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Cicciomessere Roberto - 25 novembre 1983
OSTAGGI!
I soldati italiani in Libano nelle mani degli assassini

di Roberto Cicciomessere

SOMMARIO: In questo suo intervento Roberto Cicciomessere pone l'attenzione sul fatto che la vicenda libanese porta alla conclusione che le responsabilità sono da ripartire fra tutte le forze politiche in misura eguale. Le truppe italiane non sono chiamate al semplice compito di mantenere l'ordine nell'area, ma, afferma Cicciomessere, l'obiettivo centrale della missione in Libano era di sostenere quel governo. Ciò giustifica anche il motivo per cui le nostre truppe godono di una sorta di incolumità precaria. Il Governo, però, rendendosi conto dell'errore commesso cerca di ritirare le sue truppe mandandole nel Chouf. Il Partito Radicale intende presentare una risoluzione nella quale si chiede al Governo di ritirare le sue truppe dal Libano e conseguentemente di impegnare l'ONU in un'opera di pacificazione. Successivamente chiede al Governo di impegnarsi a "qualificare la politica estera nel medio oriente partendo dalla consapevolezza che solo regimi e forze di democrazia politica possono strutturalmente nel l

ungo termine assicurare una politica di pace".

(sintesi dell'intervento di Roberto Cicciomessere nella discussione sul problema libanese avvenuta alla Camera il 3 novembre)

(NOTIZIE RADICALI n. 44, 25 novembre 1983)

Roberto CICCIOMESSERE. La vicenda libanese è una dimostrazione ulteriore, ammesso che ve ne sia ancora bisogno, della giustezza della nostra analisi politica sulla situazione della politica in Italia. E l'assunto è questo: non esistono responsabilità, errori attribuibili a questa o a quella forza politica, a questo o a quell'altro partito; esistono responsabilità, errori, da ripartire in misura uguale tra tutte le forze politiche che agiscono in modo solidale, solidaristico e che gestiscono in questo modo la vita politica italiana...

Tutti voi, signor Presidente, signor ministro della difesa, avete deciso di mandare le truppe in Libano, tutti voi, dal Movimento sociale italiano al partito comunista. Solo noi abbiamo detto "no".

Giovanni SPADOLINI, Ministro della difesa. Io lo riconosco sempre!

Roberto CICCIOMESSERE. Oggi Pajetta afferma che l'Italia inviò un contingente in Libano per consentire ai palestinesi che combattevano gli israeliani invasori di lasciare il Libano con onore; gli italiani, dopo i massacri perpetrati nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, tornarono in Libano con il consenso delle forze politiche italiane ma anche dei palestinesi. Il contingente di pace non avrebbe quindi, un compito di difesa del governo libanese, ma solo di contribuire ad assicurare l'ordine nella regione. Questo è falso!

Per rendersene conto è sufficiente leggere lo scambio di note tra il Governo italiano e quello libanese, approvato da tutti i partiti (dal Movimento sociale italiano al partito comunista), in cui si afferma: "La forza italiana opererà in stretto coordinamento con le forze armate del governo libanese. Nello svolgimento della sua missione la forza italiana non si impegnerà in combattimenti salvo che lo richieda l'espletamento del suo compito in appoggio delle forze armate del governo libanese ed in caso di autodifesa".

L'obiettivo centrale della missione cosiddetta di pace in Libano era di sostenere quel governo. Oggi mi chiedo e vi chiedo come si possa giustificare una posizione diversa, se non riconoscendo i propri errori e non accampando delle scuse che non reggono da nessun punto di vista. Il partito comunista può affermare in questa Assemblea che le forze di pace erano state inviate per difendere i poveri palestinesi, quando lo stesso Arafat ha spiegato che in fondo questa missione era irrilevante e sicuramente non rappresentava l'obiettivo e la giustificazione del trasferimento di migliaia di uomini?

Ecco l'incapacità dimostrata da tutte le forze politiche di riconoscere i propri errori per poterli superare; di qui i vizi e la tragedia di questo regime politico, che non può uscirne perché è solidale nel compiere l'errore.

Ma non era neppure necessario rileggere questo documento; bastava considerare con attenzione le dichiarazioni che l'ex ministro della difesa Lagorio andava facendo prima della missione in Libano. Come fate oggi a stupirvi del fatto che Reagan ha la sincerità di dirvi quello che già sapevate o dovevate sapere? O devo pensare che non lo sapevate?...

L'amministrazione Lagorio ha portato profondi mutamenti nella dottrina difensiva del nostro paese, nella nostra politica estera: si precisava in linea teorica che esistevano degli interessi italiani da difendere militarmente al di fuori dell'area del Trattato nord Atlantico. Tutto ciò è scritto nella legge che avete approvato, è scritto in questi documenti che non avete mai letto attentamente; poi arriva Reagan e precisa che tutto è subordinato ad interessi vitali, tra cui quello del petrolio; e noi potremmo aggiungere quelli delle armi, del commercio e così via.

La ristrutturazione in atto all'interno delle forze armate - e Cerquetti, che è un tecnico in questa materia, lo sa perfettamente - si muove esattamente in quella direzione: lo spostamento verso sud, l'equipaggiamento leggero dei reparti, la loro possibilità "ambivalente" di aviotrasportabilità, eccetera. E', questa, la politica dell'amministrazione Reagan, è la politica di intervento per garantire gli interessi vitali legati al petrolio e a tutto il resto.

Voi tutti sapete poi che l'Italia si muove in maniera strana, direi quasi levantina, all'interno di questo modello difensivo. Vi siete mai chiesti perché i nostri militari in Libano beneficiano di una incolumità precaria, per adesso? Perché sono simpatici, o per quale altro motivo? E' una domanda che partiti grandi e seri come i vostri, che hanno ministri degli esteri e collegamenti con le ambasciate, devono porsi e ad essa devono dare risposta!

Vi sono stati, come al solito, compromessi all'italiana: accordi con il Governo siriano; decisione di non attuare la parte contenuta nello scambio di note, e cioè il sostegno del Governo libanese e del suo esercito; impegno a non fare assolutamente nulla...

Ma a questo punto, signor ministro della difesa, signor ministro degli affari esteri (che non c'è), il Governo deve venirci a dire che una parte di questo accordo non vale più, che siamo lì soltanto per difendere i palestinesi che non ne hanno alcun bisogno, e basta! Ciò va detto, precisato, affermato, perché è la politica di sempre: abbiamo da tutelare interessi di altro segno, dall'esportazione delle armi, al petrolio, alla stessa Libia. In proposito ho letto sui giornali (ma non so se è vero), che uno dei punti trattati da Craxi con Reagan è stato proprio il problema della Libia. Sostanzialmente, come ho letto sul "Corriere della sera", in ordine alla Libia (che doveva rappresentare la minaccia e così via), Craxi avrebbe detto a Reagan di avvertirlo in tempo, se avesse adottato qualche iniziativa di tipo militare, perché con la Libia abbiamo esportazioni per tonnellate di armi, abbiamo interessi commerciali, petroliferi eccetera: non disturbateci gli affari commerciali! Ecco in sostanza il discorso, che v

ale per tutto il mondo arabo.

Nessuno ha notato l'altro evento politico che coinvolge in prima persona il ministro Spadolini. Dai giornali risulta che, per la prima volta, un ministro della difesa raccoglie nella base dell'aeronautica militare di Pratica di Mare tutto l'armamentario italiano, con aeroplani, carri armati, cannoni, "bazooka", elicotteri e quanto altro si produce in Italia, tutto (immagino, con dispendio di miliardi), compresi i carri armati della FIAT "OF 40" prodotti esclusivamente per il mondo arabo, come il semovente Palmaria prodotto su scafo dell'"OF 40". Egli presenta, come uno che si occupa di attività commerciali, al responsabile arabo tutto il nostro prodotto bellico, evidentemente al fine di un acquisto.

Oggi il discorso da fare non è quello di una valutazione più o meno positiva di quanto sta facendo il Governo italiano nel Libano, ma l'altro di come uscire dalla trappola: dite che non possiamo uscirne perché significherebbe uno smacco politico per tutti! Dovremmo riconoscere d'aver sbagliato tutto, di non aver capito niente, di non esserci accorti di nulla! Non sapete tollerarlo e che fate? Cercate di rimediare con i mezzucci, concludendo accordi sottobanco e fornendo armi ed altre cose agli arabi. Qui si pone allora un problema: dal punto di vista di "rattoppare" la situazione, la nostra iniziativa politica è diretta nei confronti dei siriani, ma in pratica si stipula un contratto nel quale si stabilisce che noi non facciamo nulla e loro tentano di non uccidere i nostri soldati se no in Italia chissà che cosa può accadere. Questa però è una visione da bottegai e non politica. A voi preme il problema del mondo arabo o no? Come vi ponete rispetto a questi governi che sono tra i massimi responsabili di quant

o accade nel Medio Oriente? Quale rapporto intendete stabilire con i paesi di democrazia politica, che compiono errori e stragi, ma che rappresentano l'unica speranza di avviare a soluzione i problemi di quel territorio, sempre se siete, come dichiarate di essere, liberali, democratici e socialisti?...

Ecco allora che ci troviamo di fronte alla successiva trappola sulla quale, ancora una volta, tutte le forze politiche della partitocrazia sono d'accordo: lo Chouf. Avete letto sui giornali le opinioni dei militari sui rischi dell'operazione dello Chouf? Che differenza c'è tra l'operazione Beirut e l'operazione Chouf? Quest'ultima è senza dubbio più pericolosa e rischiosa della prima. In base a quale riflessione voi affermate: Beirut no, Chouf sì?

Giovanni SPADOLINI, Ministro della difesa. Ho detto il contrario, ho detto che lo Chouf è pericolosissimo e l'ho detto in tutte le sedi!

Roberto CICCIOMESSERE. Certo, ma mi sembra che l'orientamento maggioritario - è stato dichiarato ieri sera da Pajetta in televisione ed emerge anche da certi accordi che il Governo ha assunto, almeno in linea di massima, con altri Governi - sia quello di andare nello Chouf. E' di una gravità indiscutibile...

Al sesto comma del trattato c'è scritto "Resta inteso che: la presenza della forza italiana sarà richiesta solo per un periodo limitato, per far fronte alle esigenze urgenti poste dalla situazione attuale". C'è scritto "limitato", ma ormai è passato più di un anno: altro che limitato! E' l'attuale una situazione diversa? E' cambiata la situazione? Ma allora non si può venire qui e pretendere che con un voto su una risoluzione si sostituisca un documento che deve essere modificato: se continuate la missione Libano voi dovete venire qui a presentare un altro scambio di note! E a quel punto qualcuno mi dovrà dire con chi si farà questo scambio: con Gemayel, con Jumblat, con chi? Dovrete dire che la missione è mutata, che non forniamo più supporto al governo legittimo libanese, eccetera, e alla fine sarei veramente curioso di leggere quel pezzo di carta e scoprire per che cosa siete, siamo o sono anzi - purtroppo - alcuni giovani soldati italiani nel Libano. Non potrete scrivere niente, perché non vi è alcun ruo

lo, se non, appunto, la conflittualità fra una velleità e gli interessi che si scontrano con essa.

Andiamo a ficcarci in un'altra trappola e qualcuno ha detto che è meglio andare nello Chouf - per il quale sono tutti d'accordo - perché così abbiamo la scusa per cominciare a ritirare le nostre truppe dal Libano. Sono mezzucci! Non c'è altra soluzione, non c'è altra linea maestra se non quella del riconoscimento dell'errore: una volta riconosciuto l'errore, possiamo poi discutere le modalità. E noi forniamo lo strumento per discutere tutto questo, attraverso la presentazione di un atto nel quale chiediamo in primo luogo di procedere all'immediato ritiro del contingente italiano a Beirut e, contestualmente, di avviare una precisa inizitiva volta al pieno coinvolgimento delle Nazioni Unite nell'opera di pacificazione del Libano; in secondo luogo di astenersi da qualsiasi iniziativa di ulteriore coinvolgimento militare nel Libano, tra cui quella dell'invio di osservatori nello Chouf, che non sia esplicitamente deliberata dalle Nazioni Unite. Il terzo punto della nostra risoluzione è quello centrale, è l'elemen

to che può caratterizzare l'unica alternativa che noi rappresentiamo rispetto alla vostra politica, quella che va dal MSI al partito comunista, perché non vi è una diversità in termini ideali, politici ed operativi in quello che ogni giorno voi insieme decidete: ci sono dettagli, particolarità, ma la vostra linea politica è identica, ammesso che si possa parlare di una politica estera e non di altro o di peggio!

Dunque il terzo punto della nostra risoluzione afferma che si deve impegnare il Governo "a qualificare la politica estera nel Medio Oriente, e ovunque, partendo dalla consapevolezza che solo regimi e forze di democrazia politica possono strutturalmente nel lungo termine assicurare una politica di pace, quali che ne siano gli errori ed anche le responsabilità di infamie nell'immediato, attribuendo alla nostra inizitiva politica l'obiettivo prioritario di strappare alla guerra alimentare e politica in corso il maggior numero di vite fra le decine di milioni in corso di sterminio".

Questa politica, la politica della democrazia, la politica della difesa della vita, la politica della libertà, è l'unica politica che può essere concepita in alternativa alla politica della guerra e della violenza che voi condividete tutti, in modo solidale. Noi siamo gli unici a rappresentarla qui, certo senza molta speranza, di raccogliere il vostro consenso, ma nel tentativo di dialogo e, comunque, di farvi riflettere qualche minuto o forse mezz'ora, su queste cose che difficilmente avete occasione di ascoltare.

 
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