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Comitato Nazionale di Radicali Italiani: la mozione generale
Il Comitatto Nazionale si è svolto a Roma dal 6 all'8 gennaio 2006.

Roma, 8 gennaio 2006

1. Il Comitato Nazionale di Radicali italiani, riunito a Roma dal 6 all'8 gennaio 2005, confermando e rilanciando il progetto della Rosa nel pugno e alla vigilia della riunione della Direzione del nuovo  soggetto politico, rivolge un sentito ringraziamento a Lanfranco Turci e agli altri numerosi ed autorevoli esponenti dei Ds che, con il loro intervento pubblico, hanno fornito una grande prova non solo di generosità civile, ma anche di lungimiranza politica, chiedendo che la prossima Direzione dei Democratici di Sinistra voglia affrontare il nodo del rapporto con la Rosa nel pugno, e -quindi- con gli obiettivi laici, liberali, socialisti e radicali che questo nuovo soggetto politico offre al centrosinistra. Ci uniamo a questo auspicio, e inviamo un fiducioso appello alle donne e agli uomini della Direzione della Quercia.

 

La Rosa nel pugno ha scelto l'Unione in modo irreversibile: ma è grave, autolesionista, e per alcuni versi incomprensibile che, a meno di 90 giorni dal voto, il candidato premier e le massime forze politiche del centrosinistra si rifiutino al dialogo, o addirittura ostentino freddezza o ostilità rispetto alle iniziative della Rosa nel pugno. 

 

Occorre lavorare per superare di slancio questa situazione, e per cancellare la pagina scura delle ultime elezioni regionali, quando l'Unione pose un odioso veto contro i radicali, e contro la stessa persona di Luca Coscioni.

 

2. Il Comitato auspica che (facendo tesoro del manifesto-appello proposto da Biagio De Giovanni, e immediatamente sottoscritto, in pochissime ore, da un primo gruppo di matematici, scienziati ed accademici),  personalità, associazioni e cittadini vogliano, nei prossimi giorni, annunciare il loro sostegno alla Rosa nel pugno. Magari rimanendo fedeli alle loro storie e tradizioni; magari prendendo questa decisione solo per questa occasione elettorale…Ma dicendo: "Stavolta, anch'io, anche noi, saremo con la Rosa nel pugno". E', può essere vitale per la crescita di questo soggetto politico, e -soprattutto- affinché non siano deluse le speranze che esso ha suscitato, che singole personalità, esponenti del ceto dirigente del paese, vogliano incoraggiare questo percorso, e compierlo essi stessi, anche come invito ed esempio per chi vorrà seguirli, anche attraverso la registrazione sul sito www.rosanelpugno.it 

 

3. Il Comitato denuncia il carattere anticostituzionale della nuova legge elettorale: non è solo un provvedimento "contra rosam", ma è una norma volta ad alterare la stessa legalità della partita elettorale, imponendo proprio a chi ha in solitudine denunciato le illegalità e le vere e proprie truffe avvenute nelle passate occasioni elettorali, non solo l'onere della raccolta delle firme, ma soprattutto di dover completare le proprie liste un mese prima degli altri, in palese violazione del principio costituzionale di uguaglianza. Si tratta di un chiaro tentativo di espellere la Rosa nel pugno dalla gara elettorale.

 

La maggioranza e l'opposizione possono sanare tutto, a partire dal 10 gennaio, in Commissione Affari costituzionali, al Senato. Ma intanto, il Comitato delibera di sottoporre la questione all'Osce, che ha recentemente chiarito come "le candidature possano essere assoggettate solo a procedure di registrazione che siano ragionevoli e applicate in modo eguale".

 

4. Il Comitato ribadisce il proprio pieno sostegno ad alcune iniziative in corso:

-quella, lanciata da Marco Pannella, e fatta propria dalla Rosa nel pugno, per l'amnistia: e ringrazia a saluta quanti, radicali e non, in particolare con l'aiuto e il coordinamento di Nessuno tocchi Caino,  del Detenuto Ignoto, e del Comitato promotore della Marcia di Natale e delle iniziative sull'amnistia, presieduto da Don Antonio Mazzi e composto da alte cariche dello Stato oltre che dai rappresentanti delle maggiori organizzazioni del mondo carcerario, rendono ancora possibile alle Camere (a partire dalla riunione della Commissione Giustizia di martedì 10) scrivere una pagina di civiltà e di legalità;

-il complesso delle attività dell'Associazione Coscioni: sul piano transnazionale, con il prossimo Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca; e su quello italiano, con le priorità rappresentate dalle lotte per la legalizzazione dell'eutanasia e del testamento biologico, e -per altro verso- dall'affermazione della libertà di cura e ricerca scientifica;

- l'iniziativa, animata in particolare da Silvio Viale e dall'Associazione Radicale Adelaide Aglietta, per la diffusione della contraccezione d'emergenza (attraverso l'abolizione dell'obbligo di ricetta medica per la cosiddetta "pillola del giorno dopo") e contro i veti opposti all'introduzione in Italia dell'aborto farmacologico, della pillola RU486. Gennaio sarà anche il mese dell'opposizione radicale alla inutile e propagandistica indagine conoscitiva (sedicente "commissione d'inchiesta") della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, vera e propria tribuna elettorale per quanti puntano, in realtà, alla penalizzazione delle donne che affrontano il dramma dell'aborto, prefigurando in tal modo il ritorno all'aborto clandestino.

 

5. Il Comitato ribadisce quindi, anche come specifico apporto di Radicali italiani all'iniziativa politico-elettorale della Rosa nel pugno, tre priorità, impegnando gli organi dirigenti a proporle e sostenerle, per incardinare da subito il dibattito nel paese, e farne altrettanti elementi centrali della campagna elettorale e della successiva attività politico-parlamentare degli eventuali eletti della "Rosa nel pugno":

A. trasformare in legge dello stato i pacs, cancellando discriminazioni odiose, assicurando pari dignità e protezione alle scelte di milioni di donne e di uomini (omosessuali come eterosessuali), e superando una situazione che vede l'Italia unica in Europa (insieme a Irlanda e Grecia, e diversamente da Francia, Germania, Olanda, Belgio, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Croazia, Gran Bretagna e Svizzera) a non aver ancora approvato una legge sul riconoscimento delle unioni civili. In particolare, il Comitato lancia la parola d'ordine "Niente pacs indietro". Non è una questione nominalistica, ma di sostanza: occorre, cioè, che sia prevista una forma di registrazione; che siano garantiti (quanto meno) tutti i diritti assicurati dal pacs francese; e che tali diritti siano -appunto- fatti valere anche nei confronti dei terzi, diversamente da quanto accadrebbe con una formula solo contrattuale e privatistica.

B. cambiare di centottanta gradi la rotta sulle politiche in materia di droghe, per un verso depenalizzando e quindi impedendo l'ulteriore colpo di mano governativo con cui si vorrebbe approvare la norma che prevede il carcere per chi sia trovato con sei-sette spinelli (cioè, potenzialmente, il carcere per centinaia di migliaia, o forse per qualche milione di persone), e per altro verso contribuendo davvero -attraverso la scelta antiproibizionista- ad un reale contrasto alla criminalità organizzata nazionale e transnazionale.

C. incardinare non una generica "riforma" ma -come principio e come direzione di marcia- l'abolizione degli ordini professionali o almeno di larga parte di essi, e di tutti quei ceppi corporativi, protezionistici, illiberali che impediscono al paese di camminare. Per riaprire un'economia chiusa, per sbloccare un paese bloccato, per sconfiggere l'Italia dei monopoli, delle corporazioni, dei privilegi, occorre che le proposte pubblicamente lanciate da Francesco Giavazzi divengano effettiva materia di confronto, e soprattutto di scelte chiare, per candidati, partiti e coalizioni.

 

6. Il Comitato, infine, dinanzi al cosiddetto caso "Bancopoli", auspica che le inchieste procedano nella legalità, e in ogni direzione. Il movimento radicale ha nel proprio dna il garantismo, ma rivendica -nello stesso tempo- sia una tradizione di mani nude e pulite, sia le lotte contro l'impunità dei potenti, e per l'abolizione della Commissione inquirente, cioè della "giustizia separata" per i potenti.

L'Italia sconta oggi (esattamente come dieci, o quindici anni fa) non solo una sequenza di illegalità, ma -ancora di più- la sistematica "legalità" parallela che ha visto in particolare i partiti allontanarsi dal modello costituzionale, e piegare progressivamente Costituzione, leggi scritte e vita delle massime istituzioni del paese alle esigenze e alle convenienze contingenti, facendo delle norme teoricamente vigenti un riferimento puramente astratto, sempre corretto o stravolto in nome della legalità "materiale".

Di tutto ciò è paradigma la vicenda del finanziamento pubblico dei partiti, respinto dal 90% degli italiani, e reintrodotto in forma truffaldina.

Occorre dunque, e anche questo è ciò che il Comitato ripropone alle forze politiche, ai cittadini, a direttori ed editori, al ceto dirigente del paese, un confronto di verità, senza infingimenti: e occorre quindi misurarsi  non con la censura dell'uno o dell'altro caso o comportamento isolato, ma su quello che i radicali continuano a chiamare "caso Italia".

 



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