Flaminio PiccoliL'intervento di Flaminio Piccoli (Dc) al XXX Congresso del Pr di Roma (31 ottobre - 4 novembre 1984).
SOMMARIO: Desidero comunicarvi l'interesse con cui seguiamo il vostro impegno su temi di grande valore. Vi sono temi che ci trovano in un contrasto insanabile (aborto, eutanasia, lotta alla droga), su altri temi dobbiamo invece ascoltarvi: sono quelli della qualità della vita, della difesa della persona dalla massificazione, dello sterminio per la fame nel mondo. Su quest'ultimo tema bisogna darvi atto del richiamo alla solidarietà per la vita contro l'indifferenza delle grandi forze politiche. La discussione del disegno di legge su questa materia è una vittoria per voi che vi siete così generosamente impegnati, anche se il disegno di legge governativo si richiama a precise necessità, al mondo degli operatori - missionari cristiani laici - che vivono drammaticamente il problema.
(NOTIZIE RADICALI N. 72, 10 maggio 1984)
Nel recarvi il saluto e l'augurio del mio partito per il vostro congresso - pure in mezzo a contrasti e contraddizioni che chiamerei "radicali" e che sono emersi con franchezza e senza ipocrisie sulla relazione del vostro segretario - desidero dirvi l'interesse con cui seguiamo il vostro impegno e disegnare e sviluppare una forza di contestazione e di proposta fondata su una coscienza democratica, attenta a qualificarsi su temi di grande valore: la difesa dei diritti civili, la lotta contro talune degenerazioni del sistema giudiziario, la difesa della natura dalla violenza e dalla sopraffazione degli interessi economici, la denuncia del rischio di prevaricazione dei grandi partiti, la lotta per la pace, al ferma condanna della violenza, della guerra, l'iniziativa forte, coerente, coraggiosa, sulla fame nel mondo, e così via. Mi è parso che lo sforzo di garantire la vostra identità e di metterla al riparo, questa volta, da eccessi di protagonismo, consacrandola ai problemi concreti della persona, del cittadin
o, costituisca un segno importante e debba essere oggetto di riflessione per tutti, anche per noi, pure così distanti da voi. Come non riconoscere, nei grandi partiti, il rischio di un'immobilità che li distacca dalla società, il minore ascolto ai cambiamenti che intervengono non solo nelle cose ma nelle coscienze dei cittadini, la scarsa fantasia creatrice che rende mediocre la democrazia ed incapace di reagire al sospetto che voi avanzate, forse troppo sovente, e cioè che essa volga verso un regime? Noi abbiamo molti difetti, voi ritenete forse che abbiamo solo difetti. Ce n'è uno che non abbiamo: quello di chi si crede perfetto, giudica e manda secondo la ragione politica, glorifica ieri e condanna domani, con un'assenza di pudore che diventa forza, in carenza di una capacità critica dei mass media e in presenza di una cupidigia di servitù che - ad ogni varco aperto all'arroganza - si butta, acriticamente, distruggendo oggi quello che esaltava ieri. Ecco perché io sono convinto che così rappresentate una
forza, con una sua coerenza, che in molte cose va ascoltata ed intesa. Vi sono temi che ci trovano in un contrasto insanabile: sono quelli sull'aborto, sulla eutanasia, sul modo di combattere la droga. (...) Su altri temi dobbiamo ascoltarvi ed essere attenti. Sono quelli sulla qualità della vita, della difesa della persona dalla massificazione, del diritto alla propria difesa da un sistema che sembra offrire sempre meno e che finisce per aggredirne persino gli stessi difensori, quello dello sterminio per la fame nel mondo. Soprattutto, lo voglio rilevare, la vostra capacità di richiamo - una capacità in linea con i più alti valori umani - ad una solidarietà per la vita che avete saputo far diventare un tema essenziale fra la gente, mentre i potenti sono stati a guardare ed hanno voluto ignorare; allo stesso modo hanno fatto forze politiche che si definiscono forze di giustizia per la giustizia.
Il modesto concorso che ho potuto dare al vostro impegno sulla fame nel mondo parte da qui, dalla considerazione - da me fatta in tempi non sospetti - che la ragion di Stato, l'interesse per salvaguardare alcuni settori industriali, l'obiettivo di salvare aziende fallite nel paese, finiscono per impadronirsi degli strumenti finanziari che il popolo italiano offre su questo tema di così grave responsabilità, dalla cui soluzione non dipende solo la sopravvivenza di milioni di persone, ma deriva la possibilità di non finire nell'abisso di immensi conflitti che diventeranno inevitabili se l'ingiustizia di due mondi opposti, quello dell'opulenza e quello della morte per fame, continuerà, in una sfida al fondo della quale i vinti dovranno diventare implacabili vincitori. Bisogna dare atto a voi di esservi battuti su questo tema, contro l'indifferenza delle grandi forze politiche, anche contro la nostra indifferenza; e soprattutto di aver battuto la breccia di opinione degli interessati esperti che ritenevano o rit
engono l'olocausto per fame inevitabile in attesa delle grandi strutture che risolveranno a monte il problema. Abbiamo in realtà visto il fallimento di queste strutture, abbiamo toccato con mano come le cattedrali nel deserto servano soltanto a grandi implacabili interessi, costino prezzi altissimi, e vengano costruite senza la regola di non lasciarle distruggere subito dopo dall'assenza di tutti quei servizi che sono indispensabili perché esse funzionino. L'onorevole Cicciomessere ha ricordato gli ostacoli che abbiamo incontrato. Io potrei documentarvi che anche la violenza di attacchi che abbiamo avuto di altra natura, è venuta dal tentativo di lasciare le cose come stavano; di non toccare gli equilibri che è bene restino come sono, di non consentire che si intervenga a fissare una precisa destinazione di vita ad una parte dei fondi che pure recano il sigillo della cooperazione economica.
Il fatto che il governo abbia comunque proposto un disegno di legge, e che il presidente Craxi si sia dichiarato disposto a trasformarlo in decreto legge se vi fossero tentativi di non giungere in porto con una buona legge, è un premio per chi, come voi, si è così generosamente e con tanta intelligenza impegnato.
Certo è che noi vogliamo avvicinare quanto più è possibile i termini della legge del governo con i riferimenti del nostro progetto: che si richiama a precise necessità, ad esperienze riconosciute dalle popolazioni interessate, ad un mondo di operatori, missionari cristiani laici, che vivono drammaticamente il problema.
Ed ogni giorno di ritardo è una nostra responsabilità. Credo che il dipartimento economico del ministero degli Esteri, questa volta - lungi dal boicottare il nostro lavoro - dovrebbe dare una mano solidale ed attenta per accelerarne la conclusione: anche per non accumulare ingiuste responsabilità che, poi, come tutti i nodi, vengono un giorno, implacabilmente, al pettine.