Oggi, nel corso della conferenza stampa convocata da Radicali Italiani sul caso "Raiset, fatti e misfatti, documenti", è stata illustrata l'ampia documentazione relativa alle numerose denunce che Marco Pannella e i radicali presentano da oltre 40 anni, nelle sedi politiche e giudiziarie, sulla gestione criminale e partitocratica del servizio pubblico radiotelevisivo. Una condotta che ha comportato la sistematica violazione delle norme in materia di informazione politica e la censura di ogni iniziativa e proposta politica radicale.
All'indomani delle pubblicazione delle intercettazioni che rivelano il "segreto di pulcinella" dell'asse Rai-Mediaset, i Radicali sono ancora una volta, prove alla mano, costretti a rivendicare la propria lungimiranza anche su questa vicenda. Infatti il quadro emerso dalle telefonate intercorse tra dirigenti Rai e Mediaset, non fa che confermare quanto già portato alla luce, da tempo, dai dati del Centro d'Ascolto di Documentazione Radiotelevisiva accessibili a chiunque volesse aprire gli occhi. Un'attività di monitoraggio che, come racconta il direttore Giovanni Betto, il Centro d'Ascolto ha svolto anche per conto della Rai, fino a quando – evidentemente - è diventato scomodo, al punto da spingere lo stesso servizio pubblico ad interrompere la collaborazione e causarne, proprio in questi giorni, la chiusura e il conseguente licenziamento dei dipendenti. Senza il monitoraggio del Centro d’Ascolto, inoltre, risulta impossibile verificare l’adempimento al contratto di servizio del 29/5/2007, che contiene importanti disposizioni sul pluralismo religioso.
L'avvocato Giuseppe Rossodivita, membro della giunta esecutiva di Radicali Italiani e presidente del Comitato per la Giustizia Piero Calamandrei, ha illustrato nel dettaglio le iniziative legali intraprese contro l'ostracismo operato ai danni della politica radicale, e puntualmente disattese sul piano giuridico, con la giustificazione pretestuosa di una discriminazione "involontaria".
Marco Beltrandi, deputato radicale della Rosa nel Pugno e membro della commissione di vigilanza, ha invece ricordato le 26 delibere con cui tra il 2000 e il 2007 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha accertato la violazione delle leggi sull'informazione televisiva. Tra queste delibere ben nove – tutte seguite a denunce dei Radicali - fanno riferimento alla direzione di Flavio Cattaneo, otto delle quali riguardano violazioni della par condicio in campagna elettorale. Questi dati danno la misura del danno causato alla libertà di informazione, infatti, come spiega Beltrandi: "I temi che sono esclusi dai grandi media non esistono nel dibattito del Paese: concordando l'agenda setting, Rai e Mediaset, di fatto, stabilivano cosa i cittadini potessero sapere e cosa no".
Una questione, dunque, che riguarda sia l'etica che la legge. Ed è proprio sulla legalità che pone l'accento la Segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, ricordando il referendum del 1995, promosso insieme alla Lega, con cui i cittadini italiani hanno detto sì alla privatizzazione della Rai, "una volontà mai rispettata". Come mai i Radicali sono stati gli unici a mettere sul tavolo la questione dell'illegalità dell'informazione? – chiede Rita Bernardini – forse perché non partecipano alla spartizione?"
"Viviamo in un regime che rispetto alla Costituzione, alle leggi che si definiscono vigenti, vede le stesse istituzioni, i loro rappresentanti, costituirsi in associazione a delinquere contro il diritto, i diritti, le leggi”, ha dichiarato il leader Marco Pannella. “Sin dagli anni ’60 avevamo detto che se tutto questo fosse durato si sarebbe inverata una caratteristica tipica dei regimi fascisti, comunisti e totalitari in genere: quella di aver paura della documentazione, del sapere, della conoscenza, le cui fonti vengono prima ostacolate e poi abolite. Il crimine peggiore e' aver impedito al popolo italiano, come un tempo avveniva solo con le dittature, di conoscere per poter deliberare”, ha aggiunto Pannella. “Noi continuiamo e continueremo la nostra lotta per contrastare, principiare l’alternativa a tutto questo; intanto oggi siamo obbligati a consegnare le lettere di licenziamento perché il Centro d'Ascolto chiude, affamato dal regime".
Dopo aver sottolineato come sulle questioni culturali, di costume, in televisione, specie da Vespa, vengano sistematicamente eliminati proprio i radicali, cioè coloro che hanno imposto alla politica i problemi etici come grandi temi sociali, Pannella è ritornato sulla vicenda della pubblicazione delle intercettazioni. “In una società di regime, - ha detto - se il rispetto formale della legalità tutela il monopolio del sapere e del ricatto all’interno dell’oligarchia, fa parte della lotta far si che centinaia di migliaia di persone abbiano l’odore, il sapore di questa roba in cui sono e siamo tutti immersi. Per questo noi radicali potremo avere un comportamento aggiuntivo: se i quotidiani non volessero, noi saremmo pronti a verificare, a pubblicare e diffondere tutte: chiunque anche anonimo voglia mandarci materiale, intercettazioni faremo il possibile per renderle di dominio pubblico, ci autodenunceremo affinché cambino anche le leggi.
Marco Pannella si è poi soffermato sulla legislazione criminogena in materia di droghe, l’assenza di conoscenza dei dati relativi al fallimento del proibizionismo, la giurisprudenza impazzita di fronte alle disobbedienze radicali e la perdita dell’elettorato passivo per 25 dirigenti radicali.
Ed ha dichiarato di sostenere la proposta avanzata in tutte le sedi da Articolo 21, per cancellare l’anomalia dell’assenza nel palinsesto Rai di un format dedicato ai diritti umani.