Tuttolibri - "La Stampa", 25 novembre 1995
di Masolino D'Amico
In Politica si dice che il fine giustifichi i mezzi, ma a proposito del recente spettacolo Aspettando "Oscar Luigi" Godot di Beckett-Pannella-Beckett è difficile condividere sia l'uno sia gli altri. A proposito del primo, la propaganda ad un' ennesima scarica di referendum, si sospetta che questo istituto previsto dalla nostra cervellotica Costituzione, grazie al quale l'un per cento dei cittadini può costringere il restante 99 a decidere se prendere posizione o no su questioni che non l' interessano, di cui non si intende, e per le quali ha già delegato altri, sia più vicino alla conclamata democrazia o piuttosto a una specie di fascismo bianco, non-violento.
A proposito dei secondi, l' esibizione di corpi nudi per fare notizia suscita la scorata constatazione che non ci siamo ancora liberati dagli stupidamente euforici Anni Sessanta, e nemmeno dalle loro rievocazioni. Rieccoci infatti con il guru che plagia i suoi seguaci fino a farli diventare sinistramente grotteschi (l' archetipo è naturalmente Satana Manson, 1969); rieccoci con sederi e piselli sventolati come provocazione liberatoria ricordate gli attori sparuti del Living scendere e imbarazzare gli spettatori borghesi, e subito dopo, sfruttamento commerciale dell' idea ma sempre proposto come audacia, il nudo sul palcoscenico anti-Vietnam ("Hair") o anti-repressione sessuale ("Oh Calcutta!")? Ricordate lo streaking? Non è incredibile che ancora oggi, quando qualsiasi bambino può vedere persone nude e sentire tutte le parolacce che vuole in TV, i giornali segnalino come un avvenimento il fatto che qualcuno si tolga le mutande?
Spiace infine, e non vorremmo fosse un simbolico segno dei tempi, che il modesto happening sia avvenuto proprio presso il teatro Flaiano di Roma, il glorioso locale che quando si chiamava Arlecchino, mentre stava finendo la guerra, tenne a battesimo un nuovo tipo di umorismo quelli sì brillantemente satirico, rivelando il talento di Caprioli, Valeri, Gassman, Panelli, Buazzelli, e proponendo "la guerra spiegata ai poveri", autore lo stesso Flaiano, del Quale qualcuno si è domandato cosa avrebbe pensato dell' atto unico di Pannella: come se già non si sapesse.
C'è infatti un articolo del '72 -uscendo appunto dagli anni Sessanta- intitolato "Ma non sarà un po' troppo noioso?". Qui l' autore del "Marziano a Roma" parla di una visita ad un campo di nudisti presso Los Angeles, dove fu colpito, dice, "da un sentimento che era nell'aria e che non riuscivo a definire, finché decisi che si trattava di semplice noia. Niente come il corpo umano esprime noia", continua. "Capivo per la prima volta che l'uomo nudo non dovrebbe stare in posizione eretta, ma camminare a quattro zampe. In posizione eretta rivela il trucco della sua evoluzione, sembra (nudo) un cane ammaestrato, uno scimmione depilato, qualcosa che non s' inserisce nella natura, che anzi la smentisce e distrugge. Tutto questo oggi è evidente, l' uomo detesta la natura e lo sta dimostrando con un processo che non potrà essere arrestato se non dalla catastrofe...Il nudo sarà utile, comodo, eccitante, si presta al cinema, alle allegorie, a esprimere virtù,(basta guardare i diplomi di una volta), si presta alla pubbli
cità, ma è sostanzialmente brutto". Doveva venire anche Pannella a ricordarcelo?