Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 19 apr. 2024
  cerca in archivio   NOTIZIE
Telekom Serbia: ieri si è svolta la sesta udienza del processo Di Stefano contro Manfredi
Il Giudice ha stabilito per la prossima udienza accompagnamento coattivo dell'avv. Giovanni Di Stefano

9 febbraio 2010

Ieri, presso il Tribunale di Roma, si è svolta la sesta udienza (in cinque anni, la prima udienza si tenne a Campobasso il 7 luglio 2005) del processo per diffamazione intentato dall’avv. anglo-molisanoGiovanni Di Stefano (giĂ  amico e socio d’affari del criminale di guerra serbo “Comandante Arkan”, gĂ  membro dei collegi di difesa di Slobodan Milosevic e di Saddam Hussein) nei confronti dell’esponente radicale Giulio Manfredi (autore del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?” – edizioni Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2003).

Per la prima volta, in cinque anni, Giulio Manfredi non era presente all’udienza; era presente, invece, come sempre, il suo avvocato Giuseppe Rossodivita (Direzione Radicali Italiani). Non erano presenti nĂ© Giovanni Di Stefano nĂ© il suo legale. Nell’udienza precedente, il giudice, Dr.ssa Roberta Di Gioia, aveva inflitto al Di Stefano, per la sua assenza, la multa di 200 euro, da devolvere alla Cassa delle Ammende. Questa volta ha disposto che per la prossima udienza, fissata per il 31 maggio, il Di Stefano dovrĂ  essere accompagnato coattivamente dai carabinieri.

Nel corso dell’udienza di ieri è stato sentito un commissario della polizia postale di Campobasso che ha relazionato sull’oggetto della supposta diffamazione, un comunicato stampa di Giulio Manfredi, Benedetto Della Vedova e Gianfranco Dell’Alba (questi ultimi due erano allora europarlamentari radicali) del 15 settembre 2003 – pubblicato nel libro di Manfredi – in cui si riportava testualmente uno stralcio del libro “Falcone Borsellino Mistero di Stato” (Edizioni della Battaglia, Palermo, 2002), che faceva a sua volta riferimento al provvedimento dei magistrati di Palermo cosiddetto “Sistemi criminali” (proc. Pen. N. 2566/98 R. G. N. R.).

Tale provvedimento contiene il riassunto delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Nucera (uno dei pochissimi “collaboratori” della ‘ndrangheta):

“… Anche il collaboratore Pasquale Nucera ha riferito di un “piano politico-criminale” elaborato dalla criminalitĂ  organizzata nel 1991. In particolare, ha dichiarato che il 28 settembre 1991, in occasione della riunione annuale della ‘ndrangheta che si tiene presso il santuario di Polsi, cui egli partecipò quale rappresentante della famiglia Iamonte, avevano partecipato, oltre ai vari capi della ‘ndrangheta, anche alcuni rappresentanti di famiglie napoletane, esponenti mafiosi calabresi provenienti da varie parti del mondo (Canada, Australia, Francia), tale Rocco Zito, in rappresentanza di “cosa nostra” americana e un personaggio di Milano, definito come “un colletto bianco” legato alla mafia siciliana e calabrese. Quest’ultimo, in particolare, dopo aver affermato che in Italia ci sarebbero stati degli “sconvolgimenti” (non meglio specificati), aveva rappresentato la necessitĂ  di una “pacificazione” fra le cosche calabresi, perchĂ© i siciliani delle famiglie americane ci tenevano molto per poter meglio realizzare un progetto politico, consistente nella costituzione di un movimento politico di “cosa nostra” definito “partito degli amici” …” (pag. 63 e 64 “Sistemi criminali”).

In un interrogatorio del 23 agosto 1996 al P. M. di Palermo il Nucera individuava il “colletto bianco” nella persona di Giovanni Di Stefano (pag. 65, 69, 70 e 71 “Sistemi criminali”).

Per approfondimenti:

http://www.associazioneaglietta.it/serbia.html



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail