Proposta di legge di iniziativa
popolare: "Riforma in senso uninominale e maggioritario del
sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura.
I sottoscritti cittadini italiani presentano - ai sensi dell'art.
71, comma secondo della Costituzione ed in applicazione della
legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni - la seguente
proposta di legge:
RELAZIONE
Onorevoli Parlamentari,
l'obiettivo di questo disegno di legge di iniziativa popolare
consiste nella abolizione del voto di lista per la elezione dei
membri togati del CSM, e nell'introduzione del voto maggioritario
uninominale a turno unico, per ottenere il risultato di "sganciare"
l'elezione del candidato dall'appartenenza ad una corrente ed
alla relativa lista, e di "legarla", invece, alle preferenze
raccolte immediatamente e direttamente sul suo nome, in base al
suo prestigio e alle sue capacità personali: in sostanza,
si tratta di un primo e decisivo passo per sottrarre i rappresentanti
dei magistrati alla lottizzazione correntocratica e per difendere
la loro effettiva indipendenza e libertà di giudizio.
Da questo punto di vista, occorre ricordare che, secondo la Costituzione,
il CSM è l'organo che deve garantire l'indipendenza della
magistratura dai condizionamenti politici e partitici per tutto
ciò che attiene alla sua organizzazione interna (carriere,
trasferimenti, provvedimenti disciplinari, ecc.), e deve anche
assicurare la professionalità del corpo togato.
I due terzi dei suoi membri vengono eletti direttamente dai magistrati
(membri togati), mentre il restante terzo viene eletto direttamente
dal Parlamento (membri laici).
A partire dagli anni '60, però, in seno all'Associazione
dei magistrati, nacquero correnti di diversa impostazione ideologica,
che cominciarono a dotarsi di propri organi dirigenti, di uffici
stampa, proprio come dei veri "partiti dei magistrati".
Da quando, poi, nel 1975, il sistema elettorale dei membri togati
del CSM (inizialmente uninominale maggioritario) fu trasformato
in proporzionale, questi non sono più stati eletti perché
stimati e rispettati dai colleghi per il loro prestigio, la loro
professionalità e la loro preparazione, ma esclusivamente
in quanto rappresentanti di questa o quella corrente, di questo
o quel "partito dei magistrati": Magistratura Democratica,
Unità per la Costituzione, Magistratura Indipendente, e
così via. Ed il CSM, in pratica, è divenuto un vero
e proprio parlamentino dei magistrati, con i diversi gruppi a
confrontarsi, i capigruppo, le loro riunioni in separata sede:
un organismo fortemente politicizzato, rispondente ad una ferrea
logica corporativa, che si contrappone al Parlamento disputandogli
la legittimità delle decisioni in materia di politica criminale,
e straripando, con la politicizzazione del proprio ruolo, ben
al di là del dettato costituzionale.
Questo disegno di legge se approvato consentirebbe di sottrarre
i magistrati alla lottizzazione delle correnti, consentirebbe
l'elezione dei migliori e più preparati tra i candidati
come membri del CSM, piuttosto che i rappresentanti di questa
o quella corrente e, in ultima analisi, consentirebbe di rompere
il nesso perverso, incostituzionale e a volte non trasparente,
fra politica e magistratura, restituendo ad entrambe la necessaria
autonomia.