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mer 24 apr. 2024
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Comitato del 1-3 ottobre 2004: la Mozione Generale approvata

Il Comitato Nazionale di Radicali italiani, riunito a Roma dal 1° al 3 ottobre:

*udite le relazioni della Tesoriera e del Segretario, le approva;

*rivolge un sentito, affettuoso ringraziamento alle centinaia di migliaia di cittadini (1milione e 92mila per il primo quesito, 741mila per gli altri quattro) che hanno decretato un successo pieno della campagna referendaria per la libertà di cura e di ricerca scientifica.

Il Comitato, in particolare, saluta e sottolinea l’attività, il vero e proprio servizio civile, di quanti (innanzitutto, i militanti di Radicali italiani e dell’Associazione Luca Coscioni, che lo hanno fatto dal 13 aprile scorso, e a lungo in solitudine) hanno tenuto viva la possibilità di dare voce, la prossima primavera, a tutti gli elettori italiani. Analogo riconoscimento va compiuto per le personalità e le organizzazioni che hanno deciso il proprio pieno impegno nella campagna, e in primo luogo per quanti hanno dato vita -accanto al Comitato radicale- ad un Comitato referendario comune; così come per chiunque (magari senza o addirittura contro le indicazioni e le scelte esplicite delle rispettive leadership) abbia garantito attività indispensabili, a partire dall’autentica delle firme. In questo senso, il Comitato denuncia il fatto che la stragrande maggioranza degli 8100 Sindaci e degli oltre 180mila Consiglieri comunali e provinciali siano rimasti estranei ed avversari rispetto a questa iniziativa: il che valorizza ancor più le eccezioni positive che si sono riscontrate. Analoga denuncia va fatta per quanti (nella cosiddetta e autoproclamata “società civile” o in organizzazioni tante altre volte capaci di mobilitare milioni di persone) hanno attivamente scelto -in questa occasione- l’inerzia, il disimpegno, il boicottaggio.

*Il Comitato denuncia il tentativo (già pienamente in atto nelle file della maggioranza tanto quanto dell’opposizione) di descrivere il referendum come un evento da “scongiurare”, quasi si trattasse di una catastrofe. Il referendum non è una temibile ordalia, ma una prova democratica che appartiene alla fisiologia costituzionale italiana. Secondo Costituzione, il Parlamento approva una legge; sempre secondo Costituzione, almeno 500mila cittadini possono chiederne l’abrogazione; infine, ancora secondo Costituzione, la decisione spetta a tutti gli elettori. Dunque, non si abbia paura della libera espressione dei cittadini, e si rinunci alla tentazione (che per molti, è già attività frenetica) di una corsa affannosa per approvare leggine unicamente volte a imbavagliare gli elettori, a impedir loro di pronunciarsi. E’ storia antica, già vissuta nell’imminenza del voto sul divorzio: quei tentativi furono bloccati allora, e lo stesso dovrà accadere anche stavolta, pena l’inganno degli elettori di centrodestra (da parte dei vertici del centrodestra) e di quelli di centrosinistra (da parte dei vertici del centrosinistra).

*Il Comitato invita gli organi dirigenti a studiare e predisporre (in vista del prossimo Congresso del Movimento) anche uno o più quesiti referendari in materia di droghe, a maggior ragione dopo la recente positiva sentenza della Corte di Cassazione. Il quesito dovrebbe essere messo a punto sulla legislazione attualmente vigente, per essere poi eventualmente “trasferito” sulla “legge Fini”, qualora questa fosse sciaguratamente approvata nei prossimi mesi.

*Il Comitato impegna altresì gli organi dirigenti ad attivarsi per la rapida costituzione di un “Comitato per il NO” all’iniziativa referendaria promossa da una serie di personalità guidate da Claudio Signorile, e volta al ripristino in Italia di una legge elettorale integralmente proporzionale. La prospettiva da perseguire è opposta, contro ogni restaurazione proporzionalista, contro l’attuale ibrido del “Mattarellum”, e -invece- per quella Riforma americana, presidenzialista, federalista e bipartitica che è attesa da tanta parte del paese, e osteggiata dal sistema dei partiti.

*Il Comitato denuncia il carattere sempre più pervasivo della vita civile del paese dell’attività (quando non delle vere e proprie ingerenze) delle gerarchie vaticane. Da liberali, da radicali, ci batteremo affinché Pietro e la sua Chiesa abbiano il diritto di diffondere la loro predicazione. Ma altra cosa, insostenibile, è invece la pretesa che gli orientamenti confessionali della Chiesa, di una Chiesa, si traducano in imposizione o proibizione per tutti i cittadini. E’ bene (magari recuperando l’evangelico e troppo spesso dimenticato “date a Cesare quel che è di Cesare, e date a Dio quel che è di Dio”) che anche Oltretevere si comprenda che la laicità degli ordinamenti è la miglior difesa anche per la libertà religiosa. Ed è bene che il ceto politico italiano la smetta di genuflettersi, in un modo che risulta offensivo in primo luogo rispetto alla coscienza dei credenti, che hanno sempre saputo distinguere (a partire dalle prove popolari su divorzio e aborto) tra la loro personale opinione e le necessaria neutralità delle leggi dello stato. La laicità non è nemica di nessuno: è amica di tutti, di tutte le coscienze e di tutte le scelte. Semmai, è sempre più necessario e urgente organizzare una risposta all’invasione anche mediatica (a maggior ragione, se sulle reti del servizio pubblico) di rappresentanti ecclesiastici, che dettano l’agenda politica e si vedono riconosciuto un vero e proprio monopolio di indirizzo etico nelle questioni attinenti alla morale personale; così come è giunta l’ora di rimettere in discussione tutte quelle misure (a partire dal meccanismo dall’8 per mille) che clericalizzano gli stati e parastatalizzano le Chiese, riducendole ad espressione mondana di cui i Governi sono veri e propri esattori. La lezione di Romolo Murri, degli anticlericali per religiosità, è sicura guida politica anche per l’oggi.

*Per queste ragioni, il Comitato impegna gli organi dirigenti ad un immediato sforzo di mobilitazione:

-nei confronti degli scienziati, affinché si mettano in causa (con i malati e le famiglie) a difesa della loro stessa libertà e dignità: l’occasione del prossimo 9-10 ottobre (la “Sessione costitutiva del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni) è un’opportunità da cogliere anche in vista del rischio che le Nazioni Unite possano approvare un bando su scala globale della clonazione terapeutica, assestando così un colpo devastante alle speranze di cura e di guarigione di milioni di malati;

-nei confronti dei giuristi e dei costituzionalisti, affinché si mobilitino non solo per la difesa dei cinque referendum, ma (con essi) della stessa lettera della Costituzione, evitando che nuove escogitazioni giurisprudenziali della Corte Costituzionale si traducano in una ulteriore lesione dei diritti referendari e democratici degli elettori italiani;

-nei confronti degli imprenditori del settore, che hanno finora clamorosamente ignorato la lotta contro una legge che fa dell’Italia (e delle loro stesse imprese) il fanalino di coda del mondo occidentale: colgano questa opportunità per difendere i loro stessi interessi in modo civile e trasparente, smettendo di affidarsi alle vie tortuose, non pubbliche e talora anche non legali preferite in tutti questi decenni di rapporti con la cosiddetta “politica ufficiale”;

-nei confronti di tutti i cittadini che potranno essere raggiunti da questo messaggio, affinché comprendano che l’iscrizione e il contributo a “Radicali italiani”, all’”Associazione Luca Coscioni” e ad ogni altro soggetto politico radicale è la carta più efficace, l’assicurazione più vera contro ogni rischio di sottrazione o di affossamento anche di questa battaglia.

*Il Comitato, infine, anche in vista del Terzo Congresso di Radicali italiani (previsto a Roma dal 29 ottobre al 1° novembre prossimi), si rivolge a quanti sono in cerca di una “casa laica e liberale”, e sottolinea che una “casa” esiste già, e attende di essere frequentata, arricchita, perfino “occupata”. E’ la casa del Partito Radicale Transnazionale, soggetto politico centrale dell’area radicale, che vive oggi una crisi che può esser mutata in crisi di crescita, mentre in tutto il mondo le ragioni, le idee e le proposte radicali vivono una stagione carica di opportunità. Un “fatto” politico davvero nuovo, che abbia ambizione di “alternativa” e non solo di semplice sopravvivenza nell’esistente, nasce nel calore di una lotta politica, e non nel chiuso del Palazzo, tra spezzoni di organizzazioni partitiche tutte tese alla propria autoconservazione. Occorre prenderne atto, e -ad esempio- affrontare il semestre di difesa del referendum italiano (cioè di difesa della stessa possibilità di tenuta della consultazione) come una occasione politica da non sciupare. Così come ribadiamo al Governo e alla sua maggioranza, tanto quanto all’opposizione, che ci appare sempre più asfittico, sempre meno lungimirante il proseguirsi -praticamente senza eccezioni- della conventio ad excludendum conto le idee e le persone radicali. Continuare, come capita ad alcuni esponenti del Polo o dell’Ulivo, ad evocare la prospettiva di intese o accordi con i radicali, e nel frattempo tollerare che prosegua una sequenza di dinieghi, di rifiuti, di impedimenti ai radicali di offrire un contributo (ad ogni livello: italiano ed internazionale) al governo dei problemi del nostro tempo, è in ultima analisi comportamento miope ed improduttivo, che sarà necessario continuare a superare, o almeno tentare di superare.

In questo senso, infine, il Comitato non cessa di denunciare ai leader dei due schieramenti maggiori e ai titolari della “politica ufficiale” quello che appare un degrado inarrestabile della vita istituzionale e civile italiana, segnata da un’illegalità ormai estesa e strutturale, a partire da quanto continua ad accadere rispetto al diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati.



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