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Dupuis Olivier - 16 luglio 1985
Lussemburgo: UNA LEGGE EUROPEA PER L'AFFERMAZIONE DI COSCIENZA
di Olivier Dupuis

SOMMARIO: Valutazioni sul convegno sull'obiezione e l'affermazione di coscienza, promosso dai deputati radicali al Parlamento Europeo, che si è svolto a Lussemburgo il 10 luglio 1985. Il confronto fra le posizioni radicali e quelle pacifiste-neutraliste dei verdi tedeschi.

(NOTIZIE RADICALI, 16 luglio 1985)

Riassumere in poche righe quello che è stato il dibattito di tutta una giornata di lavori non è cosa facile. Erano infatti quasi 200 gli obiettori affermatori di coscienza, antimilitaristi e pacifisti di tutti i paesi della Comunità europea, compresa Spagna e Portogallo, presenti all'appuntamento del 10 luglio a Lussemburgo. Alla riunione hanno partecipato anche una ventina di parlamentari europei e il commissario europeo per "l'Europa dei cittadini", Carlo Ripa di Meana.

Nella sua relazione introduttiva, Roberto Cicciomessere ha posto al centro del dibattito la questione della difesa. Alzare il tiro per non continuare in rivendicazioni di tipo strettamente sindacale, le quali (bisogna prenderne coscienza) hanno segnato la morte o almeno il letargo del o dei movimenti di obiettori di coscienza in tutta Europa.

Interrogarsi sulle minacce alla sicurezza che gravano oggi sulle nostre società e quindi interrogarsi sulla fame e la miseria nel Sud del mondo, sulle ingiustizie presenti ovunque nel mondo e in particolare sulla privazione di libertà civili, politiche e sindacali in tutti i paesi a regime totalitario, soprattutto in quelli dell'Est europeo, è il punto di partenza per una nuova riflessione sull'obiezione di coscienza.

Numerosi partecipanti riconoscevano la necessità di uscire dal dibattito ristretto sull'obiezione di coscienza come manifestazione di una scelta individuale, poiché una tale scelta non porta più con sé i germi di un'"altra" difesa ma diventa sempre di più espressione di una facilitazione o di una deroga concessa dallo Stato, dagli Stati.

Si è dunque riconosciuta l'indispensabilità di un passaggio al livello politico, o meglio di un ritorno.

Tendenza all'accordo quindi sulla necessità di fare del diritto all'obiezione di coscienza un diritto a pieno titolo, senza alcuna discriminazione con coloro che svolgono il servizio militare.

Ma sulla necessità di promuovere una legislazione europea uniforme si sono manifestate le prime divergenze di fondo. I "Grunen" tedeschi, per la voce di Frank Schwalba-Hoth, eurodeputato di questo partito, si dichiaravano ostili a tutte le azioni in questo senso. I percorsi storici sono spesso sorprendenti. Nell'intervento di Schwalba-Hoth si sono ravvisate tutte le vecchie analisi neutraliste, vecchie, come la sconfitta del grande movimento pacifista degli anni trenta: una Germania "fuori del mondo", una Germania nella quale il fine dell'azione politica si limiterebbe al vecchio sogno di una Germania riunificata, neutra e denuclearizzata.

Alcuni interventi si sono persi nel labirinto della difesa di domani. Ossessionati dallo spettro di una futura distruzione nucleare, sacrificando gli sterminati e gli sterminandi sull'altare di una difesa popolare e nonviolenta avvenire.

Questo convegno è stato dunque la prima occasione di dibattito e di confronto su modi diversi di intendere la difesa all'interno dello stesso movimento "antimilitarista" o "pacifista".

Oggi la difesa, una nuova difesa per l'Europa, passa per il riconoscimento dell'abisso che separa i valori di vita, di diritto e di democrazia che essa proclama e la negazione obiettiva di quei valori di vita nel Sud del mondo, di diritto e di democrazia all'Est, abisso che è nient'altro che un nuovo e mostruoso nazismo.

Ciò non basta. Senza ingerenza, senza mobilitazione delle coscienze e delle risorse degli Stati cosiddetti "ricchi", siamo condannati a fare la contabilità degli sterminati. Questo comporta la morte parallela dei valori della nostra società e quindi la morte della società stessa. Il vero dibattito oggi non può non essere quello tra una politica di intervento per il diritto alla vita, per la giustizia e la democrazia ovunque nel mondo, quindi per una politica di sicurezza e una politica neutralistica, eurocentrista, di "non-guerra" in Europa, ovvero una politica di pace.

 
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