LO CHIEDE MASSIMO NICOLAZZI IN UN ARTICOLO SU "L'UMANITA'" ALLA VIGILIA DEL CONSIGLIO NAZIONALE PSDI: "LEGALIZZAZIONE CONTROLLATA PER STRANGOLARE IL PROFITTO E CON ESSO IL MERCATO. LA NUOVA LEGGE SAREBBE APPROVATA PER ACCLAMAZIONE SE CRAXI ANNUNCIASSE IL RITIRO DALLA VITA POLITICA IN CASO DI FALLIMENTO!".Roma, 25 settembre -N.R.- Alla vigilia della riunione del Consiglio Nazionale del PSDI, che si terrà a Roma mercoledì 28, "L'Umanità" pubblica un articolo di Massimo Nicolazzi, consigliere nazionale PSDI, sulla nuova legge sulla droga. Ne forniamo uno stralcio.
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Proporsi di "stroncare" il mercato con una politica repressiva non può che presupporre la capacità di "stroncare" la produzione, o la distribuzione, o il consumo. La prima ipotesi sembra corrispondere all'iniziativa "marines in Colombia". (...)
Vi è un principio che vale per produzione e distribuzione assieme. Non c'è, da che mondo è mondo, pena di morte, morte o torture che valga a prevenire l'accesso di uomini ad opportunità favolose di profitto.
(...) "Stroncare" il consumo, allora? Il comunismo cinese ha eliminato in un giorno una Shangai che viveva di oppio e di prostituzione, agendo proprio sul lato del consumo.
(...) Non consta, peraltro e purtroppo, che altrove ed in situazioni analoghe interventi meno drastici e "globali" abbiano mai sortito effetti apprezzabili. Lo standard di un intervento repressivo efficiente è solo quello di Shangai. Nell'opulenta Italia di quarant'anni dopo, si ha ragione di pensare che sia un po' troppo rigido. (...)
Reprimere non "risolve". Perchè non si può, a meno di militarizzare la società tutta, impedire per decreto che qualcuno si provi ad accumulare fortune ammazzando gli altri. Perchè non si può ordinare per legge che la tossicodipendenza finisca. Perchè non bastano un comando ed una pena a prevenire la tentazione di chi ancora tossicodipendente non è.
In verità, nulla "risolve"; e nulla "stronca". Chiunque affermi il contrario, bara sapendo di barare. Possiamo solo, questo problema e dramma e piaga, provarci a contenerlo; e limitare i danni. (...)
Più che sul consumo, possiamo agire su produzione e distribuzione. E possiamo farlo in un modo solo, classico, adamsmithiano. Agendo sul prezzo. Tagliando alla radice non le piantine di coca, ma il profitto dei loro manipolatori. (...)
Non accetto che si dica che esistono ostacoli morali a che uno Stato che s'ingrassa vendendo tabacco e tassando alcoolici somministri anche, a pagamento, droghe ai tossicodipendenti. Uno Stato che ospita una società ricca e aperta non può impedire efficacemente il consumo di alcunché. Può solo, e solo attraverso una legalizzazione controllata, strangolare il profitto e con esso il mercato. Può, e non è poco, evitare che centinaia di migliaia di miliardi alimentino ogni anno la multinazionale del crimine. Se lo può, ha il dovere morale di farlo; e se i problemi del farlo sono molti, vuol solo dire che è finalmente ed improrogabilmente giunto il tempo di discuterne.
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Il disegno di legge in discussione al parlamento concerne in realtà qualcosa di abbastanza irrilevante per il mercato ed i suoi sviluppi. Concerne le tecniche attraverso cui "catturare" i trafficanti; concerne i modi attraverso cui "punire" distributori e consumatori.
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In punto di etica, poi, sembra che siamo (quasi) tutti d'accordo sul fatto che chi su questo infame mercato ingrassa la debba duramente pagare. Che però, per il benessere morale della nazione, anche il consumo individuale debba essere criminalizzato è cosa a molti (me compreso) di difficile digestione.
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Credo invece che criminalizzare significhi solo rendere la situazione ancora più drammatica, clandestina o pericolosa. Criminalizzare significa solo allontanare da ogni possibilità di assistenza organizzata e di controllo proprio chi ne avrebbe più bisogno.
Ho letto su "L'Umanità" che il PSDI non crede ad una politica repressiva, che considera il drogato un "malato", e che quindi voterà per l'approvazione del disegno di legge. sollecito spiegazioni su quel "quindi". (...)
Mi sento in dovere di lanciare un appello. Quello di lasciare che sia la coscienza degli individui a decidere. Chiedo insomma qui al partito di lasciar liberi i parlamentari di esprimere un voto individuale e responsabile in tema di punibilità del consumo di stupefacenti. A meno che, e qui all'appello aggiungo una proposta, chi merita la mia invidia per avere delle certezze non le proclami e non se ne assuma la piena responsabilità. Se ad esempio l'on. Bettino Craxi è sicuro che questa legge così com'è sia un rimedio efficace, lo affermi una volta per tutte e ci giochi il suo prestigio, la sua autorevolezza e la sua carica. Dichiari di essere pronto a rinunciare ad ogni incarico politico se entro tre anni dalla promulgazione della legge e per suo effetto non saranno sensibilmente diminuiti nel Paese i tossicodipendenti ed i morti per droga. O Austerlitz, o Sant'Elena. Se a ciò s'impegna, c'è il rischio che questa legge passi nel tempo di un battito d'ali, e sia approvata per acclamazione.