di Adele Cambria - Il Giorno, 16 ottobre 1995__________________________________________________________
TUNISI - Sono 54 i paesi che hanno già abolito la pena di morte per qualsiasi crimine, 15 quelli che la mantengono soltanto per alcuni, 27 che pur non avendola abolita formalmente non la applicano da dieci anni, 97, infine, quelli che la mantengono e l'hanno applicata anche negli ultimi dieci anni. Tra questi c'è la Tunisia, dove ci sono state tra il 1985 e il 1995 due esecuzioni capitali, attualmente 30 condannati a morte attendono la grazia.
La Tunisia è comunque l'unico paese arabo che si è astenuto, nel corso della votazione svoltasi nella scorsa sessione autunnale dell'Assemblea Generale dell'Onu, sulla risoluzione presentata dall'Italia e sottoscritta da ben 49 paesi (iniziativa internazionale sollecitata dall'organizzazione non governativa italiana »Nessuno tocchi Caino ) per ottenere la sospensione immediata delle esecuzioni capitali in tutto il mondo, per un periodo di cinque anni. La risoluzione fi respinta con 36 voti favorevoli, 44 contrari e 74 astensioni, e »Nessuno tocchi Caino intende riproporla, sempre nell'ambito delle Nazioni Unite, nell'autunno del 1996.
In questa prospettiva si è svolta qui dal 14 al 15 ottobre, con la partecipazione dell'Istituto Arabo per i Diritti Umani e il contributo dell'Unione Europea, la prima conferenza che abbia mai avuto luogo in un paese arabo sull'abolizione della pena di morte.
E la Tunisia, ancora immune da vampate integraliste, potrebbe diventare una sorta di avamposto dei paesi islamici, nella strategia abolizionista che mira ad ottenere ciò che viene considerato indispensabile coronamento della Carta Internazionale dei Diritti dell'Uomo; la Carta, entrata in vigore nel 1076, dichiara che »nessuno può essere arbitrariamente privato della vita , (enunciazione che ha consentito al governo di Nelson Mandela di definire incostituzionale la pena di morte), esclude dalle esecuzioni capitali le donne incinte e i minori di 18 anni - ulteriori normative internazionali hanno esteso l'esclusione ai minorati mentali ed agli ultrasessantacinquenni - ed inoltre vieta la tortura e le condanne a pene »crudeli e degradanti .
Ma perché la Tunisia?
Perché il suo presidente, Zine El Abidine Ben Alì, si è più volte dichiarato contrario alla pena di morte. Perché la stessa cosa ci ha detto qui a Tunisi il presidente del Parlamento Habib Boulares; perché infine, a conclusione della Conferenza, il ministro della Giustizia, Sadok Shabane, ricevendo, con la delegazione di »Nessuno tocchi Caino , la commissaria italiana per gli aiuti umanitari Emma Bonino, ha rivelato che l'ambasciatore tunisino presso l'Onu aveva avuto dal suo governo la direttiva di votare a favore della sospensione della pena di morte fino al Duemila, ma accerchiato dall'ostilità dei paesi arabi integralisti, ha dovuto ripiegare sull'astensione. In ogni caso, Sadok Shabane ha garantito l'impegno della Tunisia per ottenere all'Onu la moratoria.
»Mi dispiace - sottolinea la Bonino in una chiacchierata informale nel giardino della villa "La Charmeuse", residenza dell'ambasciatore italiano Francesco Caruso - che l'Occidente non si renda conto che appoggiando la lotta contro la pena di morte si alza una diga contro l'estremismo islamico . Nella sostanza, l'incontro di Tunisi, cui hanno partecipato, intellettuali, giuristi, magistrati e militanti per i diritti umani di tre paesi arabi (oltre i tunisini c'erano egiziani e algerini), ha delineato due strategie principali per riuscire ad eliminare la pena di morte nei territori islamici; da una parte c'è chi, come il giudice egiziano Ashmawi (minacciato di morte dagli integralisti del suo paese), propone una rilettura del Corano capace di dimostrare che la religione islamica non obbliga affatto a privare della vita i responsabili di crimini pur gravi; dall'altra, si preferisce separare pragmaticamente le norme religiose da quelle del codice penale.
Nel documento conclusivo della conferenza i partecipanti, prendendo atto »che non esistono nei fondamenti culturali delle civiltà araba ostacoli ad una evoluzione legislativa su questa tematica, rivolgono un appello a tutti gli Stati e in particolare a quelli arabi »perché sottoscrivano, ratifichino e applichino i patti internazionali che pongono limiti immediati all'applicazione della pena di morte .