25 SETTEMBRE 1997Pagina 5
BONINO: "SUBITO IL TRIBUNALE PER I CRIMINI DI GUERRA"
Di Paolo De Blasi
BRUXELLES - Dal suo osservatorio di Bruxelles la commissaria europea Emma Bonino segue le tappe di avvicinamento dell'unione, gli sforzi dell'Italia e la nascita del Tribunale permanente sui crimini di guerra del quale è la più tenace promotrice.
D. - Non ritiene che il processo verso l'Unione Monetaria Europea sia sottoposto al rischio delle ripercussioni di politica interna dei singoli Paesi?
"L'Unione Monetaria è il più importante trasferimento di sovranità nazionale dalla creazione della Comunità. Rinunciare alla facoltà di battere moneta e decidere autonomamente della propria politica monetaria non è cosa da poco. Logico quindi che tale decisione riverberi nella politica interna dei vari Paesi membri: in Germania, ma anche altrove. Basti pensare al nostro Paese, o alla stessa Gran Bretagna; che per ora sembra intenzionata a restare fuori dall'Euro".
D. - Il balletto sull'elasticità o meno dei parametri di Maastricht continua anche se l'Italia sembra ormai
promossa. Lei ritiene che ce la farà?
"In tutta franchezza, io non ho elementi di giudizio supplementari rispetto a quelli che sono di dominio pubblico. Da quello che leggo sugli atteggiamenti dei governi e dei mercati, sembra anche a me di capire che le chances italiane di farcela siano in rialzo".
D. - L'idea di cerare una Corte Penale Internazionale permanente che possa giudicare alcuni crimini d rilievo
internazionale non è nuova. Come spiega che nulla di concreto sia stato fatto fino ad oggi?
"E' vero si tratta di un'idea che rimonta almeno all'immediato dopoguerra. Già nel 1947 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva affidato alla Commissione per il Diritto Internazionale l'incarico di studiare l'istituzione di una tale Corte. Poi la Guerra Fredda ha congelato gli entusiasmi ed alcuni progetti di Statuto elaborati nei primi anni Cinquanta dai Comitati ad hoc delle Nazioni Unite sono rimasti nel cassetto. In un mondo essenzialmente bipolare, con le due Superpotenze che avevano in qualche modo avvocato a sé il diritto di mantenere l'ordine sul piano internazionale, sarebbe stato estremamente difficile, se non impossibile, organizzare un sistema di giustizia imparziale che fosse l'espressione dell'insieme della Comunità degli Stati".
- Perché l'idea di una Corte Penale Internazionale Permanente diventa oggi attuale?
"Con la fine della Guerra Fredda si è assistito ad un proliferare di conflitti locali di estrema ferocia, le cui immagini, riportate dai media, hanno scosso fortemente l'opinione pubblica. La visione dei campi di detenzione della ex-Jugoslavia ha risvegliato in molti la memoria di Auschwitz ed ha fatto scattare la molla della reazione. Devo ricordare con una certa fierezza che noi membri del Partito Radicale, insieme ai militanti di "Non c'è pace senza giustizia", l'organizzazione a noi collegata, fummo i primi a batterci per l'istituzione di un tribunale internazionale ad hoc che giudicasse i crimini commessi su quei territori. Cose che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha fatto nel 1993. L'anno successivo, a seguito del genocidio avvenuto in Ruanda, un nuovo tribunale ad hoc è stato istituito anche per questo ultimo Paese. E' sulla spinta di questi avvenimenti che ha ripreso forza l'idea di istituire una Corte Penale Internazionale permanente".
D. - Lei ha citato il Tribunale ad hoc per la ex-Jugoslavia. Non ritiene che la libertà di cui ancora godono Karadzic e Mladic, i due leader serbo-bosniaci su cui pesa un mandato di arresto internazionale, costituisca un affronto per le Nazioni Unite ed un segnale scoraggiante per l'opinione pubblica?
"L'ho sempre detto. Il fatto che questi due personaggi, accusati di crimini odiosi contro popolazioni inermi, riescano a sottrarsi alla giustizia e continuino a influenzare le sorti del loro Paese, costituisce un grave smacco per la Comunità internazionale e contribuisce non poco all'instabilità di quei territori. Ma va anche detto che se il Tribunale ad hoc per la ex-Jugoslavia non fosse esistito Karadzic sarebbe probabilmente rimasto alla guida del proprio Paese come tanti altri dittatori in giro per il mondo. L'incriminazione ed il mandato di arresto emesso dal tribunale ad hoc hanno grandemente contribuito a trasformare Karadzic in un paria infrequentabile obbligandolo di fatto ad abbandonare il potere. Colgo l'occasione per aggiungere che, dopo le iniziali difficoltà, il tribunale ad hoc per il Ruanda comincia ad avere dei risultati incoraggianti".
D. - "Lei è responsabile per l'aiuto umanitario in seno all'Unione Europea. Qual è il nesso tra catastrofi umanitarie e giustizia internazionale?
"La mia esperienza di Commissaria Europea agli aiuti umanitari mi insegna che alla radice delle grandi emergenze umanitarie contemporanee si trova la violazione sistematica del diritto internazionale e delle convenzioni umanitarie. L'obiettivo è dunque di creare un deterrente giudiziario contro questi delitti, internazionalizzando la giurisdizione riguardante i crimini più gravi, istituzionalizzando la cosiddetta " ingerenza giudiziaria" affinché le frontiere nazionali non si trasformino in strumenti di impunità. Certo non si tratta della soluzione-miracolo che ci metterà per sempre al riparo da nuove tragedie, ma sarà uno strumento in più - e di un certo peso - per evitare che alcuni pensino di potere facilmente regolare con le armi i problemi di coesistenza fra gente diversa".
- Cosa vi proponete con l'attuale campagna?
"Anche se nel dicembre scorso l'Assemblea Generale dell'Onu ha chiesto la convocazione di una Conferenza Internazionale entro la fine del 1998 - probabilmente a Roma - per istituire questa Corte internazionale permanente, noi consideriamo che è ancora presto per cantare vittoria. Nei prossimi mesi il Comitato delle Nazioni Unite incaricato di predisporre un progetto di Statuto della Corte affronterà problematiche giuridiche e politiche di grande complessità".