Raccomandazione
Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunitosi a Roma nei giorni 9, lO, 11 settembre, appellandosi anche alla storia cinquantennale di lotte radicali per la conquista di diritti civili in Italia e nel mondo, ribadisce la centralità della nonviolenza come strumento inderogabile di azione politica e parte integrante di qualsiasi progetto autenticamente riformatore teso a configurare quella società liberale, aperta, che, sola, può garantire la massima valorizzazione e la piena e responsabile partecipazione del singolo cittadino.
I radicali, unici nello scenario partitico italiano, sin dalla loro costituzione hanno visto nell' esercizio costante ed intransigente della metodologia nonviolenta un effettivo ed efficace antidoto ad ogni forma di totalitarismo, assolutismo ideologico, confessionalismo fondamentalista ritenendo altresì indissolubilmente connaturato nel liberalismo, cioè in una concezione sociale caratterizzata dall'affermazione del diritto e dei diritti.
Proprio per questo, sottolineano l'impossibilità di identificare, in modo fazioso e strumentale, la non violenza, concepita come amore gandhiano per la verità e mezzo capitiniano di acquisizione e aggiunta democratica, con lo sterile e miope pacifismo caratterizzatosi, negli ultimi sessant'anni, come il migliore alleato dei sistemi tirannici e il più pervicace difensore di situazioni inique.
Consapevoli che la pace non possa darsi e radicarsi in assenza di quelle libertà che consentono agli individui di evolversi e alle società di progredire, riscattandosi dalla fame e dalla miseria, i radicali rimarcano l'alterità della prassi nonviolenta da iniziative come la marcia della pace Perugia-Assisi, espressione di malafede istituzionalizzata e profondamente distante dall'impeto propulsivo del suo ideatore Aldo Capitini, tenace assertore della nonviolenza, del liberalsocialismo, di una religiosità laicamente affrancata dalle gabbie del dogmatismo
Francesco Pullia
Esito: approvata per acclamazione