il manifesto, 5 ottobre '95, pag. 13
Con uno sforzo di programmazione titanico, ormai praticamente unico in tutto il mondo, il partito comunista cinese ha reso pubblico ieri la proposta di piano quinquennale (il nono) che fissa lo sviluppo del paese nei prossimi cinque anni, fino al 2010. Questo tuffo nel futuro avviene sotto la minaccia di una »sempre più intensa competizione economica internazionale , afferma il documento, mentre la Cina è a rischio per »la pressione da parte della supremazia dell'economia, la scienza e la tecnologia dei paesi industrializzati . Poche le cifre del documento. Entro il 2010 la Cina si propone di raddoppiare il Pil (prodotto interno lordo) del paese nell'anno 2000, e il controllo della popolazione. Nel 2000 dovrebbero esserci 1,3 miliardi di cinesi e nel 2010 dovrebbero essercene 1,4 miliardi.
Il piano individua alcuni settori a cui si dovrà fare particolarmente attenzione: l'agricoltura, le imprese statali, l'inflazione, la disoccupazione, la differenza fra regioni più sviluppate e meno sviluppate. Le zone economiche speciali, in particolare Pudong a Shanghai, saranno mantenute. Ma saranno diminuiti sconti e trattamenti fiscali agevolati attualmente applicati. Ci sarà poi anche una diminuzione delle tariffe per le importazioni. Verrà istaurato un sistema standardizzato di trasferimento di fondi dalle province al centro e si chiederà alle zone costiere di contribuire allo sviluppo dell'interno, probabilmente attraverso un aumento del prelievo fiscale. Le tasse però non faranno più differenze fra imprese statali, collettive e private.