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A lasciarli dire, a lasciarli fare

24 novembre 2006

di Luigi Castaldi

Suppongo abbiate presente quanto sia essenziale, in sede di giudizio morale, per un cattolico come si deve, la distinzione tra orientamento e atto, riguardo all’omosessualità. L’orientamento è pre-morale, non appartiene alla sfera della volontà: se hai una tendenza omosessuale ma ti astieni dal metterla in atto, non sei un peccatore. In realtà, in sede di giudizio morale, per un cattolico come si deve, il solo desiderio di commettere peccato è già peccato. Provate a chiedere ad un cattolico come si deve che differenza passi tra uccidere e desiderare di uccidere: vi dirà che sul piano morale non ne passa alcuna, anche se gli effetti sono ben diversi, in un caso o nell’altro.
Esagerato, l’esempio? Niente affatto: l’omicidio e la fornicazione (cioè qualsiasi forma di attività sessuale al di fuori del matrimonio tra due persone di sesso diverso, e ci sta dentro pure l’atto omosessuale) hanno gravità simile, tant’è che sono entrambi detti “peccati mortali” e stanno l’uno accanto all’altro nei divieti elencati sulle Tavole della Legge.
Ricapitolando: avere un orientamento omosessuale non è peccato; commettere un atto omosessuale lo è;
desiderare di commetterlo è ugualmente peccato. Se ne può concludere che è una linea assai delicata quella che separa la tendenza a prenderlo in culo dal desiderare di prenderlo. Sì, perché desiderarlo è un atto che appartiene alla sfera della volontà, è ciò che la persona vuole. L’orientamento, invece, no: è ciò che la persona sente, e in esso la tendenza è nella fase antecedente all’eventuale (e successivo) atto del desiderio.

Suppongo abbiate presente pure quanto sia essenziale, per un cattolico come si deve, la distinzione tra peccato e reato, nell’ambito della polemica sul concetto di Stato laico. Solitamente, il laicista accusa la Chiesa di mirare a far sì che la legislazione di uno Stato recepisca in forma di obblighi e divieti il suo magistero morale; a ciò il cattolico come si deve ribatte che non è affatto vero, e si offende come non mai quando il laicista afferma che, a lasciarla fare, la Chiesa volentieri trasfonderebbe il suo Catechismo in ogni Codice Penale, traducendo in reato il peccato.
Questa l’accusa del laicista. Della quale il cattolico come si deve fortemente si risente.

Suppongo sappiate che in Nicaragua l’omosessualità è reato. La pena massima è di tre anni di carcere (art. 204 C.P.).
Dal sito arcigay.it: “I
n vista delle elezioni presidenziali che si sono tenute il 5 novembre 2006, la Conferenza Episcopale Nicaraguese in una lettera inviata ai deputati dell’Assemblea Nazionale il 25 marzo scorso, ha chiesto che nel nuovo Codice Penale che si sta scrivendo «si mantenga l’articolo 204 vigente che si riferisce alla sodomia. […] E’ indispensabile che Voi proteggiate la famiglia composta da padre, madre e figli, nucleo fondamentale della società nicaraguese»”
.
E’ così assurdo ipotizzare che i vescovi del Nicaragua avrebbero chiesto pure l’introduzione del reato di “desiderata sodomia”, se mai ne fosse possibile l’accertamento? Il cattolico come si deve, qui, dirà che è assurdo. Il laicista dirà: solo perché non è possibile l’accertamento.



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