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Conferenza Segreteria CORA
Palma Carmelo - 8 febbraio 1996
BOZZA DI EDITORIALE "POLITICO" PER IL GIORNALE.

8 ANNI DI LOTTE

Il Cora ha una storia, una storia di ragioni e di iniziative; una storia di forza organizzata, che ha avuto ( e spesso pagato) l'ambizione non già di rappresentare sensibilità e culture, ma di consentire e organizzare le lotte antiproibizioniste in Italia.

Abbiamo cominciato con il contestare e denunciare i costi del proibizionismo, per la vita civile, economica, e politica. A 8 anni dall'inizio di questa esperienza- 8 anni di lotta antiproibizionista assicurata al paese, alla sua politica ed ai suoi cittadini- abbiamo anche dovuto, amaramente, ma non inaspettatamente, riscontrare e pagare i prezzi imposti alla lotta antiproibizionista dalla riduzione della politica (dalla politica nel suo complesso) ad un gioco in cui la sola regola che vale è, nel migliore dei casi, la più inutile, e, nel peggiore, la più dannosa: la regola della omogeneità, o riconoscibilità ideologica; il principio della fazione eretto a criterio di valutazione delle alleanze, delle scelte e delle iniziative.

AMICI COME PRIMA?

Questo subito diciamo, non solo per spiegare gli empasse (a volte incomprensibili) in cui finisce la politica antiproibizionista, ma per negare centralità alle "incomprensioni", e superare, se possibile, al più presto le "sconfessioni"- che sappiamo drammaticamente "autentiche": dell'autenticità della realtà politica italiana...

Alcuni amici e compagni antiproibizionisti "di sinistra" che nel Cora hanno militato e del Cora hanno costruito parte della credibilità e dell'immagine, hanno preso oggi distanze, che, senza finto candore, non possiamo che giudicare incomprensibili.

Se potevano aderire od iscriversi al Cora 3,4 o 5 anni fa, cosa è cambiato nel Cora, nella sua politica, nei suoi statuti, nelle sue iniziative? Se ne andarono, mentre il Cora depositava la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dei derivati della cannabis; poche settimane fa è stato depositato in Cassazione un referendum promosso dal Cora sullo stesso tema..

Non possiamo dir loro, o aspettare che loro dicano, semplicemente: amici come prima. Bisogna che il dialogo si nutra, per tutti, di nuove consapevolezze, si alimenti di nuove disponibilità. Se ad alimentare l'equivoco circa la collocazione del Cora può avere contribuito (ma non lo pensiamo) un difetto di chiarezza, occorre che chiarezza si faccia.

UNIONE LAICA DELLE FORZE

Nel giornale si potrà leggere quanto il Cora ha sino ad oggi fatto ed oggi propone..

E' difficile sostentere che da tutto ciò esca l'immagine od il ritratto di una organizzazione politica opportunista, collaterale a qualche schieramento politico nazionale, disposta a venir meno ai propri impegni, o a svendere l'antiproibizionismo (come è stato detto); certo viene fuori l'immagine di una organizzazione singolare, che non ha, nè vuole avere, alcuna identità ideologica (di centro, di destra o di sinistra), e che quindi sotto questo aspetto non può essere accusata di alcuna incoerenza. Al contrario l'originalità e la diversità consiste proprio nel fatto che il Cora intenda dar corpo alla forza organizzata degli antiproibizionisti (di centro, di destra e di sinistra, ma antiproibizionisti) senza preclusioni o riserve insensate.

Oggi, dopo il VII congresso, obiettivo e condizione della stessa esistenza del Cora è la trasformazione e ricostituzione internazionale dell'organizzazione, delle forme di lotta, dei termini di impegno e di proposta politica che il Cora ha perseguito in questi anni.

Ma perchè il Cora ha questa forma, questi obiettivi, e queste prospettive?

QUESTO GIORNALE

L'unico modo per procedere e per rendere comprensible l'iniziativa del Cora, è quello di documentare , in modo completo, il nostro comportamento nelle attività e nelle iniziative quotidiane. Siamo costretti a farlo anche a spese delle lotte e degli impegni che abbiamo: anzi, trasformando questo lavoro di informazione e documentazione in un impegno politico, in apporto di conoscenza che versiamo all'attenzione di chi vuole non solo essere ma "fare" l'antiproibizionista.

Per farlo (e non è davvero, bilanci alla mano, inutile litania ricordarlo) abbiamo impegnato quanto non abbiamo, e quanto potremmo avere se le nostre parole e iniziative divenissero almeno in parte ragione di impegno di altri.

IL CORA ED IL PARTITO RADICALE

Il Cora-Coordinamento Radicale Antiproibizionista, è una associazione del Partito Radicale Transnazionale e Transpartito; è federato alla Lia-Lega Internazionale Antiproibizionista, che ha contribuito a fondare: Il Cora è una associazione autofinanziata, cioè vive grazie ai soldi dei cittadini che vi si iscrivono( se iscritti al Partito radicale) vi aderiscono (se non iscritti al PR), o versano contributi.

LE REGOLE

Il Cora come il partito Radicale, e le sue associazioni, opera al di là degli schemi classici delle organizzazioni politiche tradizionali. Sono almeno 4 gli elementi che lo caratterizzano e contraddistinguono in questo senso:

-l'iscrizione/adesione è diretta, cioè non sottoposta ad alcun vaglio ed ad alcuna autorizzazione.

-ci si iscrive per gli obiettivi stabiliti dal congresso annuale; l'iscrizione è valida insomma per l'anno politico in cui si è versato il denaro.

-si può iscrivere qualunque cittadino, iscritto a qualsiasi altra organizzazione, movimento e partito politico.

-non ha probiviri, cioè organi di garanzia; l'organizzazione è libertaria, cioè è fondata sulla regola per cui ciascuno non è chiamato a rispondere "disciplinarmente" della propria condotta dinanzi a nessun organismo statutario.

IL CORA IN ITALIA

Non è per puro e sterile revanscismo o per faziosità che il cora può rivendicare a proprio fondamentale, e in alcuni casi, esclusivo merito quanto nel nostro paese si è ottenuto in termini di riforma dele politiche sulla droga.

Il referendum contro la punibilità del consumo di droghe proibite; i risultati della conferenza nazionale di Palermo, che hanno portato all'adozione, per la prima volta nel nostro paese,di politiche di riduzione del danno; l'impegno, anche in sede giudiziaria, a sostegno della libertà terapeutica dei medici e dei diritti dei consumatori di droghe; le proposte di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione delle droghe leggere, e per la riforma delle politiche sull'Aids; la presentazione alla Camera dei deputati di una mozione per la denuncia e la revisione delle Convenzioni Internazionali sulle droghe; il referendum (depositato da poche settimane in cassazione) per la legalizzazione dei derivati della cannabis: esiste un patriminio, "un repertorio" di proposte che è necessario ed urgente rilanciare in prospettiva internazionale. Il problema non è quello di "vendere"il Cora altrove, ma piuttosto quello di allargarne, ovunque possibile, e quindi anche in Italia, il mercato, sapendo quanto ovunque sia pr

ezioso e necessario il "prodotto" di politiche di diritto, libertà e governo sui temi delle tossicodipendenze.

IL CORA INTERNAZIONALE

Le politiche e le leggi proibizioniste hanno, per loro natura, prospettiva internazionale; per affrontarle, e per riformarle è quindi necessario, come abbiamo da tempo compreso, organizzarsi al di là dei confini geo-politici nazionali. Il nostro essere associazione del partito radicale, organizzazione transnazionale e transpartitica, che non compete sul piano elettorale, corrisponde a pieno a questa necessità. Abbiamo fondato il Cora non per duplicare con una organizzazione monotematica antiproibizionistal'impegno del Partito Radicale, ma per potenziarlo. Non stiamo quindi cercando di costruire una organizzazione politica antiproibizionista internazionale, perchè questa esiste già, ed è il PR. Ci stiamo però ponendo l'obiettivo ambizioso di "esportare"e far crescere anche altrove quella, che è l'esperienza di lotta politica, che il Cora ha realizzato in Italia. Ed abbiamo già tentato di sperimentare se questo è possibile. Un fatto nuovo ed inaspettato è accaduto in Belgio nel mese di novembre. Mentre alcuni

compagni stavano convocando una assemblea per la promozione del Cora in Belgio, accadeva che per la prima volta al mondo un partito di governo (il Partito Socialista Belga) decidesse di impegnarsi per una nuova politica sulle droghe. Oggi, in Belgio, sono iscritti al Cora Parlamentari di tutte le forze poltiche. Ed il Cora è candidato ad essere uno degli interlocutori più prestigiosi ed attrezzati- politicamente e dal punto di vista scientifico- della commissione che dovrà discutere e predisporre la nuova legge belga sulle droghe.

E' la stessa strategia, lo stesso modello con cui ci siamo mossi in Italia. L'impegno dei Riformatori dei Club Pannella sulle iniziative e proposte del Cora, di cui va reso pubblico ringraziamento, non certifica certo l'esistenza di alcuna subordinazione, ma al contrario testimonia di una condivisione di obiettivi e di lotte, che il Cora vorrebbe estesa, in Italia come altrove a molti altri partiti.

Però... però il Cora del 1995 contava su meno di 600 iscritti, e quello del 1996 non ha ancora raggiunto i 200 .Sono numeri, termini di organizzazione e forza politica, che non consentono illusioni, ma obbligano ad atti di responsabilità quanti ritengono che il Cora sia necessario ed utile; ed è chiaro che la condizione non solo perchè si realizzi l'obiettivo del congresso, ma perchè il Cora esista è quella di una immediata mobilitazione, che moltiplichi le iscrizioni, le adesioni, i contributi e le disponibilità.

CINQUE MESI DI TEMPO

Per questa ragione il VII congresso del Cora ha aperto una fase di gestione e mobilitazione straordinaria, in cui tutti i poteri statutari sono stati conferiti a tre iscritti, con un mandato specifico e secondo termini perentori: la trasformazione e la ricostituzione internazionale del Cora, a partire da un Congresso straordinario da tenersi a Bruxelles entro il mese di giugno del 1996. Se entro quella data si verificasse l'impossibilità di realizzare questo obiettivo, se cioè non ne esistessero le condizioni politiche, organizzative e finanziarie, il Cora ha impegnato i propri organi a procedere all'immediata liquidazione del Cora.

ANCORA UNA VOLTA....

Ancora una volta sono perciò richiesti, con urgenza e drammaticità, impegni ed assunzioni di responsabilità innanzitutto a quanti, dall'Italia, vogliono partecipare a questa ambiziosa scommessa. Riteniamo che oggi l'iscrizione al cora sia necessaria:

-per non lasciare soli Marco Pannella ed i militanti antiproibizionisti e riformatori, che si apprestano ad affrontare un processo "gravissimo", per avere adottato, con rigore, gli strumenti della disobbedienza civile e dell'azione nonviolenta contro la demagogia moralistica di una legislazione inefficace, criminogena e antiliberale

-per non lasciare sola in Russia, con le sue denunce e le sue iniziative, Aliana Vituhnoskaja , esposta ad una persecuzione poliziesca sistematica ed all'uso mafioso di legislazioni repressive;

-per non lasciare solo Patrick Moriau e gli altri deputati belgi iscritti al Cora, a sostenere nel Parlamento di Bruxelles proposte di riforma delle politiche sulla droga, che mai, in alcun parlamento europeo, avevano raggiunto questo grado di centralità ed acquisito uno spettro così vasto di consensi.

-per non abbandonare ad un destino segnato ( in Italia, purtroppo, quasi sempre ingrato) le oltre 500.000 firme sul referendum volto alla legalizzazione delle droghe leggere, senza organizzarne prima la difesa in ogni sede: giurisdizionale, parlamentare, politica;

-per non consegnare definitivamente all'ostruzionismo ed all'inanità di un Parlamento irresponsabile ( o alla censura preventiva della Presidente Pivetti) le due proposte di legge di iniziativa popolare su droga e Aids, che il Cora ha depositato corredato da oltre 50.000 firme oltre 2 anni fa.

Per fare insomma della politica antiproibizionista obiettivo e strumento di lotta politica organizzata.

 
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