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Agora' Agora - 15 novembre 1989
DIRITTI UMANI - ROMANIA: OGGI RADICALI DI TUTTA EUROPA MANIFESTANO DAVANTI ALLE AMBASCIATE RUMENE A MOSCA, ROMA, BUDAPEST, BRUXELLES, VARSAVIA, MADRID, PRAGA, LISBONA, BELGRADO, NEL SECONDO ANNIVERSARIO DEI MOTI POPOLARI DI BRASOV.
A ROMA CON STANZANI.

Roma, 15 novembre - N. R.- Nel secondo anniversario dei moti popolari di Brasov, nella Transilvania romena, duramente repressi dal regime di Ceausescu, il Partito radicale ha indetto una giornata di mobilitazione a favore dei diritti umani e della democrazia in Romania. Manifestazioni radicali si stanno svolgendo, o si svolgeranno nelle prossime ore, davanti alle ambasciate urumene di diversi Paesi dell'Est e dell'Ovest: a Mosca, Roma, Budapest, Bruxelles, Varsavia, Madrid, Praga, Lisbona, Belgrado, Parigi.

A Roma il segretario del Pr Sergio Stanzani, la presidente Emma Bonino e il presidente onorario Bruno Zevi, oltre a militanti e responsabili del Pr hanno manifestato davanti all'ambasciata rumena. I radicali indossavano manifesti con le scritte "Ceausescu, per quanto tempo i rumeni dovranno soffrire?" - "Ceausescu, il mondo ti guarda" - "Basta con le deportazioni, basta con la distruzione dei villaggi" - "Rispetto per l'atto di Helsinki" - "Abbattiamo i muri e non i villaggi" - "Ceasescu, siete rimasti solo tu e l'albanese"

**************I radicali consegnano ai rappresentanti diplomatici romeni questa lettera che riassume i motivi della manifestazione.

"Eccellenza, due anni dopo le manifestazioni popolari di Brasov e la loro violenta repressione, la situazione dei diritti umani in Romania continua ad essere motivo di profonda preoccupazione per tutti coloro che, nel mondo, seguono con interesse quanto avviene nel Suo Paese. I rapporti di Amnesty International, della International Helsinki Federation e di numerose altre organizzazioni internazionali per il controllo del rispetto dei diritti umani e degli accordi internazionali in materia riferiscono del persistere e dell'aggravarsi della repressione nei confronti degli oppositori politici, delle inumane condizioni di detenzione, degli arresti arbitrari, delle violente limitazioni alle libertà di circolazione, di espatrio, di professione religiosa, di associazione, di stampa, di identità etnica e linguistica. Particolarmente grave appare poi il piano del governo romeno, in corso di realizzazione, che prevede la distruzione di migliaia di villaggi e la deportazione dei loro abitanti in centri di nuova costru

zione, contro la loro volontà ed in spregio alle tradizioni, alla cultura ed ai costumi della popolazione. Già le demolizioni hanno colpito numerosi villaggi, così come monumenti architettonici e testimonianze storiche della stessa Bucarest, per fare posto a sistemazioni disumane e a pianificazioni urbanistiche che molti hanno definito peggiori di quelle staliniste.

Intanto, decine di migliaia di romeni, non solamente di etnia magiara, sono stati costretti alla fuga dal Paese e vivono oggi nella difficile condizione di rifugiati. In un momento in cui da più parti dell'Europa centrale ed orientale si diffondono segni di cambiamento e di speranza, la Romania - parte vitale dell'Europa, della sua storia e della sua cultura - continua ad essere oppressa da un regime tirannico, violento, che ha condotto il Paese alla miseria morale ed economica. Tuttavia, poiché la Romania è fra gli Stati che sottoscrissero l'Atto Finale della Conferenza di Helsinki sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che contiene statuizioni precise sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, noi ci appelliamo al governo della Repubblica Socialista di Romania perché garantisca ai propri cittadini l'esercizio effettivo di tutti i diritti riconosciuti solennemente dagli Accordi di Helsinki e dai loro seguiti, ed in particolare perché ponga termine alla attuale politica di distruzioni

e di deportazioni. Nello stesso momento, militanti del Partito radicale di diversi Paesi consegnano questa lettera ai rappresentanti diplomatici della Romania a Mosca, Roma, Budapest, Bruxelles, Varsavia, Madrid, Praga, Lisbona, Belgrado, Parigi. Le chiediamo, signor Ambasciatore, di trasmettere il nostro appello al Suo governo, nella speranza che le dichiarazioni di principio più volte da esso sottoscritte in materia di diritti umani e civili possano presto trasformarsi in realtà".

 
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