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Comitato Nazionale di Radicali Italiani: la relazione di Rita Bernardini

7 gennaio 2006

Inizio dalle cifre, dai dati che ci riguardano.

Parto dal pacchetto iscrizioni. quest’anno c’è la novità del “pacchetto”, con 590 euro ci si iscrive o si contribuisce a tutti i soggetti dell’area. Dei 590 euro, 300 contribuiscono a pagare le spese generali della sede che, grazie all’opera di Maurizio Turco sono state dimezzate. Fino ad oggi abbiamo avuto 202 pacchetti completi e 136 parziali (di chi ha deciso di pagare il pacchetto a rate).

Al 31 dicembre 2005 per i “pacchetti” sono entrati 138.711 euro, di cui 70.549 sono andati a fronteggiare le spese generali. A Radicali Italiani, dai “pacchetti” sono arrivati 17.632,88 euro.

 

Complessivamente, per l’anno radicale 2006, al 4 gennaio, a Radicali Italiani sono entrati 123.604 euro versati da 900 persone e così suddivisi:

 

€ 108.106 da 616 iscrizioni complete

  11.198 da 219 iscrizioni parziali

  4.299 da 65 contribuenti

 

Alla stessa data dell’anno scorso, gli iscritti erano 830 (-214); gli iscritti parziali erano 28 (+175); i contribuenti 154 (-89); gli introiti erano pari a 218.142 euro (- 94.538).

Ricordo che lo scorso anno politico contribuì in modo sensibile allo slancio iniziale della raccolta iscrizioni la promozione della radiolina firmata Radio Radicale, l’avere l’obiettivo delle 5000 iscrizioni e il mailing spedito tempestivamente ai sostenitori degli anni precedenti. In più, quest’anno, c’è – come ho spiegato in precedenza con l’iniziativa dei “pacchetti” – una sorta di trattenuta alla fonte concordata con il vicepresidente del Senato Radicale Maurizio Turco, trattenuta destinata alla copertura (peraltro, ahinoi, insufficiente!) delle spese di sede.

 

Sempre con Maurizio Turco e Marco Pannella abbiamo concordato una imminente iniziativa di mailing per sollecitare iscrizioni e contribuiti ai soggetti dell’area Radicale. Abbiamo deciso di farlo assieme per la centralità che vogliamo che assuma il PRT che celebra il suo cinquantenario mentre dà vita alla difficile impresa di riconquistare la normalità statutaria

 

Gli effetti del “pacchetto” e della mancata spedizione di una lettera ai nostri indirizzari sono riscontrabili in due elementi di analisi che forniamo nell’allegato sull’autofinanziamento:

  • il versamento medio per sostenitore è, per il 2006, alla data del 4 gennaio di 137,44 euro; alla stessa data dell’anno scorso era di 215,55 euro
  • i versamenti con carte di credito quest’anno sono stati superiori a quelli dell’anno scorso (971 contro 935) mentre quelli con conto corrente (frutto dei mailing) sono passati dai 170 dell’anno scorso ai soli 38 di quest’anno.

 

Segnalo – per non tacere informazioni che pure qualcosa  vogliono dire – che la stragrande maggioranza dei membri del Comitato non è ancora iscritta a Radicali Italiani e ricordo che i membri del Comitato che non si iscrivono entro il 15 gennaio decadono automaticamente.

 

Il preventivo che sottopongo all’esame del Comitato si ferma al mese di aprile 2006 e immagino che comprenderete il perché. Comunque vadano le vicende elettorali, infatti, a quella data, sarà necessaria una nostra riflessione collettiva sul ruolo del nostro soggetto nello scenario politico italiano.

 

Autofinanziamento: la previsione fino alla fine del mese di aprile 2006 è di 298.468 euro.

 

Collaborazioni: anche quest’anno tutti i contratti sono a progetto però, con scadenza ad aprile anziché a Novembre. La spesa prevista è di 136.450 euro (oneri compresi); per lo stesso periodo l’anno scorso ne avevamo previsti (e spesi) circa 250.000.

 

Mailing: abbiamo previsto una spesa di 16.000 euro per i mailing comuni con il PRT.

 

Servizi comuni: oltre alla “trattenuta” che viene effettuata direttamente dal PRT con le iscrizioni a pacchetto, abbiamo previsto di continuare a pagare il canone di 9.300 euro al mese per la Torre Argentina Società di Servizi (TASS) che, fra l’altro, si sobbarca il peso del pagamento del mutuo della sede.

 

Radicali Italiani possono rivendicare di non aver incrementato in questi ultimi due anni i debiti che si erano accumulati negli anni precedenti: l’anno politico che si è chiuso (il 2005) ha registrato in disavanzo d’esercizio di soli 29.814 euro, mentre il bilancio di previsione che sottopongo alla vostra attenzione prevede un avanzo d’esercizio di 8.903 euro. Poco abbiamo potuto fare – ma questo ve lo avevo già pronosticato – per ridurre il grande disavanzo cumulato nei cinque anni di vita del nostro soggetto politico; disavanzo che rimarrà, alla fine di aprile, a – 1.967.825 euro di cui 1.777.700 euro nei confronti dei soggetti radicali (+ del 90%), in particolare Partito Radicale (€ 1.305.071) e Lista Pannella (€ 435.876).

 

Certo, noi non sappiamo dove sia di casa quella che il Ministro Martino chiamava la “democrazia acquisitiva”, con le forze politiche impegnate allo spasmo per acquisire il consenso attraverso la spesa pubblica. Dei 149.593 eletti fra deputati europei e nazionali, consiglieri regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali e delle comunità montane i radicali possono vantare in tutto due deputati europei pari allo 0,0013% del totale. Dei 278.296 soggetti titolari di incarichi e consulenze nel settore pubblico i radicali hanno lo 0,000%. Le cifre sono tratte da un libro che consiglio di acquistare e che a me hanno regalato per Natale, “Il costo della democrazia” di Cesare Salvi e Massimo Villone. E’ ben documentato e fornito di tabelle illuminanti anche se sono gli stessi autori a metterci in guardia quando compilano il quadro dei costi totali della Politica S.p.A che ammontano ad un miliardo e 850.000 euro. Attenzione, ci dicono, quella somma è data solo dalle voci conoscibili, rilevabili con precisione: se aggiungiamo tutto il resto, si stima di arrivare al doppio, cioè una cifra fra i 3 e i 4 miliardi di euro all’anno. Bel saggio, che riguarda però l’ufficiale, il documentabile anche se con difficoltà, i finanziamenti resi leciti da leggi-truffa come quella sui rimborsi elettorali. Già, perché la coop della partitocrazia italiana ci tiene alla faccia e se gli elettori italiani votano contro il finanziamento pubblico loro approvano la legge sui falsi rimborsi elettorali che si fonda sul principio “ogni elettore (anche se non va a votare), un euro” e per tutte le elezioni di tipo politico (europee, nazionali o regionali).

Ma il grosso della famelicità del sistema partitocratrico italiano sta nell’illecito e di questo abbiamo il sapore dalle speziate vicende di questi giorni sulla nuova tangentopoli, ribattezzata bancopoli.

Questi scandali però – consentitemi di dirlo – assomigliano più ad una guerra per bande, a regolamenti di conti più che al rispetto delle regole e della legalità: “l’attualità di Bettino Craxi”, scrive Marco Pannella, quando con il suo ultimo intervento parlamentare “documentò la realtà di un regime partitocratico fondato su una comune convinzione e unità ideologica (quella della ineluttabilità e della convenienza) di un uso di parte, fazioso, delle istituzioni e dei cittadini italiani, incompatibile con uno Stato di diritto e una democrazia costituzionale.”

Mi sembra opportuno ricordare a questo proposito la battaglia fatta dai radicali in Parlamento sui bilanci dei partiti con l’approvazione della legge sul finanziamento pubblico; lo scontro fra i radicali Crivellini e Bonino con l’allora presidente della Camera Nilde Iotti. Era il 1982 quando la Iotti rispose ai radicali che contrastavano il bilancio predisposto dalla Presidenza della Camera che non  prevedeva la situazione patrimoniale dei partiti. Il rendiconto patrimoniale, rispondeva la Iotti, non è espressamente previsto dalla legge; i partiti devono parlarne nella relazione che accompagna i bilanci.

“Poiché la legge n. 659 del 1981 – scriveva la Iotti ai deputati radicali - non prevede la compilazione di un rendiconto economico, ma solo di un rendiconto di entrate e spese finanziarie, il collegamento del rendiconto finanziario con la situazione patrimoniale diviene particolarmente disagevole e la pubblicazione congiunta dei due documenti potrebbe disorientare i lettori dei bilanci dei partiti.”

E ancora: “Poco significativi, anzi fuorvianti, per la opinione pubblica, sono i valori delle attività e passività e la cifra del netto patrimoniale, che i lettori dei bilanci più sprovveduti tenderebbero a identificare con la "potenzialità economica" dei partiti. In qualche caso, poi, si avrebbe un deficit patrimoniale anziché un patrimonio netto (per il prevalere delle passività sulle attività), che potrebbe mettere in imbarazzo alcuni partiti nei confronti dell'opinione pubblica.”

 

Voi capirete perché la nostra vita è stata difficile in questi decenni. E non solo per i referendum contro i finanziamenti pubblici, ma anche per l’attività parlamentare, le denunce presentate, le iniziative nonviolente messe in campo, le disobbedienze civili, le restituzioni in piazza del finanziamento pubblico. E le iniziative sulla giustizia… L’intervento di Pannella pronunciato il giorno di quello storico di Bettino Craxi del 1993 – rimandato in onda stanotte da Radio Radicale – era molto incentrato su legalità e giustizia ed era molto illuminante sulla realtà di oggi: certo, responsabilità civile dei magistrati ma anche sistema d’elezione del CSM e ruolo della Corte Costituzionale, termini ordinatori per i magistrati e perentori per i cittadini, obbrobrio dell’obbligatorietà dell’azione penale che affida la responsabilità della politica giudiziaria a magistrati divenuti tali perché vincitori di un concorso, irresponsabili di fronte ai cittadini e con carriera automatica assicurata. Niente da dire – a dodici anni di distanza - Fassino, D’Alema, Prodi, Rutelli, Berlusconi e Fini?

 

I Ds continuano a teorizzare oggi il partito radicato nel territorio, il partito/istituzione, il partito/Stato. Provare per credere: leggete il saggio del Prof Paolo Borioni con prefazione di Piero Fassino “le risorse per la politica” dove si sostiene l’importanza del finanziamento pubblico dei partiti “fra tradizione e innovazione”: le legislazioni efficaci – si afferma – sono quelle che incentivano l’interazione fra risorse pubbliche e autofinanziamento trasparente. I partiti socialisti più classici e radicati (il riferimento è ai partiti fratelli europei) sono quelli che utilizzano al meglio l’ampiezza organizzativa, l’insediamento per sfruttare creativamente i dettami del moderno fund raising. Deve essere stata proprio la creatività, la fantasia, ad aver portato il mitico tesoriere dei DS Ugo Sposetti a ripianare in tre anni il buco di mille miliardi nel bilancio del suo partito: un colpo di culo, dice testualmente a chi gli chiede come abbia fatto. Tesoriere che ha avuto l’onestà di dire in un dibattito che ha accettato di fare con me: “io sono fra quel 7% di cittadini che si schierò contro l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti, sono quello che scrive le leggi che in Parlamento si approvano di notte, sono quello che nel 2001 forzò la  mano al tesoriere di Forza Italia per ottenere un aumento del rimborso elettorale”.

 

Voi capirete perché non sarà facile, ma è essenziale per la democrazia, il ritorno dei radicali della rosa nel pugno in parlamento. Non sarà facile, ma dobbiamo far capire al centro sinistra che possiamo essere, con i nostri compagni dello SDI, se non saremo emarginati, una risorsa di governo per i problemi del paese.



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