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Partito Radicale Roma - 25 marzo 1996
Cina/Taiwan

PECHINO OFFRE A TAIPEI UN VERTICE TRA LEADER. MA CON GLI USA E' GELO.

di Renato Ferraro

Corriere della Sera, 25 marzo '96, pag. 7

Stop ai giochi di guerra cinesi.

Taipei. La Cina ha incassato con eleganza il colpo, ed offre a Taiwan una tregua e la possibilità di riaprire il dialogo. Il giorno dopo la vittoria elettorale di Lee Teng-hui, il presidente accusato di condurre l'isola verso una secessione, Pechino ha di fatto concluso le manovre che dovevano avere termine oggi, e ha offerto all'avversario un vertice con il numero uno cinese, Jiang Zemin. Ad uso dei propri sudditi, il governo comunista ha sostenuto che dalle elezioni nella »provincia emerge un progresso delle forze favorevoli all'unità della Cina: difatti la somma dei voti raccolti dai due concorrenti che s'opponevano ai separatisti ha superato i suffragi ottenuti dal sostenitore dell'indipendenza, Peng Ming-min. E' una strana aritmetica, perché i discorsi fatti negli ultimi mesi da Pechino indurrebbero piuttosto a sommare i voti di Peng con quelli di Lee, ottenendo un 75 per cento di »no alla riunificazione. Ma l'importante oggi è salvare la faccia.

In tema di faccia, i cinesi hanno assestato ieri due ceffoni diplomatici sulle guance del riconfermato presidente Lee: hanno accolto il segretario generale dell'Onu Boutros Boutros Ghali ed il sudafricano Alfred Nzo, ministro degli esteri dell'unico Stato di rilievo, con il Vaticano, fra i 31 che riconoscono il governo di Taipei. Ghali ha dichiarato che »la Cina è una sola, ed è una grande potenza con la quale le Nazioni Unite vogliono stringere rapporti . Cioè, le richieste taiwanesi di un seggio al Palazzo di vetro di New York non hanno alcuna speranza di essere esaudite. Alfred Nzo è invece giunto per imprimere un impulso agli scambi economici, che già si sono moltiplicati per cento tra il 1991 ed il 1995. Ma Pechino non ha mai ricevuto ministri di governi con i quali non ha legami diplomatici, e poiché invece Nzo incontrerà il collega Qian Qichen e forse anche Jiang Zemin, c'è il sospetto che il Sudafrica stia per rompere le relazioni con Taiwan ed allacciarle con la Repubblica Popolare.

Distensive sono apparse ieri anche le autorità di Taipei, che hanno ripetuto l'offerta di un patto di non aggressione. Lee teng-hui non ha insistito sulla richiesta di un seggio alle Nazioni Unite, pur confermando che continuerà a battersi per una maggior presenza dei rappresentanti dell'isola negli organi internazionali. »L'ingresso nell'ONU è un obiettivo a lungo termine. Urge invece distendere i rapporti con la Cina , ha dichiarato un portavoce del Kuomintang, il partito nazionalista al governo, James Chu. »Se Lee s'accontentasse ad esempio di seggi nel Fondo monetario e nella Banca mondiale, dopo averli ottenuti con l'accordo di Pechino nella Banca asiatica di sviluppo e nell'Apec, i cinesi potrebbero concederglieli - afferma il politologo della Taiwan University Shih Chih-yu -. Però in cambio esigeranno precise scadenze per le tappe della riunificazione, e non più promesse generiche e dilatorie . I due governi devono definire nelle prossime settimane le nuove strategie. Le offerte scambiate ieri infatti

non sono nuove ed erano già fallite. Un vertice è per la Repubblica Popolare un incontro fra il presidente della cina ed il leader d'una provincia, ma per Taiwan deve essere un convegno fra rappresentanti di due entità autonome, che governano territori della Cina storica.

Allo stesso modo un patto di non aggressione ha senso fra due Stati, ma non fra uno Stato ed una sua provincia, ed in più Taiwan ha già espresso nel 1991 la rinuncia a riconquistare il continente con le armi. In pratica Taipei invita Pechino a rinunciare all'uso della forza, cosa che l'antagonista rifiuta. Per sciogliere la matassa, o almeno posporre un'altra crisi, occorreranno pressioni su Taiwan e sulla Cina da parte di Clinton, che a sua volta deve trovare il modo di ritirare la flotta dall'area senza esporsi a critiche del Congresso. Purtroppo il governo americano, per motivi elettorali, ha annullato la visita a Washington del ministro della difesa cinese, e Pechino può respingere per ripicca il programmato incontro all'Aja fra il suo ministro degli esteri ed il segretario di Stato Warren Christopher.

PECHINO OFFRE A TAIPEI UN VERTICE TRA LEADER. MA CON GLI USA E' GELO.

di Renato Ferraro

Corriere della sera, 25 marzo '96, pag. 7

 
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