articolo non firmato - Il Foglio, 7.2.1996
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La pace nei Balcani rimane appesa a un filo e lo dimostra la crisi scoppiata a causa della cattura di 11 ufficiali serbi da parte dei servizi di sicurezza bosniaci. Il 30 gennaio scorso il generale Djordje Djukic e il colonnello Aleksa Krsmanovic stavano percorrendo con tanto di scorta e aiutanti la famosa "strada blu", un percorso smilitarizzato intorno a Sarajevo.
I serbi sostengono che i loro uomini si recavano a un incontro con ufficiali della Nato a Ilidza, il quartiere controllato dai reparti italiani. Sta di fatto che la delegazione non è mai giunta a destinazione e ieri il capo dei servizi di sicurezza bosniaci, Bakir Aliphasic, ha rivelato di tenere prigionieri gli ufficiali serbi.
Le autorità musulmane hanno informato della cattura il tribunale dell'Aja sul genocidio nell'ex Jugoslavia e attendono che gli investigatori dell'Onu in Bosnia interroghino i sospettati. In alternativa il governo di Sarajevo sarebbe intenzionato a utilizzare i prigionieri eccellenti per uno scambio con alcune centinaia di bosniaci ancora in mano al nemico e probabilmente costretti ai lavori forzati.
La reazione serba non si è fatta attendere. Il generale Dragomir Milosevic ha accusato le truppe della Nato, che avrebbero dovuto garantire l'incolumità degli ufficiali serbi. Visto che a Ilidza sventola il tricolore, l'accusa è rivolta ai bersaglieri e non sarà lasciata cadere se si tiene conto che l'alto ufficiale arrestato era membro dello stato maggiore dell'esercito serbo-bosniaco, il cui capo è Ratko Mladic, uno dei principali accusati di crimini di guerra. Il portavoce Nato a Sarajevo ha espresso "preoccupazione" per la vicenda, imbarazzato per una palese incrinatura nel trattato di pace.
Il problema dei crimini di guerra, trascurato durante il negoziato di Dayton, che prevede solamente l'interdizione da incarichi pubblici degli inquisiti per genocidio, è una delle tante questioni irrisolte nella regione. In questi giorni le televisioni iniziano a mostrare gli orrori delle fosse comuni nell'ex Jugoslavia e i musulmani arrestano otto ufficiali serbi e li accusano di crimini di guerra. I serbi ritorcono le accuse e sostengono che anche i croati e i musulmani hanno compiuto atrocità durante la guerra civile.
La spinta verso una Norimberga dei Balcani può provocare una reazione a catena, incontrollabile. Oltretutto il processo di Norimberga, giusto o sbagliato che fosse, si svolse sulle ceneri della Germania. Il fuoco serbo è invece ancora vivo e potrebbe scottare la pace.