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Boato Marco - 20 luglio 1979
Intervista a Marco Boato
Un grande terremoto

SOMMARIO: [Intervista] Sostiene che non si può giudicare "Lotta Continua" secondo un'ottica "unidimensionale: dalla logica di classe all'esistenzialismo politico". "Lotta Continua" è la formazione politica in cui si sono "più compiutamente" espressi i "processi di trasformazione" dei nuovi "soggetti sociali". Non a caso essa è stata accusata di privilegiare i settori "marginali", che individuava come i soggetti "più direttamente coinvolti nell'antagonismo di classe". Ma "Lotta Continua" ha fatto i conti con molti e vari problemi ("il crollo teorico e pratico del marxismo-leninismo, la crisi drammatica dell'internazionalismo proletario, la crisi della 'forma-partito', ecc."): dunque non si parli di "esistenzialismo politico" ma di un "lungo e faticoso" percorso di "riscoperta teorica e pratica delle radici dell'esistenza". Nella sua parte più avanzata "Lotta Continua" può essere definita "post-marxiana". Dopo il 20 giugno 1976 si è "concluso" un ciclo della "sinistra rivoluzionaria", nell'area della nuova sin

istra si è verificato un "terremoto sociale", politico, ideologico, ecc., che non consente la "sintesi" di "un unico soggetto politico". Per questo è divenuto fondamentale l'"intreccio" tra "questa area sociale e l'esperienza radicale".

(»Rinascita del 20 luglio 1979 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

- "Nell'area del radicalismo di sinistra che si è andata formando in questo decennio, Lotta continua appare" una costante in trasformazione. "Come un sismografo sensibile, ha registrato in sé le svolte, le discontinuità, le »nevrosi del processo di radicalizzazione di nuovi gruppi sociali e culturali. Partita da un punto di vista certo originale, ma ancora interno ad una logica di classe, si è gradualmente orientata verso un'altra direzione, per approdare infine ad una sorta di esistenzialismo politico. Quali sono a tuo avviso il senso e le ragioni di questa parabola? Quali problemi della società essa rivela?"

- Il »percorso - di questo parlerei, più che di parabola - di Lotta continua nell'arco del decennio 1969-79 mi pare difficilmente interpretabile secondo un'ottica »unidimensionale : dalla logica di classe all'esistenzialismo politico. In realtà, Lotta continua ha rappresentato la formazione politica, attraverso cui più direttamente e anche più compiutamente si sono espressi, nella loro "radicalità sociale" prima ancora che politico-ideologica, i contenuti e i processi di trasformazione di cui sono stati protagonisti i "soggetti sociali" di volta in volta emergenti all'interno del conflitto e della composizione di classe che ha caratterizzato la società italiana. Non è un caso, del resto, che in modo ricorrente Lotta continua sia stata accusata di privilegiare nella sua analisi teorica e nella sua pratica sociale strati, movimenti o settori considerati in ciascuna fase »marginali (prima ancora che »emarginati ), mentre si trattava di una individuazione, anche »settaria e volutamente parziale, dei soggetti

che più direttamente erano coinvolti nell'antagonismo di classe e anche nello scontro istituzionale, ma che proprio per questa loro caratteristica apparivano »marginali dal punto di vista politico-istituzionale. Basta ricordare il rapporto col movimento degli studenti e con l'»operaio-massa in una prima fase, successivamente il giudizio su Reggio Calabria e sulle caratteristiche e il ruolo del proletariato meridionale, quindi la questione dei detenuti (non solo e non tanto quelli »politici ) e dei »proletari in divisa , e così via, fino, da ultimo, al ruolo dei cosiddetti »non garantiti e di tutto quanto è stato ideologicamente compreso (anzi, incompreso...) nella »seconda società . Tutto ciò non significa affatto che non siano stati commessi errori anche assai rilevanti di analisi teorica e di pratica politica. Ma vorrei ricordare che già alle sue origini Lotta continua era attaccata non solo come forza »movimentista e »spontaneista , ma anche come estranea a quella »logica di classe che oggi viene ric

ordata come riferimento originario. Molte cose però - è vero - sono cambiate in questi anni. Le modificazioni profonde e »strutturali nella composizione di classe, il crollo teorico e pratico del »marxismo-leninismo , la crisi drammatica (tragica) dell'internazionalismo proletario, la crisi della »forma-partito , con tutto questo Lotta continua ha fatto i conti con la consueta »radicalità , fino al proprio autoscioglimento come organizzazione politica in senso stretto, dentro un processo che per certi aspetti si è anche »polarizzato , "ma non esaurito", nel confronto-scontro col femminismo e più in generale con la contraddizione uomo-donna proiettata in tutta la sua dimensione storica e politica generale. Non parlerei, oggi, di »esistenzialismo politico (anche se l'espressione è meno denigratoria di quanto può apparire da un punto di vista ideologico-dottrinario), ma di un lungo e faticoso (oltre che assai tortuoso) processo di riscoperta teorica e pratica delle radici dell'esistenza, dell'essere individua

le e sociale, "dentro" - non in alternativa - ad un processo di individuazione e verifica dell'ipotesi di trasformazione rivoluzionaria di una società a capitalismo maturo.

- "Quali sono le matrici culturali e le fonti teoriche di queste esperienze?"

- Non sarebbe difficile risalire alle matrici culturali e alle fonti teoriche della »prima fase della storia di Lotta continua, che si colloca interamente "dentro" la matrice marxiana e, per molti aspetti (nella trasformazione attraversata a metà dagli anni '70), anche leniniana, sia pure in modo assolutamente »eterodosso rispetto ai canoni tradizionali del »marxismo e del »leninismo dominanti nell'ideologia ufficiale del movimento operaio. Anche il riferimento, nella prima fase, a Raniero Panzieri, da una parte, e a Rosa Luxemburg, dall'altra, ("solo in modo esemplificativo", per uscire dall'anonimato) sono ormai quasi liturgicamente scontati. Ma non è di tutto questo, in modo prioritario, che ormai oggi si tratta. In termini provocatori, parlerei della permanente dimensione "rivoluzionaria" dell'esperienza di Lotta continua, ma riterrei mistificante e rituale continuare a caratterizzarla esclusivamente con la matrice »marxista . Nessuno si scandalizzi troppo: nei termini in cui Ernst Bloch parlava di u

na »corrente calda del marxismo contrapposta ad una »corrente fredda , l'esperienza di Lotta continua si colloca ancora dentro una caratterizzazione »marxiana . Ma, per molti aspetti, si tratta ormai di una elaborazione teorica e di una pratica sociale che potremmo definire "post-marxista", che fa i conti, cioè, con correnti di pensiero »coordinate di dibattito culturale, contributi delle scienze umane, perfino analisi »letterarie (quale matrice ha, "ad esempio", Pasolini?), oltre che ovviamente riflessioni calate direttamente all'interno dei movimenti e dei soggetti sociali collettivi, che non possono "oggi" essere comprese e »sintetizzate in un unico "linguaggio", politico e non.

- "Quali prospettive vedi per quest'area?"

- Ormai dal 20 giugno 1976 - e poi ancor più con l'esperienza del 1977 - si è concluso un intero ciclo della »sinistra rivoluzionaria , così come si era venuta configurando dopo il 1968. Molti, purtroppo, se ne sono dovuti amaramente accorgere con tre anni di ritardo: ed è una singolare »nemesi storica (e politica) che - per chi privilegia i movimenti antistituzionali e soprattutto extraistituzionali - ciò sia dovuto accadere ancora una volta in rapporto ad una scadenza elettorale, la quale non può che essere considerata una »mera ratifica di fenomeni già preesistenti. Nell'area della nuova sinistra (di cui Lotta continua è larga parte, anche se non più in termini politico organizzativi) in questi anni si è verificato un vero e proprio »terremoto sociale , politico, ideologico e anche »umano . Personalmente ritengo che questa area sia molto ampia sul piano "sociale", ma che al tempo stesso sia profondamente irriducibile ad un progetto di unificazione politica attraverso il modello tradizionale della »forma

partito , e che non sia neppure sostenibile oggi una ipotesi di sintesi ideologica e/o di mediazione istituzionale da parte di un unico soggetto politico. Ma è anche e proprio per questo che ritengo fondamentale l'»intreccio tra questa area sociale e l'esperienza radicale, così come tra opposizione di classe e »dissenso democratico , tra i movimenti autonomi di massa e la dialettica istituzionale, tra le elaborazioni teoriche di matrice »marxista e i filoni più avanzati dello stesso pensiero democratico-borghese. Si verificheranno, nei prossimi anni, profonde trasformazioni e anche grandi rivolgimenti su questo terreno che è ancora così »magmatico . Ma queste trasformazioni e questi rivolgimenti non saranno condizionati solo da processi »endogeni : dipenderanno in larga misura, anche, dalle modificazioni che si verificheranno sia nella situazione economica che nell'assetto istituzionale, sia all'interno delle organizzazioni politiche e sindacali del movimento operaio »tradizionale , sia - e questo ultimo

riferimento non è certo l'ultimo per importanza - dalla possibilità o meno che venga spezzata la spirale perversa terrorismo-antiterrorismo, con una »inversione di tendenza che coinvolge il futuro dell'intera società italiana.

 
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