti i filistei". Se poi anche tra di noi facciamo spallucce ai nostri compagni che si accingono a fare uno sciopero della fame, allora basta, è finita davvero. Possiamo solo guardarci sconsolati per la nostra ignavia e la nostra fiacchezza d'animo.

 

Ti conosco poco Z però sono sicuro che quel "chi se ne frega" era più riferito alla politica di padre padrone che tu accusi ingiustamente a Marco Pannella di fare che non agli ideali alti e nobili della sua battaglia politica. Perciò, onore ai compagni di Gorizia ed un messaggio per le altre associazioni del FVG per vedere se possiamo ancora fare qualcosa. L'unico significato possibile che possiamo dare alla nostra esistenza è quello assumerci individualmente il rischio di inventarcela. Onore ai compagni che si accingono allo sciopero della fame, che si assumono il rischio in prima persona, che credono ancora ad una politica altra. Onore perché sanno che non si vince nessun gioco se non si gioca e non si rischia. Coloro che invece hanno messo il cervello a sedere, per piccolezza d'animo, quelli che hanno rifiutato il rischio, quelli che per paura hanno voluto aggrapparsi a significati ereditati, quelli che non capiscono la grandezza di ciò che si sta combattendo in questo momento, quelli che non hanno la dimensione storica, quelli che non vedono la portata planetaria di questo braccio di ferro tra l’indifferenza della pancia piena e la sensibilità di quella vuota, quelli che non credono che si possa vincere con un semplice sciopero della fame, questi, meritano tutta la nostra disistima, il nostro più profondo disprezzo.

 

Come ho detto in un’altra occasione, la vera sconfitta non è, aver tentato, ma essere rimasti tutta la sera con le fiches in mano, terrorizzati dall'idea di perdere quei valori sul cui possesso abbiamo stoltamente covato un miraggio di felicità. La nostra piccola anima pigra e svogliata non si accorge neppure del profondo dolore che frantuma la vita di quei carcerati che aspettano ogni mattina all’alba, terrorizzati, il suono della sirena per essere prelevati e poi condotti al patibolo. La nostra piccola anima fiacca e inattiva non si avvede che quelle persone non hanno più niente a che fare con coloro, sé stessi, di dieci o vent'anni prima quando furono accusati di aver commesso il delitto per il quali vengono ora assassinati. E la ciarlatana poltroneria dei menefreghisti non si rende conto del danno che provoca. La loro indolenza arroccata nella pochezza di spirito si inventerà di volta in volta una causa esteriore che renda ragione del frignare di questi nostri simili dimenticati dal mondo.


Perciò caro Z col tuo "chi se ne frega" avremmo ancora una volta mancato il bersaglio. E per poco. Come ormai ci accade sempre più spesso. Dunque il mio è un appello affinché ti ravveda, ché, nel tuo atteggiamento si rispecchia una profonda avversione alla vita, così tremenda e convulsa che la speranza vera e inconfessata non può che essere quella di avvelenarci. Ce l'hai con Pannella perché hai creduto alla favola del dio Saturno che si mangia i propri figli e ti senti costretto a soccorrere Capezzone per un presunto accanimento contro di lui. Come se non conoscessimo Marco, come se non sapessimo che ciò non appartiene alla grandezza del suo spirito.