Contributo al III Congresso italiano del Partito Radicale - Roma, 14-17 febbraio 1991 - di Giuseppe Calderisi, Giovanni Negri, Gianfranco Spadaccia, Lorenzo Strik Lievers, Massimo Teodori e Bruno ZeviSOMMARIO:
1. Il progetto di Costituente richiede lavoro politico organizzato
2. Un documento di indirizzo proposto al Congresso italiano del PR
3. L'incapacità di autoriforma di socialisti, laici e comunisti
4. Riformatori e conservatori della politica si trovano in tutte le forze
5. Quel che manca è lo strumento per le riforme
6. In questa stagione vi sarà o riforma o controriforma e ciò dipende dalla presenza di un nuovo protagonista democratico
7. Oggi la crisi italiana ha bisogno del contributo dei radicali.
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1. - Evocata e subito abbandonata da Occhetto, tentata senza nessuna reale volontà di realizzarla da La Malfa e Altissimo, temuta e avversata da Craxi e dal PSI, perseguita indirettamente con l'arma dei referendum e sbarrata da una sentenza fraudolenta della Corte Costituzionale, l'idea di una "Costituente Democratica", opportunamente riproposta in questi giorni, è più che mai necessaria.
Dopo trenta anni di fallimenti, essa può apparire non solo difficile ma anche velleitaria. E tuttavia non vi sono alternative. Bisogna riprendere con ostinazione a percorrere questa strada per interrompere la metastasi partitocratica che distrugge la democrazia e consuma e dissolve ogni progetto riformatore.
E' un'idea e un progetto che richiede lavoro ed iniziativa politica, capacità di dialogo e di confronto, volontà di costruire e mettere in campo forza politica liberaldemocratica, liberalsocialista, cattolico liberale e comunista liberale; non basta evocarla in dichiarazioni estemporanee e con iniziative individuali.
Una tale proposta può prendere corpo solo se ad essa contribuiranno iniziative politiche concordate, approfondimenti culturali e programmatici, ed un rigoroso lavoro politico-organizzativo in primo luogo da parte dei radicali che, impegnati o meno in formazioni politiche italiane, intendano dare priorità sulla scena nazionale all'esigenza della RIFORMA POLITICA DEMOCRATICA.
Fin da ora c'è bisogno di regole chiare per quanti vogliono partecipare in una tale difficile impresa. Occorrono strumenti politico-organizzativi, occorrono risorse finanziarie, occorrono mezzi di comunicazione e di dialogo: occorre insomma un'azione politica organizzata con il coinvolgimento di molte energie, senza le quali il progetto di Costituente democratica rimarrebbe pura velleità idealistica.
Tali strumenti possono essere creati nell'ambito radicale, attraverso il Partito Radicale o al di fuori della sua organizzazione. Possono far capo ad altri punti di riferimento già esistenti, come il FORUM dei DEMOCRATICI, oppure possono essere oggetto di una specifica progettazione.
Il Congresso italiano del PR, per assolvere il suo compito specifico, deve pronunziarsi non solo sul cosa fare per la reintegrazione della democrazia ma anche con quali strumenti può essere affrontata adeguatamente la battaglia per la riforma della politica.
2. - Noi firmatari di questo documento siamo tra i radicali che in questi anni hanno operato per sviluppare le battaglie di democrazia, di diritto e di riforma della politica sulla scena italiana. Alcuni tra noi hanno partecipato ad iniziative transpartitiche; tutti siamo stati impegnati nel "Comitato promotore dei referendum elettorali" ed abbiamo costituito il "Forum dei Democratici", la costola laica, democratica ed antipartitocratica dello schieramento referendario.
In questa veste abbiamo ritenuto opportuno proporre all'attenzione di tutti gli interessati, radicali e non, un documento di indirizzo "Per la Costituente democratica" in occasione del Congresso italiano dei radicali.
3. - La Repubblica è malata, e tra le cause principali deve annoverarsi la mancanza di una forza di autentica alternativa democratica la cui assenza ha costituito per quarant'anni la vera mutilazione della storia politica del nostro paese.
Oggi, nel momento della crisi del sistema, tale vuoto pesa ancor più di ieri. I socialisti sono stati incapaci di raccogliere le forze democratiche come avevano mostrato di voler fare con la breve alleanza con radicali e socialdemocratici e con il dialogo con laici e verdi fino alle elezioni del 1987, e si sono rinchiusi in pratiche di pura gestione di potere.
I partiti laici, che per definizione dovrebbero rappresentare la tradizione liberaldemocratica, sono stati incapaci di superare i piccoli interessi di bottega arroccandosi in micropartiti che riproducono tutti i vizi dei loro più grossi colleghi.
In questi mesi infine si è consumata la speranza che il PCI, mettendo in discussione e trasformando se stesso, potesse dare impulso alla nascita di una forza davvero nuova in grado di raccogliere ed esprimere la domanda di democrazia e di diritto che non ha trovato finora un adeguato sbocco politico. L'ambizione di costruire una grande forza democratica non si è realizzata e si è generata invece, accanto al PDS, con "Rifondazione comunista", una ennesima filiazione partitocratica.
E' stata così disattesa, per il momento, l'aspettativa di un'autoriforma del sistema politico attraverso il mutamento di uno dei maggiori partiti tradizionali. Resta quindi inutilizzata quella grande riserva di energie militanti che si sono riconosciute nel PCI e che costituiscono tuttora un importante interlocutore per qualsiasi prospettiva democratica.
4. - Tutti i partiti sembrano dunque incapaci di produrre riforma democratica. Del resto le antiche contrapposizioni tra cattolici e laici, tra socialisti e liberali, tra conservatori e progressisti, tra destra e sinistra, hanno perduto gran parte del loro significato di fronte al nuovo discrimine che è la riforma della politica.
Da una parte v'è chi vuole conservare il sistema politico-istituzionale così com'è, in balia dei condizionamenti reciproci fondati sul potere spartitorio che trova la sua radice nel sistema elettorale proporzionale e il suo baluardo nei partiti tradizionali rinserrati a tutelare gli interessi della propria organizzazione; e dall'altra, chi ritiene che senza una profonda riforma della politica, che ha il suo primo e importante momento nella riforma elettorale in senso maggioritario e uninominale, non c'è via d'uscita alla crisi italiana.
Riformatori e conservatori della politica e dei suoi istituti partitici ed elettorali si trovano in tutte le forze, tra i cattolici ed i laici, tra i socialisti ed anche tra i nuovi democratici di sinistra.
5. - Tutti sono ormai consapevoli che occorre una riforma della politica; e molti hanno compreso che essa è più che mai necessaria ed urgente. Ma quel che manca è lo strumento politico in cui possano riconoscersi i democratici che ritengono prioritaria l'azione per la democrazia contro la partitocrazia.
La stessa vergognosa dichiarazione di inammissibilità dei referendum sulle leggi elettorali del Senato e dei Comuni, promossi da un vasto, inedito e significativo schieramento antipartitocratico, ha confermato che ogni tentativo di riforma si infrange contro la durissima resistenza degli interessi costituiti sicchè diviene urgente scendere sul terreno dei rapporti di forza.
Occorre un movimento in grado di raccogliere quanti, nei partiti e fuori dai partiti, direttamente impegnati in politica o fuori dalle attuali formazioni, avvertono l'urgenza di operare per la riforma della politica e delle istituzioni, e battersi contro ogni forma di criminalità partitica e comune. Esso deve poter coinvolgere quei comunisti che non si accontentano dell'approdo riminese, quei democratici che hanno guardato con speranza e disponibilità al processo di nuova costituente annunciato da Occhetto, i laici e i socialisti che sono stanchi di un riformismo senza riforme, preoccupato solo di una politica di potere, quei cattolici democratici che con noi hanno condiviso l'esigenza di riforma delle istituzioni.
6. - Quella che stiamo vivendo è, nelle istituzioni e nel paese, una stagione determinante per le trasformazioni politiche, elettorali e istituzionali. La progressiva perdita di legittimità del sistema politico, l'irrompere delle leghe con una carica dirompente senza precedenti e, da ultimo, le vicende del PCI-PDS, sono tutti fattori che accelereranno nei prossimi mesi trasformazioni e rivolgimenti.
Il risultato di tale processo potrà assumere significati diversi ed opposti. Si potranno conquistare effettive riforme per una più autentica democrazia oppure potrà essere imposta una vera e propria controriforma tesa a consolidare, con la semplificazione e l'irrigidimento, la paralisi del sistema.
Questo o quell'esito dipenderà dalla presenza o dall'assenza di un protagonista politico democratico, in grado di veicolare valori autenticamente liberali e profondamente democratico-riformatori.
7. - Il Partito Radicale ha assolto un tale ruolo contribuendo in maniera non marginale ad introdurre tra i cittadini, nella politica, nelle istituzioni ed anche con leggi, importanti segmenti di democrazia, di giustizia, di diritto e di diritti. Negli ultimi anni il P.R. è stato l'unico a mettere in discussione e in crisi i modi della sua presenza politica e la sua stessa partecipazione alle istituzioni e alle elezioni, indicando nel quadro transnazionale la dimensione necessaria per affrontare i problemi del nostro tempo e, nell'azione tra i partiti, la via della riforma politica in Italia.
Gli eventi, e tanto più quelli degli ultimi mesi, hanno confermato la necessità di uno strumento di azione transnazionale nonchè l'indispensabilità di disporre di uno strumento per la riforma della politica in Italia che non si fondi sui tradizionali partiti.
Si deve tuttavia prendere atto che le tante proposte e iniziative assunte dai militanti radicali in diverse componenti della partitocrazia - dai socialisti ai socialmenocratici, dai laici ai comunisti - hanno incontrato vere e proprie azioni di rigetto.
Oggi, più che mai, la crisi italiana ha nuovamente bisogno anche - se non soprattutto - del contributo delle idee e delle soluzioni, delle energie militanti e delle esperienze politiche, maturate nel e con il Partito Radicale e tra i radicali. Ma non possiamo tornare indietro alle esperienze del passato, dobbiamo guardare e tentare di andare avanti nella strada difficile che abbiamo scelto di percorrere.
Noi intendiamo lavorare, nella lotta politica italiana, perchè questo patrimonio ideale e politico possa trovare uno sbocco in quella COSTITUENTE DEMOCRATICA che diviene sempre più necessaria ed urgente, pena l'ulteriore deterioramento della stessa Repubblica.